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Moby. Le nuove verità della commissione: “Niente soccorsi al traghetto”. Rispoli: “Giornata storica”. Gli atti a due Procure

Mercoledì 24 Gennaio 2018 — 18:33

I documenti verranno inviati ai magistrati di Livorno e Roma per valutare un'eventuale riapertura dell'inchiesta. I familiari delle vittime: "Ora sappiamo la verità. Adesso vogliamo giustizia. Che i colpevoli paghino"

di Giacomo Niccolini

Nuove verità, nuovi aspetti, nuova luce su un caso coperto da troppa nebbia per troppo tempo. Era l’aprile del 1991, ci sono voluti quasi 27 anni, troppe aule di tribunale, troppi fogli di giornale, troppe parole ma alla fine mai nessuna evidenza, nessun colpevole. Mercoledì 24 gennaio a Palazzo Giustiniani a Roma finalmente la relazione finale della commissione d’inchiesta davanti ai familiari delle vittime del Moby Prince e alla stampa nazionale (clicca sul link in fondo all’articolo per consultare le prime  64 pagine relative alle conclusioni della relazione resa pubblica a Roma).
Nelle prime 64 pagine delle 462 totali, che pubblichiamo si leggono le conclusioni a cui sono arrivati i parlamentari dopo oltre 100 audizioni. “La Commissione ritiene che non siano stati prestati i soccorsi dovuti al traghetto Moby Prince – si legge nella relazione finale – L’analisi della loro organizzazione ha portato la Commissione a confermare un giudizio di mancato coordinamento e di sostanziale assenza di intervento nei confronti del traghetto Moby Prince. La normativa attribuiva alla Capitaneria di porto precise e ineludibili  responsabilità nelle scelte e nella gestione  dei  soccorsi. Sin dai  primi minuti la Capitaneria avrebbe dovuto valutare la gravità della situazione e decidere se le forze disponibili fossero sufficienti e attivarsi nella ricerca della seconda nave. Le informazioni disponibili anche solo dall’avvisatore marittimo e tra i piloti del porto potevano consentire alla Capitaneria di individuare nell’immediato il traghetto come l’ultima nave uscita e che non rispondeva agli appelli”.
E inoltre la relazione finale definisce “carente e condizionata da diversi fattori esterni” l’indagine della procura di Livorno. Ritiene che la petroliera “si trovasse in zona di divieto di ancoraggio” e che il Moby Prince abbia avuto un’alterazione nella rotta di navigazione. Quanto ai soccorsi, alcuni passeggeri -secondo la commissione- potevano essere salvati ma durante le ore cruciali “la Capitaneria di porto apparve del tutto incapace di coordinare un”azione di soccorso” ed anche che “la vita per i passeggeri a bordo del traghetto durò per ore”.
Qualcosa poteva essere fatto. Qualcosa doveva essere fatto. “Adesso è scritto nero su bianco – commenta Loris Rispoli presidente dell’ “Associazione 140” dei familiari delle vittime alla redazione di Quilivorno.it – La lotta non si ferma, adesso sappiamo la verità. Ci fermeremo solo quando avremo giustizia. Gli atti verranno inviati alla procura di Livorno e di Roma e i magistrati valuteranno se riaprire un’indagine alla luce di questi nuovi riscontri. Per Livorno – conclude Rispoli – è veramente una giornata storica. Ho parlato in aula alla fine della relazione, mi è scappato anche un vaffa per chi ha detto che Livorno dovrebbe rendergli grazie per aver salvato la stagione turistica. Accanto a me avevo il mio zainetto dove avevo piegato lo striscione che porteremo con noi finché non avremo giustizia. Sono stato felice di vedere in aula non solo la stampa nazionale che molto spesso dimentica questa strage e se ne ricorda in questi casi particolari ma anche i rappresentanti della  Svs, il sindaco Filippo Nogarin, Francesco Gazzetti per la Regione e  il presidente della Provincia Alessandro Franchi. Livorno era in quella sala”.
“Sono onorato di  rappresentare oggi la Regione Toscana  da sempre vicina ai familiari delle vittime e di tutti coloro che dal 1991 si sono impegnati, senza arrendersi mai, per ricercare verità e giustizia”. Così il consigliere  regionale del Partito Democratico Francesco Gazzetti che mercoledì era a Roma dove in Senato la commissione parlamentare d’inchiesta sul Moby Prince guidata da Silvio Lai, ha illustrato la relazione finale.
“Una presenza – ha detto Gazzetti- per la quale ringrazio il presidente Rossi, e che rappresenta il segno tangibile della vicinanza determinata e convinta della Regione nei confronti dei familiari delle vittime e di tutti coloro che dal 1991 si sono impegnati, senza arrendersi mai, per ricercare verità e Giustizia. Ed oggi – prosegue Gazzetti- sono stato onorato di aver anche trasmesso un messaggio del presidente del consiglio regionale Giani che inviterà il presidente Lai ad illustrare la relazione finale della Commissione a Firenze. Un invito che si pone in perfetta continuità con l’impegno assunto dall’intero Consiglio che aderì alla campagna “io sono 141”. E questa è la parte ufficiale. Poi – continua il consigliere Gazzetti- c’è la parte personale. Quella di un livornese che la notte della strage era in porto a cercare notizie e che tornò a casa tre giorni dopo. Un giovane cronista di 20 anni che, in un’altra notte nera per la città, era, insieme a pochi altri, nell’aula del tribunale alla lettura della sentenza del primo processo per dare voce ai familiari delle vittime. Un livornese tra i livornesi che ha scelto di stare sempre dalla stessa parte, marciando per le strade della città per chiedere Verità e Giustizia e che, ovunque fosse e qualunque cosa stesse facendo, non è mai venuto meno all’impegno di sorreggere e sostenere quella richiesta. Un impegno che per me è anche l’unico modo possibile per cercare di meritare un’amicizia che considero un privilegio raro come quella che mi lega a Loris Rispoli. C’ero quella notte in porto, c’ero in quell’aula di tribunale, ho avuto l’onore di esserci oggi e ci sarò, ci saremo, anche domani. Sempre dalla stessa parte. Per chiedere Verità e Giustizia e per non dimenticare, mai”.

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