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Fu cacciata da scuola a sette anni perché ebrea.
Risarcita dallo Stato e protagonista di una mostra

Venerdì 27 Gennaio 2017 — 19:12

Nel Giorno della Memoria la signora Edi Bueno accompagnata dal nipote Renzo, è stata ricevuta dal sindaco di Capannori per l'inaugurazione di una mostra

di Giacomo Niccolini

Aveva sette anni e le dissero “no”. No alla scuola, no ai sorrisi dei compagni di banco, no a crescere, no al futuro. E tutto questo perché ebrea. Edi Bueno di anni oggi ne ha 87 e nel 2015 ha vinto la sua lunga battaglia durata ben 70 anni ottenendo un risarcimento per quelle impensabili e assurde legge razziali che le impedirono di mettersi una cartella spalla piena di libri e ascoltare il suono della campanella. Poi l’orrore della guerra, la mamma e il fratello uccisi ad Auschwitz, il mondo che si ferma e riparte. E la sua lunga battaglia legale vinta con tanto di scuse dello Stato.
“Mi hanno addirittura chiesto la pagella delle scuole ebraiche che ho frequentato  – raccontò due anni fa Edi Bueno a Quilivorno.it – i nomi delle persone che mi ospitarono, di portare testimoni in tribunale.. è una procedura troppo lunga e difficoltosa. Ho dovuto agire mettendo un legale a mie spese per poter portare avanti la situazione”.
Oggi, venerdì 27 gennaio, nel Giorno della Memoria la signora Edi accompagnata dal nipote Renzo Bueno, è stata ricevuta dal sindaco di Capannori per l’inaugurazione di una mostra su quel periodo che non deve essere dimenticato per non essere mai e poi mai ripetuto. “Nel vento e nel ricordo, storie di bambini ebrei della Shoah in Provincia di Lucca”. E’ questo il titolo della mostra in cui Edi Bueno ha assunto un ruolo principale insieme ad altri “ex bambini” che hanno vissuto l’inferno delle deportazioni e delle angherie razziali che sono sopravvissuti e che nel Ricordo portano la speranza.  Edi ha parlato davanti ai bambini di oggi, guardandoli negli occhi, passando loro il testimone di un orrore troppo più grande di quanto le loro menti possano immaginare. Affinché ogni bambino abbia il diritto di varcare i cancelli di scuola con una cartella in spalla piena di libri.

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