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Pedinamenti e foto ad una minorenne. Finisce in carcere un livornese di 77 anni

Lunedì 19 Marzo 2018 — 13:07

Sono stati vari i pedinamenti compiuti dal 77enne nei confronti della minore, durante le uscite ed in ogni suo spostamento, appostandosi davanti all’abitazione dell’adolescente a qualsiasi ora del giorno

La Squadra Mobile (nella foto in pagina il dirigente Salvatore Blasco) ha proceduto all’esecuzione dell’ordine di carcerazione nei confronti di un uomo di 77 anni, C. F. M., residente in città, dovendo egli scontare un anno e mesi 6 di reclusione. Dalle indagini è emerso che il 77enne, nel periodo compreso dal 2008 al 2011, ha molestato ripetutamente una minore, all’epoca dei fatti di età inferiore ai quattordici anni, con comportamenti ripetuti nel tempo, fotografandola in varie zone della città, appostandosi nei pressi dell’istituto scolastico o anche alla fermata dell’autobus che la ragazza era solita utilizzare. Sono stati vari i pedinamenti compiuti dal livornese nei confronti della minore, durante le uscite ed in ogni suo spostamento, appostandosi davanti all’abitazione dell’adolescente a qualsiasi ora del giorno. Le molestie avvenivano anche alla presenza di amiche e conoscenti, pronunciando tra l’altro frasi del tipo “sono innamorato di te” o più dialettalmente parlando anche frasi come “a me mi garbi” ecc.  In qualche circostanza l’uomo raccontava falsamente agli amici della giovane che la stessa si era fatta fotografare nuda da lui.

La sezione che si occupa dei reati contro la persona in danno dei minori e stalking della Squadra Mobile, all’epoca dei fatti, dopo aver raccolto la denuncia dei genitori dell’adolescente, era riuscita ad acquisire una serie di elementi probatori tali da convincere il pubblico ministero a rinviare a giudizio il livornese e a fargli cessare lo stato di violenza fisica e psichica nei confronti della vittima. E’ invece di pochi giorni la sentenza definitiva, grazie alla quale è stata disposta la carcerazione all’interno delle Sughere, a carico dello “stalker” il quale è stato ritenuto, tra l’altro, responsabile di aver provocato alla vittima un perdurante e grave stato di ansia e di paura e di averle ingenerato un fondato timore per l’incolumità propria, costringendola ad alternare le sua abitudini di vita al punto da farsi accompagnare dai genitori e dagli amici in ogni suo spostamento.

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