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De Raffaele sul tetto d’Europa: è sua la Fiba Europe Cup. “Io coach azzurro? Un sogno”

Giovedì 3 Maggio 2018 — 11:46

L'allenatore livornese intervistato da Quilivorno.it: "Un grazie speciale alla mia famiglia. Qui a Venezia stiamo vivendo un periodo d'oro come quello che fu con il basket negli anni magici a Livorno"

di Giacomo Niccolini

Testa bassa, sudore, suola delle scarpe che scricchiolano sul parquet e “tamburi” di palle da basket che riecheggiano nel palazzetto. E’ questo il menù dello chef stellato della pallacanestro italiana Walter De Raffaele (nella foto tratta dal profilo facebook della Reyer Venezia) livornese doc, cuore libertassino e allenatore della Reyer Venezia, squadra con cui la scorsa stagione conquistò il tricolore riportando il titolo italiano in laguna dopo 74 anni. Tre quarti di secolo senza le tre strisce colorate di verde, bianco e rosso sul petto. Ci ha pensato un livornese il cui motto è “lavoro, cuore e famiglia”.
Pochi proclami, pochi riflettori. Tanti risultati. Così ecco che dopo 10 mesi circa dal successo dello scudetto arriva anche la prima coppa europea in terra veneziana: la Fiba Europe Cup vinta per 81 a 79 contro un’altra rivale tutta italiana, Avellino. E il Marco Polo della situazione alla scoperta di nuovi lidi mai esplorati ha sempre il solito nome e il solito cognome: Walter De Raffaele. “Sono stati dodici mesi pazzeschi tra la finale di champions, lo scudetto e adesso questa Fiba Europe Cup. Devo fare un sacco di ringraziamenti – dice coach De Raffaele al telefono con Quilivorno.it – dai giocatori, al club fino alla famiglia che è la mia vera forza. Credo che ci siamo meritati questa coppa e soprattutto abbiamo scritto un’altra pagina di storia a Venezia. Qui in laguna stiamo vivendo un’epoca paragonabile un po’ a quanto vivemmo noi a Livorno negli anni d’oro del basket cittadino. All’ombra dei Quattro Mori ricordiamo a distanza di tanti anni una finale scudetto persa, figuriamoci qui cosa possa accadere per uno scudetto e una coppa che non era mai stata vinta. L’ultima volta che Venezia si affacciò alla possibilità di vincere una finale europea fu 37 anni fa in Korac. Questa è una bella epoca che va goduta con il cuore aperto”.
Come hai festeggiato?
“Niente di particolare, sono tornato a casa perché la mattina i bimbi dovevano andare a scuola. Andremo a festeggiare oggi a pranzo prima con la famiglia e poi con tutta la squadra. Poi da domani dovremo rimettere la testa subito al campionato”.
Adesso quando vai in giro per strada la gente ti saluta, ti riconosce?
“Assolutamente, si. Anche nella provincia e dove vivo io in un paesino tra Venezia e Treviso. Ma anche a Mestre. Insomma dappertutto nella zona la Reyer è diventata molto popolare, mi fermano e mi danno i cinque, mi fanno i complimenti”.
Che partita è stata contro Avellino?
“Parto dalla fine. E’ stato bellissimo vedere tutto il palazzetto in piedi al termine dei 40 minuti. Avellino ha fatto una grande partita. Sapevo che sarebbero rientrati e che non avrebbero mollato facilmente. Al netto dei due confronti comunque credo di aver meritato la vittoria finale”.
Un bel segnale per tutto il basket italiano…
“Indubbiamente. Aver riportato una coppa europea in Italia è sicuramente un bel messaggio per la palla a spicchi tricolore”.
E c’è chi ti vede già sulla panchina della nazionale…
“Quello per me sarebbe veramente un sogno… Due sogni da conquistare: quello di allenare in Euro Lega e spero di poterlo fare con Venezia e riuscire ad allenare possibilmente la panchina azzurra.
Sono due sogni ma credo che nella vita sia importante averli e inseguirli ma sempre con grande umiltà e con tanto lavoro”.

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