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L’appello dell’artista per la sua opera: “Sistematela”

Giovedì 26 Settembre 2019 — 11:26

A distanza di 12 mesi dall'inaugurazione, l'installazione di Breschi presenta i primi sintomi di incuria. A pochi metri stessa sorte, se non peggiore, per la "A" di Spagnoli

di Giacomo Niccolini

Poco più di un anno fa, era il 15 settembre del 2018, veniva inaugurata l’opera del grande artista livornese Fabrizio Breschi che andava ad abbellire la “seconda” piazza Attias, quella che guarda a tu per tu il verde della “cugina” piazza della Vittoria. Un taglio del nastro in grande stile dove l’amministrazione comunale in primis e la storica dell’arte Veronica Carpita, insieme al critico d’arte Roberto Russo, intervenne sulla poetica artistica di Breschi e sul significato del monumento inserito nello spazio urbano.
A distanza di dodici mesi l’installazione tubolare di sei metri d’altezza, donata dall’artista alla città, dal titolo “Love Story”, ma che in molti chiamano da sempre più amichevolmente “Grande V“, risulta abbandonata a se stessa tra scritte a pennarello e adesivi sul basamento, bottiglie di birra “sdraiate” ai piedi della scultura, sporcizia diffusa e il rivestimento dipinto di blu (il “Blu Breschi” per l’appunto) che in alcune parti inizia a venir meno o in altre inizia a mostrarsi agli occhi dei passanti e dei turisti drammaticamente “a chiazze”.
“E’ un vero peccato – si rammarica l’autore dell’opera Fabrizio Breschi ascoltato da QuiLivorno.it – Una vergogna. Sono appena passati dodici mesi, non anni, dall’inaugurazione e questo è lo stato delle cose. Qui è dove sono cresciuto ed è stato un onore per me poter regalare un’opera permanente alla mia Livorno. Ma vorrei per lo meno rispetto e che quest’opera sia trattata degnamente e non lasciata all’abbandono e al degrado. Fa male al cuore vedere in che stato versa la mia Love Story. Sarebbe bello che venisse ripristinata a dovere e che si facesse di più per tenere a bada l’inciviltà di chi imbratta o sporca”.
Il tutto senza considerare che, a pochi metri di distanza, la “Grande A” dell’artista Renato Spagnoli, deceduto all’età di 90 anno lo scorso marzo, è in condizioni se non peggiori tra graffiti, sgraffi, adesivi, spray e quant’altro. Per non parlare del suo utilizzo tramutato da opera d’arte di arredo urbano a, spesso e volentieri, scivolo per bambini che non curanti del pericolo, utilizzano incautamente l’installazione urbana come piccolo parco giochi.

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