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Gianfranco e le “sue” pietre

Giovedì 1 Settembre 2016 — 16:10

Ardenzino, 65 anni, Gianfranco Paolotti, da circa tre ha scoperto un hobby, lo stone balance. In questa intervista ci racconta il suo segreto e come nascono queste stupende creazioni

Gianfranco Paolotti, ardenzino di 65 anni, ha un hobby tutto suo, “nato per caso”, come lui stesso sostiene. Guardando le foto che ci ha inviato non è difficile capire di cosa si tratta. Attraverso particolari giochi di equilibrio riesce a posizionare le pietre una sopra l’altra creando vere e proprie sculture sospese nel vuoto. “Mi sono appassionato curiosando sul web e prendendo spunto da pratiche e discipline orientali, soprattutto zen, come la disposizione dei giardini, dei fiori e della meditazione che ne consegue. Ad un certo punto mi sono imbattuto in alcune foto di queste pietre messe in equilibrio. Incuriosito, ho approfondito l’argomento e così ho scoperto un mondo”.

Ovviamente Gianfranco non è il solo: “A livello globale sono migliaia gli artisti che creano sculture effimere, così si definiscono, praticando lo stone balance, o rock balancing che dir si voglia. Dall’osservare al passare alla pratica è stato un attimo. Naturalmente le prime composizioni erano molto semplici, poi, merito anche delle foto postate da alcuni inarrivabili maestri, primo fra tutti Michael Grab, passando per Manu Picto, Robert Bernal ed altri che non nomino per annoiarvi, ho cercato di osare di più e di rendere le sculture più complesse. Ormai sono circa 3 anni che pratico questa disciplina, od arte effimera come è più corretto definire”.

Anche le location hanno la loro importanza: “Quelle che preferisco sono principalmente le due spiagge di ghiaia sotto al cimitero di Antignano, lo Scoglio della Ballerina e il torrente Maroccone, un vero paradiso a due passi dall’Aurelia. Se mi chiedete come faccio, la risposta è che non lo so: vedo le pietre, penso quale potrebbe stare meglio in cima e la composizione ha inizio. Scelgo con cura il posto dove collocarle, e questo è il lato estetico, meditativo, perché non è solo metter su sassi. E’ un po’ come l’ikebana, l’arte di disporre i fiori, tutto deve avere armonia”.
Il “difficile” se così lo possiamo chiamare viene dopo: “Dopo ha inizio il vero e proprio stone balance.

Ci possono volere pochi minuti, ma è raro, come delle ore. Ed in quel tempo ti estranei da tutto, perdi la nozione del tempo. Non lo so come faccio, “sento le pietre”, sento come si muovono e con movimenti impercettibili ne trovo l’equilibrio. Spesso cade tutto, ed allora si ricomincia. Ma fa parte del tutto. Poi c’è anche la tecnica, equilibrio in asse, fuori asse, controbilanciamenti. Ma questo è relativo, serve solo ad affinare le capacità, ma spesso ai fini estetici è molto più bella una scultura di 3 pietre che non una di 10″.

 

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