Sequestrato patrimonio a produttore di marijuana
In ragione delle evidenze acquisite, il gip del tribunale di Livorno ha emesso il decreto di sequestro preventivo (già eseguito) del villino nella disponibilità dell’indagato, fino all’importo della sproporzione accertata, pari a oltre 77.000 euro
Dopo l’arresto per traffico illecito di droga avvenuto nel settembre 2020, il Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Livorno ha portato a termine gli accertamenti patrimoniali e reddituali per definire la posizione economica dell’indagato e degli altri componenti del nucleo familiare, risultati gestori di un ristorante.
Le indagini partirono quando i finanzieri individuarono nella periferia di Livorno una villetta con annesso terreno, funzionale alla coltivazione, essicazione, confezionamento e stoccaggio di marijuana. L’intera proprietà era adibita esclusivamente a laboratorio per la trasformazione dello stupefacente, che poteva contare addirittura su un impianto fotovoltaico per la produzione dell’energia elettrica necessaria alla coltivazione delle piante di cannabis. Oltre alle 704 piante di canapa indiana, furono sequestrati 8 chili e 600 grammi di marijuana, già pronti per la vendita.
Dopo aver seguito l’ “odore della droga” le Fiamme Gialle hanno quindi seguito l’ “odore dei soldi” per capire dove e come erano stati investiti i lauti guadagni dell’attività illecita, individuando i beni immobili acquistati con i proventi dello stupefacente.
Stante l’evidente sproporzione tra redditi dichiarati e investimenti effettuati per il periodo 2017-2020, le Fiamme Gialle hanno chiesto alla procura della Repubblica di Livorno l’autorizzazione agli accertamenti bancari, che hanno evidenziato frequenti e ingiustificati versamenti di contante sui conti correnti di tutto il nucleo familiare dell’indagato e trasferimenti di denaro all’estero (nel Paese d’origine della convivente).
Così è stata avanzata una proposta di sequestro preventivo, finalizzata alla cosiddetta “confisca per sproporzione”, prevista dalla normativa sugli stupefacenti, che consente di confiscare il denaro, i beni o le altre utilità di cui l’indagato non può giustificare la provenienza. In ogni caso, non si può giustificare la legittima provenienza dei beni sul presupposto che il denaro utilizzato per acquistarli sia provento o reimpiego dell’evasione fiscale.
In ragione delle evidenze acquisite, il gip del tribunale di Livorno ha emesso il decreto di sequestro preventivo (già eseguito) del villino nella disponibilità dell’indagato, fino all’importo della sproporzione accertata, pari a oltre 77.000 euro.
La divulgazione del presente comunicato è stata autorizzata con specifico nulla osta concesso dall’autorità giudiziaria.
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