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Politiche 2022. Il prof. Giovannini con +Europa: “Ecco perché mi candido”

Mercoledì 7 Settembre 2022 — 18:28

A pochi giorni ormai dal voto delle politiche parla il professor Alessandro Giovannini, candidato con +Europa, in un'intervista a 360 gradi sui bisogni del territorio e sulle sfide nazionali

A pochi giorni ormai dal voto delle politiche parla il professor Alessandro Giovannini, candidato con +Europa, in un’intervista a 360 gradi sui bisogni del territorio e sulle sfide nazionali.

Professor Giovannini, Lei è una delle novità delle elezioni nazionali e lo è senz’altro per il collegio proporzionale alla Camera Livorno Arezzo Grosseto Siena, nel quale è capolista per +Europa. Perché la decisione di candidarsi? E Perché +Europa?
“Penso che ci siano momenti della vita personale e di un Paese nei quali l’impegno in prima linea sia un dovere, o almeno io così ho inteso la scelta che ho fatto. Di +Europa condivido molte linee programmatiche liberali e +Europa ha condiviso con me molte proposte su economia, fisco, giustizia, federalismo, che da tempo studio. Uno scambio, se si vuole, di idee e di pensiero per guardare avanti, alla concretezza della vita e provare a dare soluzioni ai problemi con competenza”.

Perché gli elettori dovrebbero votare +Europa?
“Per l’idea di paese che propone, fondata sull’allargamento delle libertà e della democrazia, perché è la sola forza che fa parte del Partito dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa (ALDE), presente al Parlamento europeo, perché è un partito riformatore, che vuole svecchiare il paese, perché è il partito dei giovani e per i giovani nei programmi e nelle sfide culturali. E poi perché ha un programma credibile, attuabile concretamente, senza slogan e populismo, male, questo, che invece impregna molte altre forze politiche, specie quelle legate mani e piedi ad una o a due figure pseudocarismatiche”.

A chi si riferisce?
“Sia a quelle forze con impianti chiaramente populisti, con programmi assolutamente irrealizzabili, che cercano scorciatoie facili per problemi complessi e che parlano alla pancia degli elettori, sia a quelle unioni dettate da esigenze del momento, nate come nascono i funghi, senza avere una vera costruzione del basso, forze calate dall’alto e frutto di calcoli interni per la ripartizione dei seggi parlamentari, unite a freddo. Insomma, per scoppi che poco o nulla hanno a che vedere con l’idea di politica intesa come il più alto servizio di carità. I nomi, poi, li metta lei”.

I pilastri del programma quali sono? In poche parole potrebbe indicarli ai lettori?
“Europa federale, con riforma dei meccanismi di elezione e di voto per il Parlamento e all’interno degli organi decisori; Italia federale, con autonomia differenziata delle regioni e con la creazione finalmente di un fondo perequativo a garanzia dei diritti dei cittadini delle regioni a minore capacità fiscale; economia aperta al mercato e alla concorrenza, attenta alle imprese, alle professioni e alla creazione tramite di esse di opportunità di lavoro, perché sono le sole realtà che possono crearlo; fiscalità equa, semplice, solidale e ritagliata sui bisogni dei contribuenti, come ha suggerito l’OCSE in molti documenti inviati all’Italia, pungolo per i giovani e per la loro voglia di intraprendere; diritti civili, ad iniziare dalla libertà di una morte dignitosa, e di tutti i diritti che esprimono le libertà individuali senza compromettere o ridurre le libertà altrui. Potrei continuare, ma questi punti penso siano sufficienti per far comprendere almeno la serietà e completezza del nostro programma”.

Professore, se fosse eletto, quale sarebbe il suo primo atto da parlamentare?
“La sfida è dura, ma tanto per fare un gioco di immaginazione la prima cosa che farei sarebbe quella di proporre la revisione del sistema fiscale, una revisione sistematica, intendiamoci, non come quella sbandierata un pò da tutti in queste ore che si risolve in un insieme di toppe, inutili e in certi casi perfino dannose. La riforma che proporrei è già pronta, frutto di anni di approfondimenti e confronti, vi hanno lavorato decine di colleghi e decine di imprenditori e professionisti. Sarebbe traducibile in legge in pochi mesi, se vi fosse la volontà politica e avessi la forza parlamentare di queste elezioni, in 12 mesi avremmo un fisco completamente diverso, equo, semplice e solidale”.

E sui bisogni del territorio, cosa dice?
“Il collegio P02 della Camera è vastissimo, comprendendo le province di Arezzo, Grosseto, Siena, Livorno e tre comuni della provincia di Firenze (Incisa, Reggello e Figline). Questi territori hanno esigenze diverse. Per macro temi si può dire che le principali sono riconducibili alla portualità, all’energia, con la raffineria ENI, all’agricoltura, al turismo e alle c.d. eccellenze. L’industria pesante è ormai scomparsa dal territorio, mentre la manifattura, specie quella di eccellenza, resiste ma con grande fatica, sia per i costi, sia per la concorrenza. Ognuno di questi settori, i cui bisogni conosco bene, ha necessità di interventi specifici che dovranno o dovrebbero essere affrontati con un politica risoluta, determinata e competente sui tavoli romani e su quelli europei, insieme. Quello che fino ad oggi mi sembra essere largamente mancato. L’impegno comune con le categorie imprenditoriali e sindacali sarebbe indispensabile. Ma soprattutto sarebbe indispensabile arrivare ai tavoli dove si prendono le decisioni con competenza e progetti concreti. Gli slogan o i discorsi fumosi, a quei tavoli, sono dei boomerang”.

Un’ultima domanda di stretta attualità: il caro bollette. Cosa si può fare?
“Ieri un imprenditore che sono andato a trovare mi ha mostrato le bollette dell’elettricità della sua azienda: luglio 2021, costo di 42 mila euro, luglio 2022, costo di 191 mila euro. L’italia, da sola, può fare poco, se non proseguire nella politica già intrapresa da Draghi di riduzione delle accise e degli altri oneri, peraltro già ridotti all’osso negli ultimi sei mesi, e di sostegno con crediti d’imposta. La soluzione non può che esser europea e deve passare non solo dalla fissazione di un tetto massimo al prezzo del gas, ma anche dal disallineamento del prezzo dell’energia sulla base delle diverse fonti (gas, petrolio, rinnovabili e via dicendo). La svolta però potrà arrivare solo dal 2025, con l’autosufficienza dalla Russia e con l’avvio di una massiccia implementazione delle fonti rinnovabili. Per questo ho dato vita al Comitato nazionale per il SI al rigassificatore di Piombino. Inutile illudersi o illudere gli elettori, i prossimi mesi saranno duri”.

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