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Gli auguri del vescovo, l’omelia di Natale 2017. “Mettiamoci in cammino, senza paura”

Lunedì 25 Dicembre 2017 — 11:34

Monsignor Giusti: "Ritroveremo la voglia dell'impegno per il bene comune, lo stupore della libertà, la tenerezza della preghiera"

Ha parlato del “cammino” monsignor Giusti nella sua omelia, durante la messa natalizia in Duomo, raccontando di tematiche care ad ognuno di noi nel giorno della famiglia per eccellenza. Ha parlato di come l’importante sia “muoversi” di andare verso la salvezza, verso la fede, in un viaggio lungo da affrontare sempre senza paura per ritrovare lo stupore della libertà.

Ecco il testo integrale dell’omelia del vescovo Simone Giusti

“In questa santa Notte, in questo santo giorno di Natale, in questa notte, che tutto acquieta, in questo giorno della venuta di Dio presso i peccatori, in questo giorno della venuta del Signore dell’universo presso i servi, in questo giorno, nel quale si è fatto povero per noi il Ricco. Dobbiamo compiere un viaggio spirituale: andare alla grotta di Betlem.

Il viaggio è lungo, lo so – Molto più lungo di quanto non sia stato per i pastori ai quali bastò abbassarsi sulle orecchie il copricapo di lana, impugnare il vincastro e salire per le gole di Giudea.  Per noi ci vuole molto di più che una mezz’ora di strada. Dobbiamo valicare il pendio di una civiltà che ha smesso di cercare la stella della verità per accontentarsi delle luci di un Luna Park e in mezzo a tanta confusione, non sa più trovare la semplice grotta di Gesù.
Dobbiamo abbandonare i calcoli smaliziati della nostra sufficienza, la superbia delle nostre conquiste, la rassegnazione alla morte per cogliere la gioia del Natale.
Dobbiamo lasciar perdere i salvatori a buon mercato.
Per noi, disperatamente in cerca di gioia e di pace ma disorientati da sussurri e grida che annunziano salvatori da tutte le parti e costretti ad avanzare a tentoni nelle circospezioni d’infiniti egoismi, ogni passo verso Betlemme, verso la fede, sembra un salto nel buio.

L’importante è muoversi – E se, invece di un Dio glorioso, ci imbattiamo nella fragilità di un bambino, non ci venga il dubbio di aver sbagliato percorso. Perché, da quella notte, le fasce della debolezza e la mangiatoia della povertà sono divenuti i simboli nuovi della Onnipotenza di Dio. Anzi, da quel Natale, il volto spaurito degli oppressi, le membra dei sofferenti, la solitudine degli infelici, l’amarezza di tutti gli ultimi della terra, sono divenuti il luogo dove Egli continua ad aspettarci. A noi il compito di cercarlo. E saremo beati se sapremo riconoscerlo e abbracciarlo, come San Francesco, nel lebbroso e nel Cristo dai dardi infiammati, di LaVerna.

Mettiamoci in cammino, senza paura – Il Natale ci farà trovare Gesù e con Lui, il bandolo della nostra esistenza redenta, la festa di vivere, il gusto dell’essenziale, il sapore delle cose semplici, la fontana della pace, la gioia del dialogo, il piacere della collaborazione, la voglia dell’impegno per il bene comune, lo stupore della libertà, la tenerezza della preghiera. E dal nostro cuore, non più pietrificato dalle delusioni, sgorgherà la dolcezza della speranza”.

 

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