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Il procuratore Di Matteo al Rotary Club Livorno

Giovedì 27 Ottobre 2016 — 19:48

Martedì 25 ottobre il Dott. Antonino Di Matteo, Sostituto procuratore della Repubblica di Palermo ospite del Rotary Club Livorno, ha tenuto una relazione sul rapporto Stato/Mafia. Come noto il dott Di Matteo è un un PM in prima linea alla lotta alla mafia. Nell’occasione ha ripercorso le tematiche esposte nel suo libro “Collusi”.

Il Dott. Di Matteo è nato a Palermo nel 1961 ed è entrato in magistratura nel 1991 come sostituto procuratore presso la Procura di Caltanissetta. Dal 1999 è divenuto pubblico ministero a Palermo. Da allora ha iniziato ad indagare sulle stragi di mafia in cui sono stati uccisi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e gli agenti delle rispettive scorte, oltre che sugli omicidi di Rocco Chinnici ed Antonino Saetta.

Dal 1995 è sotto scorta in quanto le indagini che conduce lo hanno reso il bersaglio numero uno dei boss più influenti: Totò Riina e Matteo Messina Denaro. Tali indagini definite “inopportune” come ha tenuto a precisare l’oratore, persino da alcuni uomini delle istituzioni.

Uomo del sud, orgoglioso di essere siciliano e palermitano, combatte quotidianamente contro la mentalità affaristica delle cosche che dalla Sicilia è stata esportata praticamente in tutta Italia. Punta il dito sul quello che appare essere l’atteggiamento di appagamento delle istituzioni allorché si riesce ad arrestare la manovalanza mafiosa materialmente responsabile delle stragi: è la cupola che si deve combattere, la cupola che in questi ultimi anni ha cambiato strategia ricorrendo a metodi subdoli con i quali entra a far parte di lobbies economico politiche che decidono sui più grossi appalti pubblici. La riduzione della frequenza degli episodi stragisti non deve trarre in inganno.

Continuando nella sua disamina tra Stato e mafia non ha lesinato amari apprezzamenti sull’operato sia di Giulio Andreotti nei rapporti con il mondo mafioso, riportando quanto sentenziato dalla Corte di Cassazione, che di Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi.

E’ sulle nuove generazioni che si deve fare leva per cercare di sconfiggere la mentalità mafiosa, inculcando la cultura della giustizia e della legalità. Con una semplicità unica, Di Matteo ha condiviso con il numeroso pubblico presente ieri sera, la propria profonda comprensione del fenomeno mafioso di oggi. è dalle azioni di ciascuno che deve partire il contrasto alla criminalità. Per non arrenderci a un futuro in cui mafia e sistema-Paese siano una cosa sola, è importante essere partecipi e ricordare, “Dobbiamo conservare memoria di questi fatti perché il nostro Paese sta perdendo la memoria, ed un paese senza memoria è un Paese senza futuro”, queste le parole conclusive di ieri sera.

Presenti esponenti autorevoli del mondo istituzionale politico della città, Il Prefetto Dott.ssa Anna Maria Manzone, il Questore dott. Orazio D’Anna, il Comandante della Guardia di Finanza Ten. Col. Paolo Borrelli ed il Sindaco Filippo Nogarin che ha conferito la cittadinanza onoraria al dott Di Matteo.

L’oratore, accettando, si è dichiarato lusingato in quanto si sente legato alla città di Livorno: la sua scorta è costituita da militari del GIS. gruppo che ha la sua sede proprio a Livorno.

 

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