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Lions Porto Mediceo e Comunità ebraica insieme nel segno della Memoria

Giovedì 31 Gennaio 2019 — 11:06

Commovente la cerimonia sotto Palazzo Civico, durante la quale Vittorio Mosseri, presidente della comunità Ebraica e socio del Club Lions,  ha ammonito sul pericolo perenne di "antisemitismo e razzismo, malattie sempre in agguato"

Doppio appuntamento con la Giornata della Memoria per il Lions Club Porto Mediceo, che come di consueto ha incontrato gli amici della comunità ebraica. L’ormai tradizionale momento di riflessione a Palazzo Civico, sotto la lapide che reca incisa la poesia di Primo Levi “Se questo è un uomo” , quest’anno è stato preceduto dalla visita al Cimitero monumentale ebraico e al Museo Yeshivà Marini. Un viaggio emozionante nella storia della Comunità che è un viaggio nella storia della nostra città e di ognuno di noi, tanto forte è  sempre stato il contributo, economico e culturale,   degli Ebrei hanno dato alla realtà labronica. “Leggere i nomi Attias, Benamozegh, Rosselli, Belforte, Modigliani  e tanti altri – ha sottolineato il presidente  del  Porto Mediceo Gaetano D’Alesio – è come leggere il diario di ognuno di noi, a testimonianza di un legame che è sempre stato fortissimo”.

Commovente la cerimonia sotto Palazzo Civico, durante la quale Vittorio Mosseri, presidente della comunità Ebraica e socio del Club Lions,  ha ammonito sul pericolo perenne di “antisemitismo e razzismo, malattie sempre in agguato” mentre l’assessore Francesco Belais ha sottolineato l’importanza di educare i bambini al rispetto e alla conoscenza per far sì che ognuno, nel suo piccolo, agisca contro l’odio,  il razzismo e l’antisemitismo.

Grande emozione anche alla Comunità di Sant’Egidio, dove  Daniela Sarfatti Mosseri ha presentato il suo ultimo libro “Un piccolo grande uomo” (editore Salomone Belforte & C.), seconda tappa delle celebrazioni organizzate dal  Porto Mediceo. “Durante il fascismo furono internati 8000 italiani e ne sono tornati 780 – ha ricordato il presidente Vittorio Mosseri , introducendo  la scrittrice – Furono traditi dai vicini di casa. Ma ci sono anche 27.000 italiani fra i Giusti fra le Nazioni, che non hanno girato la testa, che non sono stati indifferenti”.
Daniela Sarfatti,  conosciuta per la sua indomita opera di testimonianza nelle scuole, racconta la storia della sua famiglia nella bufera del fascismo e del nazismo. “La Shoah – ha detto – è stato un atto di macelleria industriale perpetrato fra l’indifferenza se non la connivenza di tanti”.  Aveva 20 giorni quando fu arrestata insieme alla mamma e rinchiusa in prigione: “La mia è una storia a lieto fine e in questo racconto ho voluto evidenziare i Giusti fra le Nazioni, quelle persone per bene che ci hanno aiutato. Persone che erano in prigione anche per reati tremendi e che hanno conservato la loro umanità”.

“Ho avuto il privilegio di sopravvivere – ha aggiunto – e ho il dovere di raccontare”. In un dialogo a tre con Carla Guastalla e Daniela Banti, Daniela Sarfatti ha spiegato come è nato il libro, come ha rintracciato le foto, ha ricordato tanti aneddoti e ha parlato anche della sua testimonianza nelle scuole: “In una classe ho fatto un gioco di ruolo – ha raccontato – e così i bambini che hanno voluto hanno fatto la parte degli ebrei. Quindi fuori dall’aula, niente villa Fabbricotti, niente mare. Due bambine sono scoppiate a piangere”
Le parole della scrittrice hanno commosso anche l’assessore Francesca Martini:  “Ho provato grande emozione e mi porto a casa un grande tesoro”. Il presidente D’Alesio ha voluto rinnovare l’impegno del Mediceo con altre parole di Primo Levi: “Se comprendere  è impossibile, conoscere è necessario”.

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