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Benedetta, è lei la voce livornese di Lara Croft

Domenica 27 Gennaio 2019 — 01:44

Benedetta Ponticelli è la doppiatrice ufficiale del reboot del videogioco Tomb Raider. Ma non solo. E' anche la voce dell'attrice Rachel Brosnahan in House of Cards e di Shank, personaggio Disney, in Ralph Spacca Internet

di Giacomo Niccolini

Forse non tutti sanno che… Era questo il titolo di una storica, quanto simpatica, rubrica della Settimana Enigmistica in cui venivano snocciolati, di volta in volta, alcuni aneddoti a dir poco simpatici e che rasentavano l’inverosimile o il parossistico, che allietavano i lettori tra un Bartezzaghi e una sciarada. Ecco, in un’ipotetica Settimana Enigmistica tutta al livornese questa notizia potrebbe trovare amabilmente il suo posto. Forse non tutti sanno che… la voce del video gioco “Lara Croft – Tomb Raider”, l’eroina virtuale riversata anche sugli schermi cinematografici prima con il volto e le curve di Angelina Jolie e poi nel remake più attuale e moderno con le fattezze più guerriere e asciutte di Alicia Vikander, è di un’ugola tutta livornese.
Eh beh… detta così non riusciremmo proprio a immaginare l’avventuriera senza paura, l’archeologa di pistole e coltelli munita che ordina un cinque e cinque con le melanzane sorseggiando un ponce sulla tomba di un faraone o mentre esplora un tempio giapponese del secondo secolo dopo Cristo con le infradito e l’asciugamano nello zaino.
In realtà la voce di Lara  Croft del reboot del videogame uscito per la prima volta e distribuito dalla Crystal Dynamics nel 2013 (il cui secondo capitolo è stato pubblicato nel 2015 e il suo terzo proprio pochi mesi fa, nel settembre del 2018) è proprio di una nostra concittadina cresciuta all’ombra dei Quattro Mori e alle direttive di Padre Davanzati al Piccolo Teatro Città di Livorno che risponde al nome di Benedetta Ponticelli (nella foto in pagina).
A guardarla in faccia, al termine di un seminario sul doppiaggio tenuto al Teatro della Brigata, con il suo sorriso coinvolgente e rassicurante, non ha proprio niente dell’eroina spesso sanguinaria, senza dubbio affascinante, ma senza scrupoli, del videogioco. Ci accoglie con la freschezza di chi si è appena alzata la domenica mattina alle 11 quando in realtà sono le 18.15 e ha appena terminato un corso di 8 ore davanti a una ventina di aspiranti doppiatori.
Davanti a noi una donna, una voce, mille volti e altrettanti corpi.
Partiamo dall’inizio e le chiediamo…
Ma com’è che ti sei alzata una mattina e ti sei detta: “Da grande voglio fare la doppiatrice?”
“In realtà è stato, come spesso accade, un susseguirsi di cose non programmate. Tutto parte dalla mia esperienza di attrice nel teatro diretto da Padre Davanzati. Ma ero un’attrice atipica. Ero timida. E non amavo stare sul palcoscenico…”.
Un ossimoro se ci pensiamo un attimo. E’ stato dunque un passo logico e consequenziale quello di mettersi in gioco nel “dietro le quinte”?
“Diciamo che devo tanto a mia zia Vittoria la quale lavorava a Milano e scriveva i dialoghi per i doppiaggi. Un po’ per compiacerla e un po’ per curiosità una volta, durante i miei studi universitari che stavo portando avanti a Pisa, decisi di partecipare ad un provino per un corso di doppiatori. E, inaspettatamente andò bene. Entrai. Il corso durò un anno, da ottobre a giugno, periodo in cui mi trasferii da mia zia e affrontai questa nuova avventura”.
E dopo?
“Eh… e dopo il corso… ho iniziato a provarci. A bussare alle porte dei vari studi di doppiaggio e a chiedere a volte di poter solo guardare mentre gli altri, quelli bravi, lavoravano. E dopo un anno di tentativi, di porte a cui ho bussato e di porte chiuse per metà, finalmente una porta si è aperta”.
E hai iniziato a donare la voce a…
“Il mio primo doppiaggio è stato di Jimmy Neutron, un cartone animato che raccontava le gesta di  ragazzino geniale di 10 anni. Ebbene sì, prima che tu me lo chieda, ti rispondo io… ho interpretato un maschietto. Poteri del doppiaggio”.
 Esatto… stavo appunto per chiederlo. Come è possibile?
“E’ il bello del mio lavoro. La voce ti permette di adattarti e di incarnarti in cento, mille corpi differenti. Da quelli di bambini a quelli, appunto, di archeologhe avventuriere. La voce è malleabile, diventa una pasta da modellare e da adattare ai personaggi interpretati”.
Qual è secondo te in assoluto il miglior doppiaggio?
“Quello in cui non ti rendi conto… della voce. O meglio, quello in cui voce e corporalità sono tutt’uno, vanno all’unisono… a volte sono binomi davvero indissolubili e fortunati. Come quello di Al Pacino e Stallone con Ferruccio Amendola“.
O come Ponticelli e Lara Croft… Come sei diventata la voce di uno dei videogiochi più amati e giocati nel mondo?
“E’ stato un provino. Hanno inviato, a mia piacevole insaputa, la mia voce ed è piaciuta. E così mi hanno chiamato per interpretare Lara Croft“.
Com’è prestare la voce ad un’eroina di un videogioco?
“E’ strano perché, rispetto ad un normale doppiaggio dove spesso devi andare in sincrono con le immagini, nel videogioco lavoriamo molto più sul sonoro e basta. Senza avere un raffronto con il visivo. Prendendo l’intonazione dagli audio in inglese della collega americana. A volte registriamo una serie di suoni, tipo grida di dolore o sforzo, e frasi del copione, ma non ci è dato sapere il contesto con cui verranno utilizzate perché le opzioni che il player potrà giocare sono davvero molteplici e infinite. A volte il direttore del doppiaggio mi ha chiesto di recitare una singola parola come abbastanza. Ma non è semplice darle la giusta intonazione se non puoi sapere il contesto in cui verrà utilizzata”.
Hai mai giocato a Tomb Raider?
“Si ho provato, chiaro. Ma sono una pessima videogamer. Però mi è stato professionalmente e didatticamente utile giocare con Lara per capire il contesto delle mie battute. A volte ho capito che dovevo recitarle in maniera differente e a volte non sono rimasta pienamente soddisfatta di quello che ho sentito. E’ molto difficile doppiare un videogioco”.
E’ stato il primo videogioco doppiato?
“A dire il vero è stato l’ultimo. Ho doppiato Coco in Crash Bandicoot, Cristina Vespucci in Assassin’s Creed The Brotherhood e la volpe Tails in Sonic, per dirne altri”.
Ma non sei solo la voce di alcuni videogame. Ad esempio hai doppiato anche molti cartoni animati…
“Si a partire dal mio primo Jimmy Neutron appunto fino all’ultimo recentemente doppiato dove interpreto Shank in Ralph Spacca Internet, una donna al volante davvero in gamba, avvenente e molto sicura di sé. E’ la prima volta che entro a far parte di un lungometraggio Disney ed è davvero emozionante. Per la Disney avevo già lavorato ma solo per cortometraggi o in qualità di Voce Canale del canale tematico Disney Junior, una sorta di signorina buonasera che recita il programma della giornata”.
Tra i tanti personaggi a cui hai prestato la voce… chi ti è rimasto più nel cuore?
“Beh tanti davvero. Ma se devo dirne una voglio citare Emily, una giovane pallavolista di una serie Tv dal titolo Make It or Break It che arrivava dal niente all’interno di una squadra molto ben amalgamata e vincente. Mi ha ricordato molto la mia situazione in quel momento storico in cui da Milano mi trasferii a Roma dove ho riscontrato tutto un altro clima lavorativo, molto più dal ritmo serrato, molto più intenso, dove mi guardavo intorno e vedevo professionisti affermati e già avviati in questa carriera. Mi sono sentita molto Emily, in tutto e per tutto”.
La bellezza del tuo lavoro?
“E’ a volte perdere coscienza del tuo corpo e sentirsi completamente parte del personaggio che stai doppiando. Diventare lei in tutto e per tutto. Una sintesi perfetta tra voce e corpo”.
 Qual è il personaggio che vorresti doppiare un domani?
“A me piacerebbe moltissimo doppiare una principessa Disney. Credo sia il sogno di tante”.
E l’attrice che ti piacerebbe doppiare ancora a lungo?
“Mi piace molto Rachel Brosnahan che ho avuto il piacere di doppiare nella serie Black List e in House of Cards”.
Parliamo dell’aspetto economico del tuo lavoro. Un doppiatore, se pur bravo e famoso, riesce o meno a guadagnare come il suo alter-ego attore?
“Diciamo che questo è un mestiere che ti permette di lavorare e tanto. In una giornata puoi essere decine di personaggi e non accorgertene neanche. Quindi, come un artigiano, è difficile capire quanto guadagna un doppiatore. E’ chiaro che se poi hai la fortuna di legare la tua voce ad un personaggio di successo, esempio per eccellenza Rocky o Rambo, il tuo potere contrattuale chiaramente aumenta notevolmente perché il pubblico ormai identifica quel personaggio con la tua, e solo con la tua, voce”.
Una frase che identifica il tuo lavoro?
“A me è rimasta  molto impressa quella detta da Pino Insegno: non sono io che presto la voce a lui, ma lui che presta il corpo a me“.

Saremmo rimasti a parlare con Benedetta per ore. Il suo mondo affascina e seduce proprio per il fatto di essere eroe dentro ogni eroe in una matrioska di emozioni, protagonisti nascosti e artefici, e troppo spesso dimenticati, di un successo legato semplicemente al suono e al ritmo dettato dalle loro voci. La Lara Croft livornese deve scappare… il Teatro della Brigata si chiude. Dentro riecheggia ancora la sua voce. Che in uno strano gioco pirandelliano diventa cento e più di cento maschere.

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