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“Luci al neon” il nuovo libro di Marco Ferrucci

Mercoledì 19 Dicembre 2018 — 17:00

Il racconto come genere vivo. Più vivo che mai anzi, se è vero che intorno al racconto breve aumenta l’interesse dei lettori, nascono riviste, pubblicazioni online, si raccoglie, sempre di più, l’attenzione della critica.
E’ proprio di questi giorni l’uscita della raccolta di racconti “Luci al neon” di Marco Ferrucci.
Ne ha dato notizia la casa editrice Bibliotheka Edizioni che lo ha lanciato nella propria collana di narrativa accompagnando la comunicazione di tale evento ad una breve sinossi della raccolta.
http://www.bibliotheka.it/Luci_al_neon_IT
Quasi tutti ambientati in città senza nome, perennemente battute dalla pioggia o asfissiate da un caldo opprimente, le storie che Ferrucci inscena vertono per lo più sulla inanità delle nostre azioni, sul continuo quante vano affannarsi alla ricerca di una felicità, quasi sempre preclusa. Nuclei famigliari disgregati (Dopo Natale), incomunicabilità (A luce spenta), solitudine e vecchiaia (Vecchia signora) frustrazioni e desideri inaccessibili (La nebbia). Un mondo di drammatico quanto sconsolante realismo che Ferrucci dipinge con i toni mesti e malinconici di una serata autunnale. Ne fuoriesce una agghiacciante radiografia dei rapporti umani, basati sul silenzio, e una fotografia con dissolvenze in nero della nostra vita, amara via crucis in cui ogni speranza è preclusa. Retti da dialoghi di lancinante verità, inquadrati in microcosmi familiari piccolo borghesi che si reggono su aspirazioni infrante, i racconti di Ferrucci ci ricordano ad ogni pagina tutta l’insostenibile leggerezza dell’essere e tutta la meschina messa in scena, chiamata vita, della quale ognuno di noi è suo modo protagonista.
Di seguito anticipiamo per i lettori alcuni passi della prefazione scritta dal giornalista Sergio Nieri.

Prefazione
“Con questa raccolta di racconti brevi, Ferrucci mi sorprende e con una prosa narrativa tutt’altro che scontata da’ ordine al personale  ausiliario del tendone ( fra cui alcuni clown tristi) di aprire al pubblico un teatro quotidiano fatto di drammi e di banalità,di amori e di soluzioni sanguinose,di nebbia e di sole,di killeraggi e di riconciliazioni.
Una serie infinita di quadri ambientali raccontati con la precisione del cronista da “edizioni pomeridiane” dei giornali di un tempo.Dove non sapevi mai dove finiva ( o iniziava) il romanzo e dove inziava (o finiva)il racconto nudo e crudo del fatto da raccontare  e da leggere istantaneamente nelle fumerie di quei bar con i tavolini spessi e la sala da biliardo sullo sfondo.

Qui l’autore,a differenza di altri, dà un’occhiata anche al contesto scenico,quello di una provincia metropolitana spietata e selettiva,nella quale i tipi umani si alternano al trapezio delle emozioni e delle consuetudini nel disperato bisogno di raccontare la sintassi della propria vita quotidiana.
Senz’altra certificazione che quella offerta dalle altre persone (solo incidentalmente spettatori) che guardano e sommessamente giudicano,sapendo che prima o poi anche per loro arriverà il turno del trapezio. In un Inverno mutevole e per questo seducente”.
Sergio Nieri

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