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Stop a bermuda e ciabatte in tribunale. “Qua non siamo al mare”

Martedì 18 Luglio 2017 — 14:12

A parlare è la dott.ssa Martini Mura, facente funzione del tribunale di Livorno, che spiega a Quilivorno.it la decisione di vietare l'ingresso nelle aule di giustizia a persone che non indossino un abbigliamento adeguato: "E' un provvedimento di rispetto nei confronti dell'istituzione che questo luogo rappresenta"

“Qua non siamo al mare. Questo è un provvedimento di educazione, buon senso e rispetto nei confronti dell’istituzione che tale luogo rappresenta”. A parlare a Quilivorno.it è la dott.ssa Martini Mura, facente funzione del tribunale di Livorno, che con estrema gentilezza ci accoglie nel proprio ufficio per spiegare la decisione del presidente del tribunale, Maria Giuliana Civinini, di vietare l’ingresso nelle aule di giustizia a persone che non indossino un abbigliamento decoroso, a coloro cioè che si presentino in pantaloncini corti, bermuda, ciabatte, canottiere, prendisole e via elencando. La decisione è destinata a far discutere ma va detto che non si tratta di un qualcosa di “speciale”, ovvero adottato solo a Livorno, “a Firenze, per esempio, è così da tempo”, prosegue la dott.ssa Mura, “semmai qui sembra essere più difficile del previsto far capire questa cosa”. E così dal 14 giugno il divieto è stato messo nero su bianco (clicca qui per leggerlo) e affisso all’ingresso dei due Palazzi di Giustizia: quello civile in via de Larderel e quello penale in via Falcone e Borsellino. Inoltre è stato inserito nel sito del tribunale ed è stato comunicato al consiglio dell’ordine degli avvocati, affinché sensibilizzino i propri assistiti, e per conoscenza è stato trasmesso ai magistrati. A vigilare affinché venga rispettato l’invito ci sono le guardie giurate addette alla vigilanza all’ingresso delle due strutture. E se è vero che di invito si tratta, “perché non possiamo impedire – chiarisce la dott.ssa – in quanto luogo pubblico che una persona, sia esso testimone o imputato, entri comunque in pantaloncini corti”, dall’altra “è il giudice ad avere l’ultima parola: per cui se il cittadino all’ingresso ottiene di poter passare può benissimo capitare che venga rimandato indietro dal giudice che dispone il rinvio dell’udienza”. Nei casi più gravi, poi, “possiamo far intervenire la forza pubblica per allontanare il soggetto”. Ancora non è stato necessario l’intervento della forza pubblica, mentre non sono mancati casi in cui una persona sia stata rimandata indietro e si sia presentata poco dopo con abiti consoni al luogo. “Vale sia per gli uomini che le donne – conclude Mura – Il decoro in certi ambienti è importante e trovo giusto che ci si presenti vestiti di conseguenza”. Il provvedimento rimarrà in vigore anche dopo l’estate, per non dire per sempre. Un provvedimento, lo ricordiamo, che si unisce al divieto in essere di scattare fotografie e usare il cellulare in aula.

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