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In pensione storico dirigente Ctt Nord

Mercoledì 30 Ottobre 2019 — 12:35

Bruno Bastogi raggiunge il traguardo del "meritato riposo" dopo 43 anni di lavoro. "Ho iniziato a 18 anni come ragazzo che puliva gli autobus. Lasciare questo lavoro mi emoziona e non poco"

di Giacomo Niccolini

Ha messo piede per la prima volta in azienda che era poco più di un ragazzino. Diciotto anni appena compiuti e tanta voglia di darsi da fare con i primi lavoretti stagionali. Gli incarichi ricevuti a quei tempi erano relativi alla pulizia degli autobus. Poi fattorino, poi alla guida di quei giganti arancioni in mezzo alla città. E infine dirigente. Bruno Bastogi timbrerà, giovedì 31 ottobre, l’ultima volta il suo cartellino in via Peppino Impastato. Pensione. Un traguardo che però, per chi come Bastogi ha vissuto il lavoro come una seconda famiglia, mica è così semplice da accettare. “Sono giorni particolari – rivela il dirigente del Ctt Nord a QuiLivorno.it – Giorni molto emozionanti per me. In queste ore ho raccolto tutte le mie cose e giovedì sarà ufficialmente l’ultimo giorno di lavoro. Sono emozionato, non lo nego. Non sarà facile per me che da 43 anni vivo in questa azienda che ho visto cambiare, trasformarsi, mutare nome e società più volte”.
Eh già perché il 18enne Bastogi varcò la soglia del suo primo posto di lavoro quando ancora l’azienda era Atam per poi trasformarsi in Atl e oggi Ctt Nord. “Ho fatto il manovale, il pulitore di mezzi, il fattorino – ricorda con un po’ di magone Bastogi – Poi l’autista e da 25 anni a questa parte nei ruoli dirigenziali. Adesso mi occupo, o meglio dire mi occupavo, un po’ di tutto riguardante l’area e i servizi livornesi. Dalle tratte urbane, agli orari, alla gestione dei contratti, al rapporto con gli Enti. Un lavoro complesso che adesso dovrò spiegare volentieri a chi verrà dopo di me. Non sparirò subito però. Porterò avanti, come collaboratore esterno, dei progetti avviati e farò da cicerone a chi prenderà in mano il mio testimone. Insomma, mi dovranno sopportare nei paraggi ancora per un po’ (ride, ndr)”.
Ma al di là dei sorrisi c’è anche un pizzico di giustificata malinconia. “Mi porterò per sempre dietro i ricordi dei progetti fatti con le scuole della città. Spesso entravamo nelle classi con la presunzione di poter insegnare qualcosa noi ai bambini e, invece, il più delle volte erano loro che insegnavano a noi”.
Un ricordo particolare? “Tantissimi. Non ce n’è uno in particolare. Ma quello che mi preme ricordare è come questi 43 anni io li abbia spesi sempre con un pensiero fisso e costante: verso l’utente. Come dicevo sempre: se siamo qui è perché qualcuno ogni giorno prende l’autobus. E a quel qualcuno va rivolta tutta la nostra attenzione e gratitudine. Un rapporto, quello con l’utenza, schietto e sincero in cui non sono mancate certo critiche che ho cercato di interiorizzare e fare mie per migliorare di volta in volta. Il grazie più sentito va a loro e, chiaramente a tutti i miei colleghi con i quali ho lavorato fianco a fianco giorno dopo giorno, ho gioito, litigato e costruito progetti importanti che hanno preso poi piede, proprio come una famiglia. Grazie a tutti”.

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