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Spazza-tour/6. Dai cespugli-case al degrado del Corallo: un tesoro alle ortiche

Martedì 29 Maggio 2018 — 09:22

Sesta tappa del reportage di Quilivorno.it alla ricerca dei rifiuti ingombranti abbandonati ai cassonetti. Stavolta la zona interessata è la stazione di Livorno, in cui regnano sovrani rifugi improvvisati e rifiuti abbandonati sul prato

di Tommaso Lucchesi

Sesta tappa del reportage firmato Quilivorno.it alla scoperta degli angoli più a rischio degrado lungo i marciapiedi livornesi e, nel nostro caso, nei luoghi più significativi della città. Il 27 maggio lo spazza-tour, ha toccato dalle 16:30 alle 18 la zona della stazione di Livorno e, nella fattispecie, il verde e ridente circondario riunito sotto il nome di piazza Dante. Zona un tempo rinomata per il suo passato di elegante punto di ritrovo e per l’importanza logistica data dal complesso ferroviario vicino, piazza Dante ha lentamente lasciato spazio a ben altro tipo di beate compagnie, le cui orme di affollati bivacchi notturni sono agli occhi di tutti. Il tour, partito dall’uscita di via Tripoli verso la stazione, incontra da subito la fila di cassonetti ben allineati davanti alla mensa dei ferrovieri, che però risultano sorprendentemente puliti e ordinati. L’avventura  parte però dai grandi cespugli che invadono il manto erboso, tra i quali scoviamo subito un’amabile “sedia da conversazione” rovesciata, involucri di plastica sparpagliati attorno e una bicicletta integra ma rugginosa che avrebbe sicuramente preferito trovarsi in un articolo su ben altro tipo di tour.
Ci spostiamo poco più avanti e incontriamo resti di comodi giacigli di cartone e un intero materasso corroso dal tempo e dall’atmosfera che gioca a nascondino dietro le fronde di un arbusto in fiore. La piazzetta denominata “delle tartarughe e dei pesci rossi” si presenta invece abitata da un altro particolare tipo di fauna: cartacce, bottigliette e buste di plastica fanno da corredo perfetto a dei cestini che iniziano a domandarsi il perché si trovino lì. In un angolo del porticato di destra che conduce al corridoio interno della stazione, risiede un uomo dal passato oscuro, vera icona moderna del territorio, che ha lì il suo personale alloggio: dominio incontrastato di cartoni dalle scritte più criptiche e lenzuola, cuscini, piumoni, teli e coperte come ideale pagliericcio. Un vero piccolo accampamento che accoglie i turisti che scendono a Livorno. Allungando lo sguardo (e il passo) poco oltre l’edificio, dopo aver incrociato una panchina con gli avanzi di un pranzetto niente male con pane e prosciutto crudo, notiamo meravigliati il complesso monumentale delle storiche Terme del Corallo di via Orosi: il capolavoro architettonico di Badaloni, lasciato deliberatamente andare in rovina negli anni, è spesso sede di rifugi provvisori di molti senzatetto e l’edificio adiacente è in totale stato di abbandono. Ciò è testimoniato dai numerosi “tesori” lasciati dai vari inquilini ammirabili dalle finestre del piano terra: lattine, cartacce, materassi, coperte, guanciali, scarpe, abiti, stracci e chi più ne ha più ne metta per arricchire questo degradante quadro.

Conclusioni – Zona meritevole di una debole sufficienza solo per la bellezza e la storia che il luogo si trascina con sé ma, in verità, la situazione è grave e chiara a tutti. Da bocciare completamente l’esterno della stazione, i cespugli dalle mille sorprese e soprattutto il disastro “Corallo”, un gioiello tutto nostrano prostrato all’indifferenza del mondo.

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