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Nuovi gozzi, arrivato a Livorno lo stampo

Giovedì 20 Settembre 2018 — 18:09

Da Caserta, dove lo stampo è stato fatto con un robot, è arrivato il “modello 0” per stampare le imbarcazioni. Entriamo nell'ultima fase, quella della vera e propria costruzione delle barche. La soddisfazione del presidente Quercioli

“Abbiamo fatto il primo passo, quello più importante. Adesso finalmente possiamo iniziare con gli stampi dei gozzi”. Aria di grande soddisfazione a Villa Literno, in provincia di Caserta, dove mercoledì mattina il presidente del Comitato Palio Marinaro, Maurizio Quercioli e il responsabile del Cantiere Navale Tripesce, Mirko D’Addezio, si sono recati per prendere il master che servirà per lo stampo delle nuove imbarcazioni a 10 remi. Dopo le riunioni della commissione tecnica, insieme ai responsabili delle cantine, il cantiere sui Navicelli ha realizzato un progetto tridimensionale che è stato valutato e studiato da tutti i tecnici, gli ingegneri e gli addetti ai lavori. L’ok definitivo è arrivato a metà giugno e in quel momento le carte sono state spedite alla Naet, un’azienda campana che è un’eccellenza nel settore della progettazione e della nautica. Alla ditta è stato affidato il compito di realizzare lo stampo che servirà per realizzare i gozzi. “Noi abbiamo avuto l’input su come realizzare i gozzi – ha spiegato D’Addezio – ma non siamo entrati nel merito. Dovevamo riprogettare il tutto perché saranno di vetroresina e non di legno. Ma tutte le informazioni ci sono arrivate dal Palio. Finito il progetto in 3D, abbiamo passato tutto alla Naet per realizzare il master dal quale verranno fuori le barche. È un’azienda importantissima in Italia con la quale lavoriamo da anni. Potevamo realizzare lo stampo in casa, ma il costo sarebbe stato molto maggiore e sarebbe stato molto più impreciso, visto che noi non possediamo il materiale e la tecnologia della ditta campana. Ci siamo rivolti a loro per semplificare il tutto. Il costo di questo affidamento era già previsto nei 130mila euro più iva (per un totale di circa 180mila euro) che ci sono stati dati dal Comitato”. A Livorno, dunque, è arrivato un “modello 0” che servirà per stampare le imbarcazioni. A Caserta lo stampo non è stato fatto a mano, ma con un robot a fresatura a controllo numerico. “In questo caso – spiega il responsabile legale di Naet Dario Rossetto – l’errore è pari a zero. Con l’ingresso delle macchine, si sono perse le maestranze che avevamo fino a 30 ani fa. La macchina ha ridotto i costi e gli errori, ma la progettazione, le scelte tecniche e strutturali e tutti gli altri lavori che prima faceva direttamente il maestro d’ascia durante la costruzione, oggi continuano a essere svolti dalle persone. Ma vengono fatti prima, durante la fase di progettazione. Il robot viene dopo”. La Naet, comunque, si è occupata dello scafo e della coperta. “La coperta è stata la parte più elaborata perché incorpora la struttura sulla quale si appoggiano i seggiolini, gli scalmi, le travi dei puntapiedi e tutto il resto del “sopra della barca”. Di solito è lo scafo che è più complicato. Stavolta no”. Tra l’altro, lo scafo è rimasto praticamente uguale ai gozzi vecchi, con l’unica modifica che riguarda la prua. “Le misure – ha continuato D’Addezio – ce le ha date il comitato. Il modello della coperta è identico a quello che vedremo sui nuovi gozzi in vetroresina. La posizione dei seggiolini, le distanze tra i banchi, l’allineamento degli scalmi, la distanza tra il timoniere e i capivoga”. Adesso inizia la terza fase, quella della realizzazione degli stampi. “Contiamo di finire tutto entro l’inizio del 2019, al massimo nel mese di febbraio. Avremo tanto da lavorare, ma ce la possiamo fare” ha chiuso D’Addezio. Particolarmente entusiasta, ovviamente, anche il presidente Quercioli. “La parte strutturale – ha detto – ha congiunto le vecchie barche di una volta, con quelle che andranno in pensione adesso. La chiglia, infatti, sarà come i gozzi del ’73, ma le prue saranno costruite come le barche del dopoguerra e saranno diritte per avere una maggior aerodinamicità. Questa valutazione è stata fatta con una perizia tecnica, facendo analizzare tutti i vari tipi di scafo da addetti ai lavori e ingegneri La linea d’acqua non sarà cambiata, così come le bordate e la ruota di prua. È variata tantissimo, invece, la solidità della barca e la resistenza. Abbiamo chiesto gozzi a prova di scoglio e così sarà. Non è la leggerezza, infatti, che fa la differenza di un’imbarcazione, ma la rigidità e la solidità”. Qualche modifica, invece, riguarda la parte della coperta. «Dopo le riunioni della commissione tecnica abbiamo deciso di spostare di qualche centimetro verso prua tutti i seggiolini, in modo da togliere il difetto dei vecchi gozzi che si impennavano un po’ troppo mentre viaggiavano. Facendo questo, il timoniere e i capivoga saranno leggermente più lontani. Poi abbiamo aumentato di poco la distanza tra i seggiolini e i puntapiedi perché prima i vogatori erano troppo incassati. E abbiamo allineato tutti gli scalmi dei remi”. Parere positivo, infine, anche da Gigi Suardi, ex presidente del Venezia e responsabile eletto tra i presidenti delle 8 cantine, che ha seguito la spedizione livornese in Campania. “I progetti mi sembrano buoni e rispecchiano quello che è stato chiesto dalle cantine. Ma dobbiamo vedere i gozzi stampati, prima di dare un’opinione definitiva. Comunque, appena verrà realizzata la prima barca, organizzeremo un equipaggio di 10 vogatori esperti e un timoniere da tutte le sezioni nautiche che andranno a provarla per vedere se ci saranno piccole modifiche da fare o se andrà bene così”. Alla spedizione livornese in Campania hanno partecipato, oltre al presidente Maurizio Quercioli e al responsabile del cantiere Tripesce Mirko D’Addezio, Alessandro Lemmi, Giancarlo Mariotti, Roberto Mariotti e Gigi Suardi.

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