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Parla l’esperto: “Ecco come si è formato il nubifragio”. Hai visto le 5 dirette fb dai 5 luoghi colpiti?

Mercoledì 13 Settembre 2017 — 13:50

La parola a Lorenzo Catania, livornese di 39 anni, meteorologo e fisico dell'atmosfera. L'esperto spiega com'è nato il fenomeno chiamato tecnicamente "Sistema convettivo a mesoscala"

di Lorenzo Catania, livornese di 39 anni, meteorologo e fisico dell’atmosfera

Quello che i livornesi hanno vissuto nella sera e nella notte tra sabato e domenica è stato un temporale dalla struttura particolare, tecnicamente chiamato “Sistema convettivo a mesoscala” (clicca qui – in diretta dalle “cinque ferite”. E a Montenero un abitante apre le porte della sua casa distrutta). In sostanza il temporale, nato sul mare grazie all’aria calda e umida presente vicino alla superficie marina, in questi casi viene spinto verso terra dal vento d’alta quota, scarica pioggia e aria più fresca sulla terraferma, e poi proprio a partire dall’aria fresca che scivola di nuovo verso il mare va a formare un nuovo temporale, che ancora una volta viene spinto verso terra dove scarica il suo contenuto, soffiando di nuovo aria fresca verso il mare … e così via!
Insomma, nasce una sorta di catena di montaggio di temporali che a più riprese battono la costa e le aree poco più all’interno prolungando le piogge anche per diverse ore.
Un fenomeno del genere – nel significato più ampio del termine – non è un novità per il nostro territorio; difatti, soprattutto in autunno si presenta almeno 2-3 volte, portando le piogge più abbondanti dell’intera annata.
Nel caso specifico dei giorni scorsi, però, si è aggiunta una variabile in più: i venti che soffiavano al suolo e quelli presenti in alta atmosfera hanno assunto una configurazione molto rara per le nostre zone, una condizione che li ha portati ad incrociarsi in modo tale da far sì che il temporale insistesse sempre nelle stesse zone (più o meno) per tutto il suo corso vitale.
In particolare durante la notte di domenica, tra le 1:30 e le 4, la catena di montaggio del temporale si è bloccata sia sulle colline livornesi che in centro città, scaricando simultaneamente sulle due aree enormi quantità di pioggia: si parla di accumuli fino a 210 litri di acqua per metro quadrato nella zona della Valle Benedetta e 100-130 litri per metro quadrato in città. In sole due ore! A questo punto bisogna ricordarsi che si veniva da un periodo siccitoso prolungato, e che quindi il terreno inizialmente si presentava asciutto e compatto, impermeabile come una lastra di marmo; questo in particolare in collina, dove non aveva praticamente piovuto fino alla mezzanotte. Perciò la grande quantità di pioggia caduta in poco tempo su terreni secchi e aridi ad inizio nottata, lungo pendii che in molte zone sono anche piuttosto ripidi, non ha fatto altro che gonfiare improvvisamente rigagnoli, ruscelli e torrenti che confluiscono nei rii più importanti, fino a creare vere e proprie onde di piena alte diversi metri,onde che poi si sono riversate in città trascinando con sé i detriti trovati nei propri alvei, con le conseguenze che tutti conosciamo.
La tombinatura di una parte del Rio Maggiore e la costrizione del Rio Ardenza a passare attraverso ponti non sufficientemente larghi per l’ondata che si era formata ha fatto il grosso del danno; la presenza o meno dei detriti avrebbe difatti solo modificato in parte l’altezza dell’onda di piena in ingresso in città, ma nel caso specifico di domenica non sarebbe stata determinante nel provocare (o meno) l’alluvione nelle zone interessate proprio per la circostanza atmosferica e idrogeologica estremamente particolare.
E’ comunque ovvio che una pulizia costante degli alvei dei fiumi è fondamentale per evitare – in caso di eventi sempre estremi, ma più comuni – inondazioni costose dal punto di vista socio-economico e organizzativo.

 

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