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Ascoltato Nogarin: “Ecco cosa ho fatto e come andò quella notte”

Martedì 23 Gennaio 2018 — 19:20

Il primo cittadino in audizione: "E' stato un evento di portata millenaria. I miei cellulari? Alle 23,30 di sabato 9 funzionavano. Quella notte nessuna telefonata. Se abbiamo seguito tutte le procedure? Sì, lo abbiamo fatto"

di Giacomo Niccolini

Alluvione. Una ferita ancora aperta nel cuore di Livorno. Oltre tre ore di audizione di commissione d’inchiesta svoltasi dalle 15 di martedì 22 gennaio all’interno nella sala consiliare del Comune di Livorno. Ascoltato dai consiglieri e dalla popolazione il sindaco Nogarin che, dopo un’ora di relazione dove ha esposto passo dopo passo cosa è stato fatto a partire dalle 13 di sabato 9 settembre fino alla mattina successiva (clicca qui per riascoltare la registrazione della diretta facebook), ha risposto alle domande dei consiglieri comunali intervenuti (clicca qui per ascoltare le risposte) ripercorrendo anche come andò quella notte e cosa ha fatto lui in prima persona durante quel tragico evento che il sindaco stesso ha definito di carattere millenario: “una pioggia così torrenziale si ripresenta con periodicità di 500-1000 anni”, ha spiegato il sindaco ai microfoni della sala consiliare.
Rispondendo al consigliere del Partito Democratico, Alessio Ciampini, ha enucleato tutti i passaggi che lo hanno visto protagonista in quelle ore. “Ci siamo sentiti con i responsabili della protezione civile la sera precedente – ha spiegato Nogarin – e, visto che il massimo picco dell’allerta, che si trasformava da giallo in arancione alla mezzanotte, era previsto come vi dimostro con questi grafici (il sindaco si è avvalso di un proiettore e di un telo sul quale ha proiettato slide e fotografie del centro meteo regionale relative a quei giorni ndr) alle 10,30 di domenica 10 settembre e non nella notte come si è poi verificato, ci eravamo dati appuntamento alle 7,30 con la convocazione del Coc (Centro Operativo Comunale ndr). Alle 23,30 ero a riordinare i giochi di mia figlia dopo averla messa a letto e dove abito io, in zona Antignano, non veniva giù una goccia di pioggia, come dimostrano i dati idrografici dei rilevatori di Quercianella e Valle Benedetta della zona sud della città. Mi sono coricato e mi ha svegliato il cicalio di un allarme alle 5,30 la mattina in quanto la mia cantina era allagata e ho messo i piedi in 30 centimetri d’acqua. Io quella notte – specifica Nogarin in tono deciso – non ho ricevuto nessuna chiamata. Non sta a me dire i motivi. I miei telefoni erano accesi e funzionanti alle 23,30 sul mio comodino come quando poi mi svegliano nella notte per autorizzare un Tso. Non so perché non hanno squillato, volete farmene una colpa? La cella del ripetitore in quella zona si è guastata come dimostrano le tante testimonianze di residenti e negozianti che per giorni si sono lamentati di far fatica a comunicare con i telefoni. Soltanto dopo, uscendo di casa, percorrendo alcuni metri sono riuscito a ritrovare un po’ di linea che mi ha permesso di ricevere le prime telefonate del responsabile della protezione civile Pucciarelli e così via”.

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Il sindaco ha poi analizzato nel merito anche l’evoluzione di tutto quello che è stato dalla giornata di sabato con i vari bollettini meteo in continuo aggiornamento a partire dal primo delle 13 di sabato 9 settembre che indicava un allerta gialla che poi si sarebbe trasformata in arancione da mezzanotte di domenica 10. “Abbiamo seguito tutte le procedure pedissequamente”, ha ribadito il sindaco in tono fermo illustrando tutti i passi e i bollettini meteo usciti dalla sala di allerta della Regione. A chi ha imputato al sindaco di aver “smembrato la protezione civile” a meno di due mesi dall’alluvione ha risposto che ha “semplicemente seguito la legge regionale 80 del 1° gennaio” e come “Leonardo Gonnelli, ex responsabile della protezione civile, fosse ancora, fino al 30 ottobre 2017, inserito all’interno dell’organizzazione che si preoccupa delle emergenze cittadine avendo ancora un cellulare di reperibilità per cui percepiva un’indennità di 300 euro annui”.

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