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Parla il vescovo: “Dalla Cei un milione di euro. Salvi un parroco e una bambina. Papa a Livorno? Nessun contatto al momento”

Mercoledì 13 Settembre 2017 — 09:19

Parla a Quilivorno.it il vescovo Simone Giusti. "Non possiamo ridurre tutto a una questione di allerta gialla o rossa. Io dico: meglio un'allerta in più e far dormire fuori casa la popolazione una notte che far morire le persone"

Eccellenza, il papa potrebbe visitare Livorno?
Al momento non ho preso contatti (proprio dal pontefice, nel corso dell’udienza di mercoledì 13, un messaggio per Livorno: “Rivolgo il mio pensiero e esprimo la mia spirituale vicinanza a quanti soffrono a causa del nubifragio”).

Dove si trovava la notte del nubifragio. Si è reso conto da subito della gravità della situazione?
Mi trovavo a Livorno e non credevo si stesse consumando una tragedia. Inizialmente ho pensato alla possibilità che si allagassero sottopassi e strade e alle difficoltà che avrebbero avuto le famiglie l’indomani, domenica, nel raggiungere la cattedrale per le cresime. Non immaginavo un avvenimento di queste proporzioni. Sono a Livorno da 10 anni e una cosa così terribile non era mai accaduta.

Cosa l’ha colpita di più? Ha avuto modo il giorno seguente di girare la città? 
Ho visitato tutti i luoghi più colpiti dal nubifragio e ho potuto notare quanto sia stata distruttiva la forza dell’acqua e come mancassero le cose più banali: dal pane all’acqua. per non parlare di chi in un attimo ha perso tutto. Ho potuto parlare con la gente e molti, avvicinandomi, si sfogavano dicendo: quando devono riscuotere una cartella esattoriale ci fanno l’ingiunzione, noi adesso a chi la facciamo l’ingiunzione per quanto accaduto? Ci troviamo a piangere delle vittime e se penso che il bilancio poteva essere ancor più grave…

Cosa è successo?
Il parroco della chiesa di Collinaia ha rischiato di annegare. Stava dormendo nel suo alloggio al piano terra quando è venuto giù il mondo. Per fortuna si è svegliato ed è riuscito ad uscire. Una situazione vissuta anche da una bambina di 5 anni. Nella sua casa di Montenero non c’erano più vie di fuga: sono arrivati i monaci che hanno sfondato la porta e l’acqua è defluita. La piccola ha rischiato di annegare.

Secondo lei è stato fatto il massimo o ci sono state delle responsabilità da parte dell’uomo. Si poteva e si doveva agire meglio? 
Questo non spetta a me dirlo. La magistratura farà il suo corso. Quello che posso dire è che non possiamo ridurre tutto a una questione di allerta gialla o rossa. Io dico: meglio un’allerta in più e far dormire fuori casa la popolazione una notte che far morire le persone. Chi doveva avvertire la popolazione? Come? Davvero bisogna ridurre tutto a dei colori? Anche una sirena, per esempio, che suoni all’occorrenza e avverta la città può essere una soluzione. Se ci sia stato un difetto di comunicazione fra istituzioni non sta a me dirlo. Io posso solo invitare a far sì che si metta mano, da stasera, e dico da stasera, alle procedure, affinché cambino i protocolli e si possa autorizzare progetti con maggiore velocità. Ma per fare tutto occorre snellire la burocrazia.

Ha parlato di progetti. Si riferisce anche a quello per l’Aula Mariana? 
Sì abbiamo un progetto, pronto, per il riassetto della struttura e non si riesce a farlo partire. Siamo sempre lì: burocrazia.

Cosa si sente di dire ai livornesi? 
In qualità di vescovo mi sento il padre di tutti i livornesi in questo momento e la mia preoccupazione ora è che tutti i miei figli livornesi non debbano rivivere una cosa simile. Purtroppo in Italia il problema, ripeto, è rappresentato dalla burocrazia. Un paradosso tutto italiano. Occorre dare una sforbiciata a tutte queste regole e paletti perché di burocrazia si muore. Ma va data in tempi rapidi.

Le chiese e altre strutture ecclesiali della città hanno riportato danni?
Abbiamo registrato danni in diverse chiese e strutture: al monastero delle suore di clausura ad Antignano e alle chiese di Collinaia, della Rosa e Coteto e al santuario di Montenero dove per fortuna siamo riusciti a mettere in salvo le opere d’arte. Stiamo comunque parlando di danni minori: niente a che vedere con quanto subito dalle famiglie livornesi.

La chiesa come è intervenuta e come sta intervenendo in termini di aiuti alla popolazione? 
Abbiamo da subito mappato famiglia per famiglia fornendo a chi ne aveva bisogno aiuti di prima necessità. Non solo: siamo disponibili a fornire loro materiale didattico. Inoltre la Cei (Conferenza episcopale italiana) ha stanziato un milione di euro. Colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente il presidente Bassetti e il segretario generale Galantino.

Ha avuto modo di parlare con il sindaco?
Assolutamente sì. Sono in contatto sia con il primo cittadino, sia con il presidente della Regione.

 

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