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Torre della Cigna, il tribunale dice “sì” allo sgombero

Venerdì 9 Agosto 2019 — 16:04

Salvetti e Raspanti unanimi: "Serve tempo e gradualità di intervento per far fronte all'emergenza"

Nel corso del Comitato di Ordine e Sicurezza Pubblica (Cosp) che si è svolto ieri mattina, giovedì 8 agosto in Prefettura, il sindaco di Livorno Luca Salvetti e l’assessore al sociale e alle politiche abitative Andrea Raspanti sono stati informati della decisione del tribunale di accogliere la richiesta dei legali della società San Teodoro, titolare di una importante porzione della Torre della Cigna, di un’istanza cautelare di immediato abbandono dell’immobile da parte delle famiglie che lo occupano.
“Abbiamo espresso con forza la nostra preoccupazione per una situazione che, per tutelare gli interessi di un grande soggetto privato, espone la città a una vera emergenza sociale – ha dichiarato l’assessore Raspanti – Nel corso del precedente Cosp avevamo avanzato la richiesta della convocazione della Cabina di Regia per definire un programma graduale che permettesse all’amministrazione comunale di far fronte all’esigenza di gestire un progressivo rientro della situazione cittadina nella normalità, mettendo bene in chiaro che gli sforzi dell’Ente sono al momento concentrati sulla liberazione della Chiccaia, che molte delle famiglie sgomberate dal Picchetto sono ancora senza una soluzione alloggiativa stabile e che il Comune non è in grado al momento di far fronte ad altre emergenze”.
“Nella seduta di giovedì 8 agosto – continua l’assessore Andrea Raspanti – abbiamo rinnovato la richiesta della Cabina di regia e chiesto alla proprietà di procedere immediatamente alla messa in sicurezza dei rivestimenti esterni dell’immobile, dal momento che il provvedimento del tribunale è motivato da questioni legate alla tutela dell’incolumità degli occupanti. Abbiamo inoltre ribadito con convinzione che il Comune non è al momento in condizione di garantire una risposta sociale all’altezza della situazione, laddove un programma di più ampio respiro permetterebbe una gestione pacifica del processo di rientro nella legalità che è incluso nelle linee di mandato dell’Amministrazione. La situazione abitativa livornese – conclude Raspanti – è complicata ed estremamente precaria: non può rimettersi in sesto se subisce colpi che farebbero vacillare anche assetti sociali molto più solidi. È nostra intenzione affrontare ogni situazione, ma con i tempi e i modi migliori nell’interesse della città che siamo chiamati a rappresentare. Gli interessi privati, per quanto legittimi, devono essere armonizzati con l’esigenza prioritaria di tutelare la coesione sociale della comunità, secondo quanto previsto anche dalla nostra Costituzione”.

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