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L’Arma festeggia la patrona “Virgo Fidelis”

Mercoledì 21 Novembre 2018 — 19:06

La messa è stata celebrata nella chiesa di Collinaia, scelta dai carabinieri come segno di vicinanza ai cittadini livornesi fortemente colpiti dagli eventi alluvionali dello scorso anno

Mercoledì 21 novembre nella Chiesa di Nostra Signora di Lourdes, l’Arma di Livorno ha ricordato la propria patrona, la Madonna “Virgo Fidelis”, con una messa officiata dal vescovo di Livorno Simone Giusti. Alla presenza del prefetto Gianfranco Tomao, del comandante provinciale, colonnello Alessandro Magro, del capo di Stato Maggiore della seconda Brigata Mobile, colonnello Luciano Vincelli, nonché delle più alte autorità civili e militari cittadine, alla funzione religiosa, animata dalla corale “don Fedele” di Montenero, hanno partecipato una folta rappresentanza di carabinieri in servizio ed in congedo, nonché numerosi cittadini.

Presenti anche Paola Coen Gialli, vedova del sottotenente Enzo Fregosi, vittima di Nassiriya e medaglia d’oro al merito della Pubblica Sanità, e Paola, figlia del capitano Giotto Ciardi, medaglia d’oro al Valor Militare.
La scelta della chiesa di Collinaia è stata voluta dai carabinieri come segno di vicinanza ai cittadini livornesi fortemente colpiti dagli eventi alluvionali dello scorso anno.

A conclusione della mesa il colonnello Alessandro Magro ha ricordato l’evento bellico del 21 novembre 1941, di cui quest’anno ricorre il 77° anniversario, nel quale un intero battaglione di carabinieri si sacrificò nella strenua difesa, protrattasi per tre mesi, del caposaldo di Culqualber. Alla Bandiera dell’Arma dei carabinieri fu conferita, per quel fatto d’arme, la seconda medaglia d’oro al Valor Militare, dopo quella ottenuta in occasione della partecipazione alla Prima Guerra Mondiale.
A seguire, un’attenzione particolare è stata rivolta dal comandante provinciale alla “Giornata dell’Orfano”, istituita nel 1996, e celebrata in concomitanza della Virgo Fidelis, perché rappresenta un concreto momento di vicinanza alle famiglie dei carabinieri scomparsi.

Al termine della Seconda Guerra Mondiale, infatti, l’Arma dei carabinieri, che per gli eventi bellici aveva subito gravissime perdite di vite umane, si trovò a dover affrontare, con la massima priorità, il complesso e delicato problema dell’assistenza alle famiglie dei militari scomparsi. Si accertò che gli orfani dei carabinieri superavano le 5.000 unità e che parecchi di essi, a causa della guerra, avevano perso entrambi i genitori.

Era necessario, quindi, sostituirsi in tutto e per tutto a quei genitori che avevano dato la vita per la Patria e per l’Arma. Cosa fare per aiutarli? Un sussidio sarebbe bastato per poco tempo, così come le generose sottoscrizioni di tanti colleghi delle singole stazioni di carabinieri d’Italia. L’intervento doveva essere più lungimirante. Occorreva, infatti, non solo provvedere ad individuare istituti che potessero accogliere quanti si erano venuti a trovare in situazioni di particolare difficoltà, ma emergeva con tutta evidenza la doverosa necessità di assicurare ai giovani orfani regolari corsi di studi per potersi poi immettere nella vita con sicurezza ed adeguate capacità professionali.
Si poteva contare solo sulle proprie risorse, poiché il Governo era intento nella ricostruzione del Paese. Fu così che l’allora comandante generale dell’Arma, Fedele De Giorgis, lanciò un appello a tutti i carabinieri in servizio ed in quiescenza, affinché contribuissero alla costituzione dell’ “Opera per gli Orfani”.
La risposta fu straordinaria: una giornata della tredicesima mensilità loro spettante e una trattenuta mensile sullo stipendio per gli anni a venire.
Fu così che si riuscì ad acquistare alcune strutture da adibire a collegi affidati inizialmente alle cure dei padri Salesiani di san Giovanni Bosco e delle suore Salesiane. Una di queste strutture era qui vicino, al Calambrone di Pisa. I ragazzi avevano perso una famiglia, ma ne avevano trovata una ancora più grande che gli avrebbe permesso di riprendere un cammino interrotto da eventi terribili.
Successivamente, l’allora presidente della Repubblica Luigi Einaudi, con decreto presidenziale del 5 ottobre 1948, istituì l’Opera Nazionale di Assistenza agli Orfani Militari dell’Arma dei Carabinieri, meglio nota come O.N.A.O.M.A.C., approvandone lo Statuto di “Ente morale” e conferendole, così,“personalità giuridica”.

Quest’anno, a 70 anni dalla sua nascita, l’Opera ha assistito oltre 35.000 ragazzi, 15.000 dei quali in quei collegi che ormai non esistono più, poiché con il passare degli anni si è passati all’assistenza indiretta.

Ancora oggi, come allora, l’attività assistenziale che l’Opera realizza in favore degli orfani è resa possibile prevalentemente tramite contributi volontari mensili elargiti dai carabinieri di ogni grado: l’assegnazione di borse di studio, premi di laurea o vacanze d’istruzione, sono testimonianza concreta del legame ideale che unisce l’Istituzione alle famiglie meno fortunate dei colleghi.

Con il più sentito e caloroso pensiero rivolto agli orfani, primi destinatari del dolore per le gravi perdite di affetto, si è conclusa la celebrazione della Virgo Fidelis.

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