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Sisma, il racconto-viaggio della Svs a Posta

Mercoledì 31 Agosto 2016 — 07:10

Il racconto-viaggio della Svs a Posta, una delle terre colpite dal terremoto, dove sono stati consegnati i generi di prima necessità. L'atmosfera, la popolazione, gli amici animali, l'amatriciana

Un viaggio che fra andata e ritorno ha comportato più di 12 ore di guida. Una faticaccia quando la si fa tutto in un giorno, alla quale vanno aggiunte le operazioni di scarico del Tir e dei furgoni.
Siamo partiti prima dell’alba in quindici, un gruppo formato da volontari della SVS e dell’Associazione Polizia di Stato per raggiungere Posta, dove siamo rimasti poche ore, giusto il tempo per consegnare il materiale al centro raccolta del Comune, riposarsi con un piatto di Amatriciana e rimettersi al volante. Poche ore, ma tante sensazioni e storie da raccontare.
A Posta non ci sono macerie, pur essendo vicinissimi ad Amatrice, diventata il simbolo di questo sisma per numero di vittime e per i danni. Ma il terremoto fa anche questo. Sceglie come e dove muoversi, zigzagando fra i paesi, le case e le persone, senza dare indicazioni preventive.

L’atmosfera a Posta – Certo gli abitanti di Posta il terremoto lo hanno sentito molto bene, trovandosi a soli 8 chilometri da Amatrice. Sono scappati dalle case, ma fortunatamente nessun danno, nessuna lesione, e adesso sono tornati a dormire nei loro letti, ma lo fanno vestiti perché la paura ovviamente è tanta.
A Posta c’è una strana atmosfera, il paese sembra sospeso a mezz’aria, come ha detto il nostro volontario Federico, durante il viaggio di ritorno: “c’è un silenzio surreale”. Il continuo passare dei mezzi di soccorso di tutti i tipi, diretti verso Amatrice, aumenta questa sensazione difficile da definire.

La popolazione di Posta – Gli abitanti di Posta hanno superato la paura e si sono rimboccati le maniche. Al centro raccolta abbiamo trovato molti giovani, ma anche meno giovani, intenti a scaricare gli aiuti in arrivo e a carica quelli in partenza per le aree terremotate. La grande palestra, mai usata, è diventata oggi un magazzino che si sta riempendo a vista d’occhio. Fra loro c’è anche la sindaca, Serenella Clarice, confusa fra volontari e cartoni. Ci occorre un po’ di tempo per individuarla, e quando le chiediamo di farle una foto lei accetta, ma ci porta vicino ad un cartello artigianale al quale gli abitanti del paese tengo molto, con su scritto: “Posta onora i morti aiutando i vivi”. Ci è piaciuto molto essere ricevuti così dalla prima cittadina, piuttosto che in un ufficio con una bella scrivania nel mezzo. Un dirigente del Comune, anche lui indaffaratissimo fra i pacchi, ci ha raccontato come si stanno organizzando. Registrano tutti gli arrivi dei mezzi, annotano la provenienza, cosa arriva e il tipo di mezzo, tanto per avere un’idea della quantità di materiale che sta arrivando. Stessa cosa per il materiale che viene mandato tramite le associazioni che lavorano sul posto, ed hanno l’autorizzazione per entrare nella zona rossa. Con orgoglio apprendiamo da lui che noi siamo i 103esimi a giunge al magazzino, ma i primi a portare così tanto materiale, addirittura un Tir intero. Noi sappiamo che questo è frutto della generosità dei livornesi.

La nostra storia preferita – Una bella storia ce la siamo portati dietro anche noi da Livorno. Edoardo è un bambino della nostra città che nei giorni scorsi si è presentato alla sede SVS di via delle Corallaie al Picchianti, accompagnato dalla madre. Mentre si guardava intorno un po’ disorientato da tutti gli scatoloni che affollavano il nostro piazzale e dai tanti volontari in divisa che vi si affaccendavano intorno, è stato notato dalla nostra volontaria Claudia Bartolozzi che gli ha chiesto come poteva aiutarlo. Eduardo, che ha soli 5 anni, ha consegnato a Claudia un sacchetto di carta con dentro la sua macchinina preferita, una penna e un quaderno avvolto in un pacchetto regalo. Ha messo anche un bigliettino con il suo nome e cognome e ha chiesto alla volontaria di portarlo ad un bambino di Amatrice. “Scegli tu a chi darlo. Ma promettimi che lo porterai a un bambino e non lo metterei insieme a tutte le altre cose, perché non voglio che vada perso”. Claudia ha promesso solennemente e ha portato a termine la sua missione con un po’ di fatica, perché non è stato possibile per noi accedere alla zona rossa, ma ha consegnato il prezioso dono, perché fatto dal cuore di un bambino, ad una volontaria dell’Opia che si sta interessando degli animali dispersi. Prima di accettare la busta la volontaria, commosso dalla storia, ha fatto alcune telefonate per assicurarsi di poter raggiungere uno dei campi che stanno allestendo per chi non ha più la sua casa. Non potevamo tradire la fiducia di Edoardo ed anche se stanchi abbiamo ritardato di un po’ il rientro per trovare la persona giusta e mantenere fede ad una promessa che abbiamo ritenuto molto importante.

Gli amici animali – Senza che fossero richiesti in modo specifico, molti livornesi ci hanno portato cibo per animali, con il quale siamo riusciti a fare un bancale. Siamo stati felici quando arrivati a Posta abbiamo trovato a fianco della palestra che funge da centro raccolta, anche una stanza con quattro o cinque volontari dell’Oipa e delle Guardie Zoofili che stanno raccogliendo cibo per gli animali. Ci hanno raccontano: “Nei paesini di montagna ci sono numerose colonie feline, ma anche diversi cani, magari non tutti di proprietà, ma comunque accuditi dalla popolazione. Molti di loro avvertendo il terremoto prima che si manifestasse sono fuggiti, ma adesso stanno tornando e non trovano più nessuno che possa occuparsi di loro, come prima. Ci sono poi i casi di animali rimasti senza padrone, come la barboncina bianca che dopo essere rimasta due giorni sotto le macerie con la sua amica umana è poi uscita di corsa da quello che resta della sua casa distrutta: ci siamo occupati di lei ed abbiamo rintracciato i parenti della signora deceduta sotto le macerie”.

L’Amatriciana – Non potevamo ripartire senza mangiare e riposarci un po’, così, anche se erano le quattro del pomeriggio abbiamo deciso di fermarci in piccolo locale della zona che ci ha cucinato un piatto di Amatriciana, scelto in omaggio al luogo. Citiamo questo episodio perché ci piace raccontare che al momento del conto la signora ci ha fatto uno sconto di circa il 50% perché come volontari abbiamo aiutato la sua gente. Un piccolo episodio, forse banale, ma non scontato, che ci ha fatto sentire parte di una umanità solidale che vuole andare avanti, ricominciare e ricostruire con l’aiuto di tutti.
Noi ci siamo, il nostro aiuto non mancherà mai.

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