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Abbattimento ponte di Salviano? Le imprese alzano la voce: “Progetto da rivedere”

Venerdì 10 Maggio 2019 — 17:44

Hanno il volto di chi non crede alle proprie orecchie ed ai propri occhi: sono le imprenditrici e gli imprenditori che si trovano un piccolo ma importantissimo fazzoletto di terra labronica, quella che si snoda tra la via di Salviano e via dei Pelaghi

Hanno il volto di chi non crede alle proprie orecchie ed ai propri occhi: sono le imprenditrici e gli imprenditori che si trovano un piccolo ma importantissimo fazzoletto di terra labronica, quella che si snoda tra la via di Salviano e via dei Pelaghi. Sono attività diverse ma in qualche modo complementari tra loro, in grado di offrire un’offerta commerciale strutturata in quel quartiere stretto tra i due poli commerciali della grande distribuzione, i clienti sono sia i giovani – che si fermano al volo per un po’ di carne o di pane o per ordinare una pizza o che magari comprano quei due o tre oggetti che mancano a casa mentre i figli sono nei vicinissimi campi di calcio o rugby – sia  quelli molto più grandi che invece fanno la spesa magari arrivando in bus per far tappa al vicino cimitero

“Tutto è cominciato con la drammatica alluvione, che ha portato danni e distruzione ai nostri negozi ed alle nostre case –  spiegano alcuni di loro – noi non solo lavoriamo qui, ma abitiamo qui ed abbiamo subito gli effetti drammatici dell’alluvione del settembre del 2017”.
“Non solo abbiamo subito danni materiali, come purtroppo molti altri residenti del quartiere che è intorno al Rio Maggiore – spiegano – ma il dramma è stato stare un mese col ponte di Salviano chiuso al transito prima che venisse riaperto dopo l’alluvione. Abbiamo subito un calo pericolosissimo delle vendite, per poco alcuni di noi non hanno chiuso”.

Parlano di quel periodo con sgomento, uno sgomento che lascia il posto alla paura quando spiegano che “fin da subito sono cominciate le pressioni da parte di alcuni residenti per far chiudere definitivamente il ponte, non tanto per il rischio idrogeologico, quanto per i forti disagi causati dal smog e rumore del traffico veicolare”.
“Questa strada è davvero troppo transitata e anche pericolosa, ma al tempo stesso è il collegamento naturale tra due parti della città e per noi è fondamentale alla sopravvivenza, per questo quando abbiamo saputo che il progetto definitivo prevede l’abbattimento del ponte e la sua ricostruzione solo come ponte ciclopedonale, che tra l’altro c’è già a distanza di cinquanta metri, ci siamo mossi per capire se era possibile rivedere il progetto, ma non riuscivamo a farci ascoltare”.

“Quando mi hanno contattata- spiega Annalisa Coli responsabile area sindacale a Livorno di Confesercenti – mi sono messa in contatto con gli uffici comunali che in un primo tempo ci hanno rimandato al Genio Civile, come soggetto attuatore del progetto di intervento di riduzione del rischio idraulico sul Rio Maggiore, ma dopo un attendo confronto con l’ingegner Pistone è emerso chiaramente che la scelta di non ricostruire il ponte di Salviano a favore della costruzione ex novo del ponte in via Peppino Impastato era da addursi all’amministrazione comunale”.

“La città non può stare senza né l’uno né l’altro dei due ponti – dicono i commercianti – noi da anni attendiamo l’apertura della viabilità alternativa da via Peppino Impastato, ma questo non deve precludere la possibilità di mantenere un ponte su via di Salviano, anzi, la nostra proposta – che grazie a Confesercenti abbiamo potuto esporre sia a Stella Sorgente che ad Alessandro Aurigi che a Giuseppe Vece, è proprio quella di pensare ad un piano della mobilità che faccia sinergia tra il nuovo ponte che verrà costruito e quello di Salviano che secondo noi deve essere riaperto però a senso unico, cioè ad una sola corsia, e solo riservato al traffico normale, non ai mezzi pesanti”.

“La proposta dei commercianti è logica, sostenibile e funzionale ad evitare che tutto il traffico che ora è su Salviano si sposti pari pari su via Costanza, andando a creare lì i disagi che ora sono su via di Salviano – chiosano da Confesercenti – ma soprattutto si eviterebbe di far fallire quelle imprese che invece fino ad ora e per molto tempo ancora potrebbero garantire posti di lavoro e servizi al quartiere”.

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