Stroncato narcotraffico internazionale grazie a un server criptato in Costa Rica: 15 arresti
Il colonnello Sole: "Questa città infatti, purtroppo, si conferma con il suo porto una delle destinazioni privilegiate delle rotte del narcotraffico provenienti dal Sudamerica con il quale ormai la 'Ndrangheta ha rapporti commerciali consolidati"
Tutto nasce dal rinvenimento di 148 chili di cocaina nel 2017 alla Terrazza Mascagni. Da lì un'accurata indagine dei carabinieri ha permesso di smantellare un rete di traffico internazionale di stupefacenti, ma non solo
Un server criptato e sequestrato in Costa Rica contenente dialoghi e conversazioni chiave per sgominare una rete di narcotraffico internazionale con base a Livorno. Ben 148 chili di cocaina, marchiati con il logo della Porsche, rinvenuti in alcuni zaini alla Terrazza Mascagni nel 2017 (clicca qui per rivedere la diretta FB della conferenza stampa dei carabinieri). Sono questi alcuni elementi da spy-story che si sono concretizzati proprio in questi giorni con l’arresto da parte dei carabinieri di 15 persone di cui 10 in custodia cautelare in carcere e 5 ai domiciliari. Le accuse cadono a vario titolo tra associazione per delinquere finalizzata all’estorsione, illecita concorrenza con minaccia e violenza, sub appalto irregolare, nonché associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, detenzioni ai fini di spaccio, favoreggiamento personale, il tutto aggravato da metodo mafioso e dall’aver agevolato una cosca calabrese che aveva in alcuni personaggi dei corrispondenti sul territorio.
“E’ un’indagine che possiamo definire storica – ha commentato il tenente colonnello Armando Ago comandante del Reparto Operativo Provinciale dei carabinieri di Livorno – proprio per il carattere di stampo mafioso, che abbiamo sradicato prontamente, grazie a questa operazione, dal territorio”.
“Abbiamo concluso una splendida operazione frutto dello straordinario coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, che ha permesso di condurre un’indagine su di una cosca agguerritissima della ‘Ndrangheta calabrese che si muoveva su tre fronti – afferma il colonnello Massimiliano Sole, comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri di Livorno – Noi ci siamo occupati del fronte relativo al narcotraffico. Questa città infatti, purtroppo, si conferma con il suo porto una delle destinazioni privilegiate delle rotte del narcotraffico provenienti dal Sudamerica con il quale ormai la ‘Ndrangheta ha rapporti commerciali consolidati. Il secondo fronte è quello tra imprenditoria e appalti pubblici curato dai colleghi del Ros e il terzo fronte relativo agli aspetti di natura ambientale con smaltimento illecito di rifiuti di cui si sono occupati i carabinieri forestali e quelli del nucleo operativo ecologico”.
L’indagine nasce proprio con il ritrovamento fortuito nella primavera del 2017 di numerosi panetti di cocaina alla Terrazza Mascagni. Le indagini hanno consentito poi di appurare che si trattava di un carico di oltre 200 chili di cocaina che però, per fortuna non è andato a buon fine. “Da lì siamo riusciti ad iniziare questa attività – spiega Sole – che ci ha portato a sgominare questa cosca che non ha una ramificazione territoriale ma ha soggetti, ed è questa la novità, stabilmente residenti nel territorio che oltre a curare gli interessi classici della ‘Ndrangheta, si sono ingeriti in maniera importante nell’economia locale e al traffico illecito di rifiuti e droga”.
“Partendo dal rinvenimento in mare della cocaina è iniziata l’indagine che si è sviluppata attraverso un’indagine approfondita di alcune chat di un server sequestrato in Costa Rica – spiega il comandante del Nucleo Investigativo, il maggiore Michele Morelli – dove emergevano delle responsabilità di alcuni soggetti. Da lì si è passati all’identificazioni di alcuni soggetti tra cui alcuni residenti in Toscana da tempo e appartenenti alla cosca calabrese. Si è dimostrato che in quel pezzo di mare, qualche giorno prima del rinvenimento dello stupefacente, c’è stato il tentato recupero da parte di una barca a vela di proprietà di una cittadina sarda arrestata nella giornata di giovedì 15 aprile e di un gruppo di calabresi e altre persone al momento non ancora identificate. Questo gruppo aveva tentato di recuperare, senza esito positivo, la droga assicurata probabilmente ad una zattera-boa di cui i malavitosi avevano ricevuto le coordinate tramite una conversazione criptata. Per qualche motivo però la droga, o per una mareggiata inaspettata o per un’elica che aveva inavvertitamente tagliato le corde, si è poi riversata all’interno dei borsoni sulle spiagge della costa livornese in pieno centro città. Da lì è iniziata un’altra indagine che ci ha permesso di ricostruire un altro traffico di stupefacente che dal Nord Europa passava per Livorno, meglio per Stagno, per poi giungere in Sardegna ad altri narcotrafficanti legati alla ‘Ndrangheta legati quasi da un legame familiare con quelli presenti sul territorio”.
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