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Cyberbullismo, ecco lo “scudo” per difendere i nostri figli

Sabato 3 Marzo 2018 — 09:38

Negli ultimi anni sono stati numerosi i casi di suicidio o tentato suicidio a causa di video o foto (reali o modificati) dai contenuti pornografici messi in circolazione sui social network

di Jessica Bueno

Quali sono gli strumenti che scuola, famiglia ed educatori devono mettere a disposizione dei ragazzi per prevenire fenomeni di discriminazione? Questa è la domanda a cui il libro “Cyberbullismo: guida completa per genitori, ragazzi e insegnanti” cerca di trovare risposte. Il libro, presentato in una conferenza organizzata dal sindacato di polizia Ugl col patrocinio della Provincia di Livorno e tenutasi nel salone degli affreschi della Villa del Presidente di via Marradi 116, è una realizzazione di due esperti in materia (Mauro Berti, esperto informatico della polizia postale e Serena Valori, psicologa e psicoterapeuta), che dopo anni di ricerche e di raccolta di materiale sono riusciti a portare a termine un vero e proprio manuale che ha lo scopo di illustrare questo fenomeno particolare, cruento e sempre più diffuso. Presente all’incontro anche Cristina Cerrai, consigliera di parità della Provincia di Livorno.

‘Cyberbullismo’ è un termine che indica un atto aggressivo e molesto che viene attuato mediante strumenti informatici o telematici (sms, e-mail, chat, siti internet). In un’epoca come quella odierna, segnata dall’avvento dei social network come Facebook ed Instagram, i ragazzi sono esposti ad un mondo virtuale che non sempre riescono a tenere sotto controllo. Il solo fatto di essere nativi digitali non garantisce un uso consapevole dei mezzi informatici.

“I giovani di oggi – spiega Mauro Berti – sono inseriti sin dalla più tenera età in un sistema complicato di realtà virtuale. I mezzi con cui entrano in contatto hanno un potenziale enorme ed è fondamentale che esista una cultura sul loro uso che deve essere inculcata loro sia in ambito familiare che scolastico. Non esiste un reato specifico di cyberbullismo: la sicurezza fa il possibile per garantire un monitoraggio del fenomeno, ma è l’educazione a fornire il miglior strumento di sostegno. Per questo abbiamo deciso di realizzare questo libro, scritto col cuore”.

Negli ultimi anni sono stati numerosi i casi di suicidio o tentato suicidio, in particolar modo di giovani ragazze, a causa di video o foto (reali o modificati) dai contenuti pornografici messi in circolazione sui social network e che diventano, in poco tempo, virali. In molti dei casi il nemico, il cyberbullo, non è qualcuno di esterno o sconosciuto. Al contrario, è la rete amicale della persona a dare vita a situazioni devastanti, i cui effetti spesso non vengono colti neanche dalle famiglie delle vittime.

“C’è grande sensibilità su questo tema – afferma Cristina Cerrai – Di solito le vittime sono i ‘diversi’, persone che vengono inquadrate come non meritevoli di rispetto per le motivazioni più disparate: un handicap, un disagio, violenza di genere. Non sono state create nuove leggi per il reato in questione ma sono previsti interventi educativi, in particolare modo un Piano Nazionale anti discriminazione, per dare alle scuole le linee guida da mettere in atto per prevenire e contrastare questi fenomeni”.

“C’è bisogno di recuperare il valore della conversazione faccia a faccia – conclude Serena Valorzi – così come la spontaneità e la bellezza di ciò che avviene nella vita reale. Internet, alla sua nascita, ha promesso alle persone più tempo libero. Nella pratica, siamo sempre più stressati e stiamo perdendo l’abitudine a chiacchierare con le persone, se non tramite chat o webcam. Strumenti utili, ma che non garantiscono tutti i vantaggi che offre una conversazione vis a vis: cogliere le emozioni, le diverse sfaccettature di uno sguardo, l’empatia”.

Hanno partecipato alla conferenza, in qualità di relatori, gli autori del libro, moderati da Emanuele Palmarini, segretario regionale vicario Ugl-Fsp Polizia di Stato.

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