Inaugurata la grande “V” di Breschi in piazza Attias. Artista commosso: “Qui è dove sono cresciuto”
L'opera é stata inaugurata sabato 15 settembre alle 18. La cerimonia è stata accompagnata dalla fisarmonica di Massimo Signorini
Sabato 15 settembre alle 18 é stata inaugurata in piazza Attias l’installazione artistica dal titolo “Love Stoy” del maestro Fabrizio Breschi: la grande “V” come Vittoria, a ricordare la vicina piazza della Vittoria, un segno urbano destinato a diventare un riferimento visivo dell’area.
La grande Capital Letter tridimensionale, donata dall’artista livornese alla città, già da diversi mesi è collocata nel tratto di piazza Attias, di collegamento tra piazza della Vittoria e via Marradi, a completamento del progetto di riqualificazione dell’intera piazza.
All’inaugurazione di sabato presenti il sindaco Filippo Nogarin, l’assessore alla cultura Francesco Belais, l’assessore ai Lavori Pubblici Alessandro Aurigi e l’artista Fabrizio Breschi visibilmente commosso durante la cerimonia. “Qui è dove sono cresciuto – ha commentato il maestro Breschi – è un onore per me poter regalare un’opera permanente alla mia Livorno”.
Durante la cerimonia la storica dell’arte Veronica Carpita ed il critico d’arte Roberto Russo sono intervenuti sull’arte di Breschi e sul significato del monumento nello spazio urbano. E’ stata l’occasione anche per presentare la pubblicazione, edita dal Comune, specifica sull’opera. Ha collaborato alla realizzazione della cerimonia anche l’Istituto Superiore di Studi Musicali Pietro Mascagni con la partecipazione del musicista Massimo Signorini e la sua fisarmonica che ha allietato i presenti con un intermezzo della Cavalleria Rusticana.
Biografia di Fabrizio Breschi – Nato a Livorno nel 1950, Fabrizio Breschi rivela un talento precoce nella pittura tanto da partecipare ad un concorso già a 6 anni con un dipinto a olio, che viene respinto perché creduto opera di un adulto. La sua formazione primaria si svolge nella città natale, ma decisiva è la frequentazione di una zia risposatasi a Milano con Dino Bartolucci, noto collezionista d’arte anch’egli livornese, che avvicina Breschi alla conoscenza tanto della ‘nuova’ pittura toscana dei Rontini, Natali, Ranucci, Domenici, quanto alla visita dei luoghi del contemporaneo. Alla Galleria d’Arte Moderna di Via Palestro a Milano il piccolo Breschi capisce di amare i pittori figurativi dei primi del Novecento, oltre a Picasso e al Futurismo in genere. Alle scuole medie, che frequentò alle Mazzini a Livorno, tutti lo guardano come un marziano, allorché prende il pennello e si dedica al ritratto. E’ il più giovane partecipante del Premio ‘Fattori’ del 1964 con l’opera ‘Cavalli al sole’. Nel frattempo frequenta il Liceo Artistico a Firenze ed è allievo di insegnanti della levatura di Quinto Ghermandi, Piero Bigongiari, Dino Caponi e Gastone Breddo. Nel 1969 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze, sezione Pittura. Breschi ritrova come insegnante Gastone Breddo e comincia per lui un periodo molto stimolante di approfondimento culturale e di confronto costante con i classici e col contesto rinascimentale di Firenze. Nel 1973, poco prima della fine del corso di studi, conosce il pittore e insegnante Aldo Turchiaro, che quell’anno era succeduto a Primo Conti nella cattedra di Pittura dell’Accademia e che intravvede in Breschi un valido collaboratore, tanto da proporgli di diventare assistente della cattedra stessa.
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