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Pizzanelli: dall’Esposizione Internazionale del Sempione alla Sala del Sogno con la passione Jugendstil

Domenica 12 Maggio 2019 — 20:08

In onda, sabato 18 maggio 2019, alle 11, alla Pinacoteca Comunale Carlo Servolini, la 4° puntata del Calendario Culturale/Primavera 2019, dal titolo “Geografie del Divisionismo tra la Toscana e l’Europa”, promosso dal Comune di Collesalvetti, ideato e curato da Francesca Cagianelli, in occasione della mostra Adriano Baracchini-Caputi 1883-1968. La musica del divisionismo al tempo di Vittore Grubicy (fino al 13 giugno 2019, tutti i giovedì, ore 15.30-18.30).

Concepita quale prezioso tassello del mosaico di orizzonti nazionali e internazionali, disegnato dalle tappe del calendario colligiano, la conferenza di Fabrizio Pizzanelli, collezionista e incisore, dal titolo Ferruccio Pizzanelli: dall’Esposizione Internazionale del Sempione alla Sala del Sogno con la passione Jugendstil, propone all’attenzione del pubblico un’altra personalità emblematica delle cosiddette “geografie del divisionismo”, l’artista pisano Ferruccio Pizzanelli (Pisa, 1879-1950).

Stabilitosi anch’egli, dopo il prestigioso esordio in qualità di artista del Cuoio Decorato all’Esposizione Internazionale del Sempione del 1906, nella capitale lombarda, condivide con i colleghi labronici Adriano Baracchini-Caputi e Benvenuto Benvenuti, la curiosità per i fermenti culturali e artistici della Milano primonovecentesca, dove riesce a imporre la sua scelta espressiva, fino a divenire Direttore della Società Milanese dei Cuoi Decorati.

Collaboratore di Galileo Chini nella celeberrima Sala del Sogno della VII Internazionale di Venezia del 1907, Pizzanelli salì immediatamente sul podio delle arti applicate, al punto che i suoi raffinatissimi cuoi dal piglio Art Nouveau, costellati di “guerrieri medievali” e di “cavalcate antiche” guadagnarono il proscenio critico della prestigiosa rivista inglese “The Studio”, che nel 1911 ne registrava “l’interessante personalità” con riferimento ai manufatti presentati all’Esposizione Internazionale di Torino di quell’anno.

Interprete di “una bellezza moderna”, Pizzanelli appare ad Alfredo Melani un “vittorioso” che partecipa dell’irrefrenabile divampare di un disegno “nervoso” come “l’ora che passa infrenabile nel giro dei suoi minuti”: e il dominio del cuoio rivendica, a giudizio dello storico, tutti suoi diritti in virtù di un’illustre provenienza che spazia dai “corami d’arte” di Venezia alle legature aldine del XVI secolo, e ancora dai “pomposi” cuoi policromi del XVIII secolo alle “gravi poltrone coperte da cuoi floreali”.

Ed ecco che Pizzanelli disvela al pubblico delle esposizioni italiane gli orizzonti del dominio del cuoio, dall’addobbo domestico al corredo personale, dai pannelli per mobili, fino alle “minute galanterie”, ovvero ai cofanetti, ai guanciali, ai cestini da lavoro, senza tralasciare addirittura le borsette da signora, assolutamente innovative quest’ultime in quanto esemplificative delle tendenze floreali dell’artista.

“Sogno e sospiro” inducono dunque nell’osservatore emancipato all’alba del XX secolo i misteriosi ritmi lineari e il tripudio della policromia dei cuoi pizzanelliani, rischiarati dal fulgore degli ori e dalla compattezza dei riflessi metallici, al punto da indurre Melani a evocare il delicato splendore delle nuances tratteggiate da James Abbott McNeill Whistler (Alfredo Melani, 1911).

Con il soggiorno torrelaghese ascrivibile tra il 1916 e il 1924 decolla la conversione pittorica sulla scia della moderna sensibilità luminosa diffusa nell’entourage versiliese, culminante nelle accensioni fauves di Lorenzo Viani e Moses Levy e nelle scenografiche divagazioni divisioniste di Plinio Nomellini.

Orientatosi tuttavia ben presto verso un’originale interpretazione della tradizione quattrocentesca rivisitata con inflessione postimpressionista di marca cézanniana, Pizzanelli seppe attirare il consenso di intellettuali quali Raffaello Franchi che negli anni Trenta lo inclusero nell’accreditata compagine dei Primitivi, mentre Giorgio Casini, reduce dai trascorsi futuristi, ne riconobbe il gusto dell’idealizzazione della forma (G. Casini, La IX Mostra Pisana d’Arte, in “L’Idea fascista”, Pisa 23 gennaio 1939).

Fabrizio Pizzanelli è nato a Pisa nel 1950 dove vive e lavora. Nel 1973 si è laureato in filosofia presso l’Università della stessa città. Proviene da una famiglia di artisti – il nonno Ferruccio Pizzanelli è stato un importante artista pisano della prima metà del ‘900, lo zio Leonardo Pizzanelli ha avuto una significativa carriera artistica – e ha appreso l’acquaforte grazie agli insegnamenti dello zio, di Giuseppe Bartolini e di Giordano Viotto. Ha esposto in Italia e all’estero e ha partecipato ad importanti rassegne nazionali ed internazionali.

Sue opere sono comprese nelle raccolte promosse dal Gabinetto Stampe del Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo (Ravenna), dalla Associazione Nazionale Incisori italiani di Vigonza (Padova), dal Comune di Olzai (Nuoro). Ha realizzato incisioni per Società, amici e associazioni, fra cui l’Associazione ex Allievi della Scuola di S. Anna. Su di lui hanno scritto Andrea B. Del Guercio, Riccardo Ferrucci, Sandra Lischi, Pier Francesco Listri, Carlo Alberto Madrignani, Nicola Micieli, Alberto Mugnaini.

Le lastre utilizzate sono esclusivamente di rame, incise utilizzando il percloruro di ferro e sono stampate, con grande perizia da Umberto Peroni nella sua stamperia “Atelier Antico Torchio” di Reggello presso Firenze.

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