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Da Pisa a Firenze in bici: l’impresa di nove livornesi

Lunedì 14 Novembre 2016 — 11:58

Un gruppo di appassionati ha percorso i chilometri che separano le due città in bici per ricordare lo straripamento dell'Arno del 1966 e per sensibilizzare le amministrazioni sul progetto della "ciclopista"

Il 6 novembre del 1966, l’Arno è straripato arrecando danni e dispiaceri a tutti coloro che vivevano in quella zona. Il 6 Novembre del 2016 alle 6 del mattino, quando ancora la città sta dormendo, un gruppo di temerari ha lasciato Pisa dal ponte della Cittadella in mountain bike. Il loro obiettivo è quello di arrivare a Firenze, dopo entro le 4 del pomeriggio pedalando per 110 km lungo quella che dovrebbe essere la ciclopista dell’Arno. La loro energia nasce da quel rispetto che hanno per la natura, in aggiunta a quella che è la loro missione: ricordare l’evento calamitoso del 1966 e richiamare l’attivismo che deve essere in ognuno di noi a rispettare la natura. I protagonisti di questo gesto sono un gruppo di livornesi appartenenti al Cai (Club Alpino Italiano) di Livorno: amore dal mare alla montagna. Cosa unisce queste due entità? Il fiume.
Il condottiero e capogita Massimiliano, attivo da mesi ad organizzare e divulgare questa escursione, ha avuto il desiderio di realizzare questa impresa, in rispetto alla memoria di chi ha sofferto, ma anche per enfatizzare quello che doveva essere realizzato, sia per la sicurezza dell’Arno sia per il progetto di ciclopista.
Quale situazione migliore se non quella di affrontare l’impresa con condizioni meteorologiche simili a quelle di cinquanta anni fa? Bene, con il gruppo di iscritti decimato per le condizioni meteo avverse, i nove “guerrieri dell’acido lattico”, attrezzati di energia e determinazione, sono partiti cercando di costeggiare il più possibile l’Arno visto che qui doveva esserci una pista ciclabile.
Il tempo c’è stato per tutti gli amministratori locali che si sono avvicendati negli anni, ma cosa peggiore, è che tanti finanziamenti sono stati lasciati a dormire nel cassetto. Infatti, se gli amministratori precedenti avessero messo in pratica tutti i progetti per la riqualificazione del territorio, i mitici nove, anziché pedalare tra rovi e canneti, avrebbero pedalato in un percorso più agevole.
La sfida comunque è stata molto avvincente. La pioggia ha ingrossato l’Arno fino ai livelli di guardia, ma i ciclisti non hanno avuto paura del diluvio, del fango e degli inconvenienti di foratura e rottura di cambio creati dalla “pista non pista”. A Montelupo a causa dell’acqua del fiume che aveva invaso il passaggio creando un evidente pericolo, è stato deciso di optare per la statale fino a Signa dove iniziava l’ultimo tratto di sterrato.
Arrivati a Firenze, per l’esattezza dopo 109 km, il dolce premio delle congratulazioni del corpo dei vigili urbani ciclisti e dei dirigenti del gruppo Canottieri. L’ obiettivo di questa impresa è stato quello, oltre alla memoria, di stimolare tutti i cittadini, a fare qualcosa affinché i vari buoni propositi e progetti non restino dormienti e irrealizzati. Tutti possiamo fare qualcosa, parlandone, ma soprattutto tenendo sotto controllo gli amministratori locali in merito allo stato di avanzamento dei lavori.

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