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Moby, familiari uniti per la causa civile. Citati ministeri e Presidenza del Consiglio

Mercoledì 10 Aprile 2019 — 15:44

I familiari delle vittime del Moby Prince non si arrendono. Nuova causa civile in corso. E sul profilo penale la procura di Livorno e quella di Roma aprono degli spiragli

di Giacomo Niccolini

Un atto di citazione che sarà notificato al ministero delle Infrastrutture e Trasporti, a quello della Difesa e alla Presidenza del Consiglio per ottenere l’accertamento delle responsabilità dello Stato nelle cause del tragico evento del 10 aprile del 1991. E’ questo quanto hanno deciso di fare insieme i familiari delle vittime del Moby Prince, per la prima volta uniti in questo fronte comune, tramite gli avvocati Paolo Carozza (foro di Pisa), Stefano Taddia, Paola Bernardo (foro di Livorno), Sabrina Peron e Ugo Milazzo (foro di Milano). Il tutto nasce dalle conclusioni della commissione di inchiesta del Senato che ha portato alla luce nuove ed importanti verità dopo anni di nebbie.
L’ipotesi sulla quale hanno lavorato i legali, basata fra l’altro su alcuni precedenti sentenze relative al giudizio promosso dai familiari della strage di Ustica – si fonda sulla violazione dell’obbligo dell’amministrazione competente di garantire la sicurezza in mare, soprattutto in relazione al traffico portuale. “La commissione d’inchiesta ha accertato che la petroliera non doveva essere ancorata in quella posizione – spiegano i legali riuniti davanti ai familiari delle vittime e alla stampa la mattina dell’anniversario all’interno dello studio legale Taddia, sugli scali Bettarini – dove vigeva il divieto di ancoraggio. In secondo luogo – continuano gli avvocati – è stata dimostrata la totale mancata omissione di soccorso nei riguardi del Moby Prince”.
“L’atto sarà depositato al foro competente che è quello di Firenze per quanto riguarda l’avvocatura di Stato – spiegano i legali dei familiari – Il primo passo di questa causa civile che verrà depositata i primi di maggio, e per cui attualmente sono state raccolte oltre 50 adesioni, numero destinato a crescere in queste ore, sarà quello di chiedere al giudice competente l’accertamento del fatto illecito. In seconda istanza il risarcimento caso per caso. Sarà una causa che verrà suddivisa quindi in due casi. Il lungo tempo trascorso dal momento dei fatti, secondo le impostazioni della causa, non potrà essere preclusivo delle possibilità di esercitare i diritti dei familiari delle vittime, tenuto conto che solo con la pubblicazione della Relazione della Commissione i danneggiati sono stati messi nella condizione di far valere le loro pretese”.
A distanza di 28 anni c’è quindi nuova speranza. C’è chi non si arrende. E non lo fa neanche sotto il profilo penale curato in questa fase dall’avvocato Carlo Melis Costa. “Siamo stati ricevuti in tempi celeri sia dalla procura di Cagliari, che da quella di Roma e infine da quella di Livorno. Per quanto riguarda la magistratura sarda ci è stato detto chiaramente che non vi sono fascicoli aperti al riguardo. A Roma e a Livorno la cosa è stata differente – spiega Costa Melis – Non abbiamo avuto certezze in nessun caso ma il solo fatto che a Livorno il procuratore capo, Ettore Squillace Greco, ci abbia ricevuto con il sostituto procuratore Carmazzi, questo fa intuire che qualche fascicolo sia stato assegnato a un pm di riferimento. E l’unica cosa che, da un punto di vista penale può non essere caduta in prescrizione è il reato di omicidio plurimo aggravato“.
Presente alla conferenza anche Luchino Chessa, presidente dell’Associazione 10 aprile – Familiari Vittime del Moby Prince Onlus, il quale ha ricordato che è possibile sostenere la causa tramite il sito www.mobyprince.it e devolvere il 5X1000 per sostenere le spese legali” per questa nuova puntata giudiziaria che sta per iniziare. Impossibilitato ad essere presente per lo svolgersi delle cerimonie di commemorazione, ma presente con lo spirito e unito nell’iniziativa, anche Loris Rispoli dell’Associazione 140.

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