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Eleonora, la prima donna vigile del fuoco livornese. “Ho realizzato il mio sogno”

Venerdì 8 Marzo 2019 — 12:47

In occasione dell'8 marzo il comandante dei vigili del fuoco Alessandro Paola ha omaggiato Eleonora Ricci, 34 anni livornese, e tutte le donne amministrative della caserma di via Campania, con una mimosa

di Giacomo Niccolini

Vi ricordate Demi Moore in “Soldato Jane”? Quella campana che la marine non vuole suonare per non arrendersi nonostante l’addestramento duro, anche forse più del dovuto, per equipararsi ai suoi colleghi maschi? Bene Eleonora Ricci, livornese di 34 anni, fidanzata e ancora senza figli, è un po’ la nostra “Soldato Jane” solo che al posto di una mimetica e un fucile in mano ha un idrante e un casco nero con il simbolo del corpo nazionale dei vigili del fuoco.
E’ lei la prima donna pompiere permanente entrata nel comando di Livorno dal gennaio di questo nuovo anno. E quale miglior occasione se non la Festa della Donna per ringraziarla e per omaggiarla insieme a tutte le altre donne che popolano la caserma nei diversi ruoli amministrativi?
Ecco che questo 8 marzo dunque ha un sapore diverso, quasi speciale all’interno della caserma di via Campania dove il comandante Alessandro Paola ha regalato alle donne del comando una mimosa ricordando quanto prezioso e importante sia il loro lavoro.

ELEONORA RICCI INSIEME ALLA MAMMA MARIAGRAZIA MORETTI

Eleonora Ricci è nata a Montenero ma è praticamente cresciuta in Coteto, tra le mura della caserma grazie a mamma Mariagrazia Moretti che da 41 anni lavora all’interno della segreteria amministrativa del comando come capo dell’ufficio del personale. “Sono qua dentro praticamente da sempre, da quando ero in pancia di mia mamma – commenta emozionata Elena – Per me è un orgoglio tornare a Livorno come vigile del fuoco permanente considerando appunto la passione che abbiamo in famiglia per questo ambiente e per questo lavoro. Anche mio fratello maggiore, Stefano che ha 11 anni più di me, è un vigile del fuoco dal 1997”.
Una vita sognando la divisa, una vita sognando di salvare vite, aiutare il prossimo, spegnere fuochi e mettersi al servizio della comunità. Per Elena Ricci però non è stato tutto così semplice.
Qual è stato il tuo percorso?
“E’ stato un percorso a ostacoli. Un po’ difficile e a volte anche un po’ scoraggiante. Ma l’obiettivo era grande, importante e non ho mai mollato. Ho fatto il concorso nel 2008 e nel 2015 sono entrata come permanente prima a Torino e poi a Bologna. Sette anni come discontinua, in graduatoria,  perché c’è stato lo stop delle assunzioni. Nel frattempo ho giocato a pallavolo nel team del Tomei a livello semi professionistico ma con in testa il sogno di entrare a far parte del corpo nazionale dei vigili del fuoco. E alla fine… ce l’ho fatta”.

ELEONORA RICCI, LIVORNESE DI 34 ANNI, VIGILE DEL FUOCO PERMANENTE AL COMANDO DI LIVORNO

In un mondo prettamente maschile cosa significa per una donna giovane entrare a far parte di questa realtà?
“Vuol dire farsi conoscere, a volte ingoiare bocconi amari, però è un mondo in cui i colleghi devono per forza di cose diventare come fratelli, perché quando sei sul camion la mia vita è nelle mani di chi ho accanto e viceversa. Serve fiducia estrema l’uno con l’altra non certo a senso unico. Nel cammino ho incontrato qualche bocca storta, però poi è andato tutto liscio”.
Per superare il concorso i parametri delle prove fisiche e attitudinali sono stati gli stessi che per i colleghi maschi?
“Esatto. Nel 2008, quando ho fatto il concorso, non c’era assolutamente distinzione tra uomini e donne. Nel nuovo concorso adesso le colleghe che si affacciano a questo mondo hanno dei parametri diversi rispetto agli uomini da dover superare per entrare. Prima era diverso. Ho dovuto quindi superare prove… da uomo per poter raggiungere il mio sogno”.

IL COMANDANTE PAOLA INSIEME A TUTTE LE DONNE CHE LAVORANO ALL’INTERNO DELLA CASERMA DI VIA CAMPANIA

Al livello di operatività hai un settore specifico?
“No, ma sto cercando di specializzarmi nel ramo che ritengo più adatto per me. Nei vigili del fuoco puoi diventare cosa vuoi. Devi solo riconoscere la tua strada e seguirla. A me piacerebbe ricoprire il settore fluviale”.
Come è scattato l’amore per questo lavoro?
“Io sono entrata in caserma che ero in pancia di mamma, come ho detto. E appena ho fatto il corso da discontinua, all’età di 18 anni, mi sono innamorata di come funzionava il gioco di squadra. E poi non sono un tipo che sa stare ferma ad un tavolino in segreteria”.
Prima di arrivare a Livorno?
“Ho fatto la scuola a Roma e poi valigia in mano e via verso Torino e poi a Bologna. Attualmente sono al distaccamento di Piombino perché l’arrivo in centrale va per anzianità”.
Qual è l’intervento che ti è rimasto più “addosso” in questi anni di servizio?
“Tra i tanti vi racconto uno che per me è stato davvero bello e significativo. Quando lavoravo a Torino abbiamo salvato un cane in riva del fiume Po e mi è rimasto nel cuore il padroncino, un bambino di circa 6 anni, che mi ha abbracciato e mi ha detto: te sei il mio eroe! Senza badare al fatto che fossi donna o uomo. Sono emozioni che mi porterò per sempre dentro”.

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