“Dal Cosmo alla Cosmesi” ricordando la grande amica Alda Merini
di Anna Campani
Due donne, quarant’anni e cinquant’anni. Una di fronte all’altra. Una scrittrice e la sua biografa. Un cammino che in un giorno qualunque si trasforma in un vero e proprio sodalizio letterario.
“E’ stato un sodalizio incredibile. Sono stata scelta da lei come biografa ufficiale quando era poverissima, abitava sui Navigli vicino a casa mia. Nessuno la prendeva in considerazione come scrittrice a causa della sua permeanza prolungata in manicomio. Io, invece, mi sono accorta della sua grandezza. L’ho aiutata a scrivere la sua biografia “Reato di Vita”.
L’allieva e la maestra, una maestra di eccezione che pochi nella loro carriera artistica hanno la fortuna di avere e incontrare. La prima si chiama Luisella Veroli, un’archeologa che non aveva idea di avere l’arte della scrittura dentro di se. La seconda, la maestra, si chiamava Alda Merini, lei invece quel talento nello scrivere nella sua allieva lo aveva visto eccome.
“Alda lesse una prefazione che avevo scritto per una rivista, del suo primo libro “Reato di vita”. Dopo averla letta mi ha guardata e mi ha detto: “E’ scritta benissimo, lei sa di saper scrivere vero?”. E’ stata lei che ha tirato fuori questa parte di me, io sono professoressa ma non sapevo di essere una scrittrice, fino a quel giorno almeno”.
Nasce così la Luisella scrittrice, nasce grazie alle parole e all’ispirazione di una grande donna del nostro tempo, una poetessa che ha saputo raccontare la vita tramite le sue parole e che quella vita, quell’ estro, quella “pazzia” tipica degli scrittori l’ha vista e coltivata anche in quell’allieva che nel pomeriggio di oggi, presso la sala conferenza della biblioteca labronica di Livorno ha presentato il suo secondo libro. Un secondo libro anch’esso ispirato inconsapevolmente dalla sua amica Merini, in un giorno qualunque, in una macchina qualunque, dove solo poche parole sono diventate le fondamenta per un progetto, quello del libro “Dal Cosmo alla Cosmesi” lungo cinque anni. Cinque anni di viaggi, ricerche e scoperte, soprattutto interiori che hanno portato l’autrice oggi a firmare le copie della sua opera.
“Eravamo in macchina, all’Università di Pavia per presentare la sua autobiografia. Mi stavo truccando e lei mi fa “Chi vuole sedurre con quel rossetto?” io le risposi che non volevo sedurre nessuno ma soltanto attirare l’attenzione degli uomini sulla mia bocca e non su altre parti del corpo. In quel momento lei mi guardò e mi disse “Cosmetico viene da Cosmo”. Da quel momento ho avuto la voglia di indagare sul perché le donne, da sempre, si truccano”.
Una Merini che la “Bacchettava spesso” per i suoi vestiti
“Si, lei mi esorata a vestirmi più femminile. Mi diceva spesso “La smetta di vestirsi da suora, si trucchi”. Cose che non facevano propriamente parte del mio carattere. E questa per me è stata un’altra prova, una prova durata cinque anni, che è il tempo che ho impiegato per scrivere questo libro. Visitando luoghi come l’india, in Turchia, i confini con la Siria. A cercare cosa è rimasto dell’arte della seduzione femminile, non per attirare il maschio ma per mantenere la propria differenza, come fanno le Curde adesso che si truccano ma che hanno i fucili in mano per difendersi dai fondamentalisti”.
Il libro vede l’autrice provare a raccontare con un stile letterario, non solo saggistico, come era abituata a fare. L’opera infatti vede ogni capitolo dedicato a un’era. Racconti anche simbolici che hanno rappresentato la femminilità nel corso dell’evoluzione, ma anche un reportage dei luoghi che l’autrice che ha visitato.
Come l’ha cambiata questo libro/viaggio?
“Non avevo paura di superare le frontiere, per cercare, scoprire, per osservare le donne e la loro femminilità. Adesso ho un coraggio enorme, che non credevo di avere. Mi sentivo e mi sento protetta dalla Merini”.
Secondo lei cose le direbbe la Merini di questo nuovo libro, se fosse ancora qui.
“Quando presentavamo i suoi libri, avevo sempre un certo timore, perché quando parlavo con i fogli davanti lei mi strappava il microfono di mano. Diceva che facevo troppo la professoressa. Mi diceva sempre “Lei non deve parlare con i foglietti, lei deve parlare con il cuore”. Stasera, durante questa presentazione proverò a farlo, a parlare con il cuore. Lo faccio solo per lei”.
La maestra che scopre, che mette davanti l’allieva al proprio talento, che lo alimenta e che poi come nelle migliore delle favole le lascia la mano, consapevole che adesso può cominciare a camminare da sola.
“Quando ho presentato il mio primo libro, un saggio dal titolo “Prima di Eva”, lei è entrata in una stanza accanto a questa libreria, si è seduta al pianoforte ha suonato e poi è andata via senza dire una parola. In realtà con quel gesto mi ha esplicitamente detto “Il mio compito di madre è finito, ora puoi andare per la tua strada”. E’ stata una delle prove, delle sette, come nelle fiabe, che ho dovuto affrontare per diventare scrittrice. Ovvero, staccarsi dalla propria madre, la propria maestra”.
Un rapporto di amicizia intenso e vero quello che legava lei e Alda?
“Il nostro era un vero e proprio amore, un amore profondo. Nel libro “Ridevamo come matte” ho descritto questo nostro rapporto. Tutti gli aneddoti che mi raccontava, quelli che mi hanno fatto ridere ma anche piangere. In quelle pagine c’è la storia della nostra amicizia, un rapporto che mi ha concesso di essere quella che sono oggi. Alda Merini è stata la mia ispirazione”.
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