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Via Tasso, l’ultima opera di Vinciguerra che celebra la Festa della Liberazione

Lunedì 1 Maggio 2023 — 17:23

Il quadro, esposto negli spazi antistanti la Provincia di Livorno in occasione del 25 aprile, vuole ricordare i drammatici fatti di via Tasso, strada della capitale vittima dell'occupazione nazifascista

di Giulia Bellaveglia

Una serie di mattoni, alcuni singoli, altri doppi, incastonati tra loro e delineati da una serie di solchi neri che si perdono su di uno sfondo color giallo ocra. In alto a destra una scritta, via Tasso e in basso un rivolo di sangue. È questa l’ultima opera di stampo metafisico che il celebre maestro Antonio Vinciguerra ha voluto esporre alla cittadinanza e alle istituzioni in occasione della cerimonia dedicata alla Festa della Liberazione del 25 aprile. Via Tasso, elegante strada della capitale, è infatti nota a tutti per i tragici fatti che la caratterizzarono durante i mesi dell’occupazione nazifascista a Roma. L’edificio al civico 145 fu trasformato in una “casa-prigione” da cui passarono centinaia e centinaia di prigionieri, di cui una gran parte trovò la morte. Tra loro, ci fu persino chi lasciò dei graffiti, che i tedeschi non riuscirono a cancellare. “Con questa creazione – spiega l’artista -, una sorta di porta aperta sull’inferno, ho voluto evocare la materia e le pietre che sbarrarono le porte e le finestre, trasformando spazi di vita e di libertà un tempo spensierata in un luogo di morte e di orrore, mentre l’unica materia organica visibile è il rivolo di sangue rosso acceso che bagnando i mattoni e cementificandoli con il sacrificio, ha reso quegli ambienti disperati un patrimonio nazionale. Un momento catartico che con forza ed espressività riesce a cogliere il dolore dell’oppressione e della violenza, quanto l’orgoglio per i nostri eroi caduti. Il dipinto ci ricorda che se probabilmente la bellezza non salverà il mondo, come invece ammoniva Fëdor Dostoevskij, le resta pur sempre quel valore che le individuava Alda Merini, cioè quello di aiutarci a riconquistare attimi di vita; infatti, scriveva, la bellezza non è che il disvelamento di una tenebra caduta e della luce che ne è venuta fuori”. All’esposizione dell’opera, negli spazi antistanti la Provincia di Livorno, hanno preso parte anche il sindaco di Livorno Luca Salvetti e l’onorevole Marco Susini.

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