Da “Il Vernacoliere” a “Dylan Dog”. L’indagatore dell’incubo si veste d’amaranto
Intervista a Daniele Caluri e Emiliano Pagani i due ideatori e creatori livornesi del numero in edicola dal 29 settembre, il numero 373, "La Fiamma", di Dylan Dog, il celebre detective creato da Tiziano Sclavi
Intervista a Daniele Caluri (professione disegnatore) e Emiliano Pagani (professione sceneggiatore). Sono i due ideatori e creatori livornesi del numero in edicola dal 29 settembre, il numero 373, “La Fiamma”, di Dylan Dog, il celebre detective creato da Tiziano Sclavi.
Come si arriva a sceneggiare e disegnare un numero di Dylan Dog?
Lavorando, lavorando sodo, evitando di adagiarsi sui piccoli successi ottenuti ma cercando di migliorarsi sempre. Solo così è possibile pensare di proporsi (o venire cercati) per una serie che vende 120mila copie, come Dylan Dog. Detto questo, si studia il personaggio, si manda un soggetto al curatore della testata e se ne parla insieme.
Che effetto fa farlo per uno dei fumetti più importanti?
Un effetto bellissimo (oltre che una grossa responsabilità), anche perché ci siamo arrivati per la strada più difficile, senza seguire mode e tendenze, senza cercare di strizzare l’occhio al pubblico di Dylan (né a nessun altro), ma portando sempre avanti il nostro modo di intendere e di realizzare fumetti.
Secondo una recensione (clicca qui) il 373 da voi realizzato è il numero dell’anno. Dite la verità: vi fa felici almeno un po’?
Ci rende tanto felici, non per una virtuale incoronazione (che lascia il tempo che trova), ma per le motivazioni che l’hanno accompagnata. Leggendo la recensione si capisce che l’autore è riuscito a comprendere pienamente il senso di quello che volevamo dire con la nostra storia e questo ci fa enormemente piacere.
Siete pronti ad eventuali critiche? Ve le aspettate?
Ovvio. Le abbiamo messe in conto prima ancora di metterci al lavoro su questa storia, sapendo che sarebbe stata divisiva. Quando si affronta un personaggio che va in mano ad un pubblico così ampio bisogna aspettarsi qualsiasi reazione. Alcune critiche fanno ridere, se non addirittura piacere, da quanto sono grottesche e sconclusionate. Altre, magari argomentate e motivate, al contrario, possono servire a migliorarsi e servono più dei complimenti. Vediamo cosa succederà. Voglio dire: facciamo Don Zauker, siamo pronti a tutto.
La fiamma e’ il titolo… come nasce l’idea di questa storia e qual è il messaggio?
(Emiliano): L’idea di questa storia nasce da una breve prefazione di David Lloyd al volume, suo e di Alan Moore, V for Vendetta (è lunga, andatevela a leggere) che mi ha colpito particolarmente. Da qui ho sviluppato una storia che toglie Dylan dalla sua “comfort zone” fatta di fantasmi, zombie e altri mostri “non reali” per buttarlo in mezzo ad una strada, durante le violenze che scaturiscono tra Riot Police e manifestanti. Qui si accorgerà che i veri mostri nascono dall’indifferenza delle persone e che ognuno di noi è responsabile di ciò che lo circonda.
Quanto lavoro c’e dietro e quante bozze prima di andare in stampa?
Dietro ad un fumetto come Dylan Dog c’è un lavoro immenso. Si parte con il soggetto (due pagine scritte), l’approvazione dello stesso, la sceneggiatura (tutte e 94 le pagine del fumetto, con descrizione delle vignette e dialoghi) le bozze a matita, le chine, il lettering, la revisione, etc… un albo del genere richiede quasi un anno di lavoro.
In questo caso il “mostro”, l’incubo, che fine ha fatto oppure lo si trova sotto altra forma e quale?
I mostri siamo noi. Nessuno è completamente innocente e nessuno è completamente colpevole. Questo è il messaggio che, a nostro modo di vedere, stava dietro al Dylan originale creato da Tiziano Sclavi e che abbiamo cercato di trasmettere anche con il nostro.
State per caso lavorando già al prossimo numero di Dylan?
(Daniele) Io sto completando le tavole di un altro Dylan, scritto da Gabriella Contu.(Emiliano) Anch’io sto scrivendo altri due volumi di Dylan, ma è ancora presto per parlarne.
Caluri-Pagani vedrebbero bene una storia a fumetti su Livorno? Quale titolo dareste alla storia e quale trama?
No. O meglio: dipende da molte cose. Perché Livorno è una città tremendamente autoreferenziale che secondo noi deve smettere di guardarsi l’ombelico, compiacendosi di se stessa, e iniziare a rivolgere lo sguardo all’esterno. Noi siamo fieri e orgogliosi di essere nati, cresciuti e di continuare a vivere a Livorno, e questo nostro orgoglio lo portiamo dentro e lo mettiamo nel nostro modo di lavorare, di comunicare e di creare, ovunque andiamo e in tutte le situazioni in cui ci troviamo. Pensiamo però che continuare a suonarcela e a cantarcela tra di noi, facendo per ogni cosa la parodia “alla livornese” cercando il facile consenso della complicità che si crea attraverso strizzatine d’occhio sia una cosa, alla lunga, deleteria e deprimente, oltre che auto assolutoria, dalla quale Livorno deve per forza affrancarsi. Quindi sì, Livorno avanti tutto, ma portiamo il nostro essere livornesi nel mondo, invece di chiudersi tra le nostre mura, in una cosa molto simile alla masturbazione.
La trama de La Fiamma (tratto da sergiobonelli.it) – Londra sta bruciando! In un quartiere periferico, le tensioni sociali a lungo sopite, hanno trovato una valvola di sfogo nelle proteste contro l’ampliamento della nuova discarica. Dopo giorni di proteste pacifiche, che tuttavia creavano disagio al traffico e ai lavori, la polizia mandata a presidiare la discarica ha deciso di intervenire per disperdere i manifestanti. Dylan Dog si ritrova al centro dei violentissimi dissidi che ne scaturiranno.
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