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Luca, da Livorno alla Cambogia per portare un sorriso con i clown

Venerdì 5 Gennaio 2024 — 16:15

Luca D’Alessandro, livornese con la passione per la clownterapia, dal 18 dicembre al 3 gennaio è stato protagonista di un'esperienza di clown sociale in Cambogia. "Dai cambogiani ho imparato la gentilezza, non si arrabbiano mai e ringraziano sempre, e il fatto che noi occidentali ci facciamo troppi problemi che non esistono"

di Giulia Bellaveglia

La Cambogia è uno stato del sud est asiatico, un luogo in cui gran parte della popolazione vive in condizioni igienico, sanitarie, economiche e istruttive del tutto precarie. Ed è proprio questa terra che per un arco di tempo delle recenti festività natalizie, dal 18 dicembre al 3 gennaio, ha visto protagonista Luca D’Alessandro, livornese con la passione per la clownterapia. Un’avventura che ha preso vita grazie alle sue esperienze con l’associazione Vip (viviamo in positivo) Libecciati che svolge regolarmente in ospedale o nelle Rsa da ben tredici anni. “Attraverso l’associazione Vip Italia – racconta – mi si è presentata la possibilità di accedere a questa esperienza di clown sociale, così in dieci persone da tutto il Paese, abbiamo avviato un percorso di preparazione durato circa un anno”. Tre le tappe di questa bella avventura. “Prima siamo stati a Siem Reap alla Bosco Bakery School, una scuola per le persone dei villaggi circostanti utile ad imparare l’inglese, visto che nell’istruzione pubblica non è previsto. Poi, a Kampot siamo stati ospiti di una missione con una scuola, e anche di un ospedale. Infine abbiamo fatto un salto anche nella capitale Phnom Penh. In generale nei villaggi si vive meglio, la città è più difficile da affrontare”. Un viaggio che insegna tantissimo.
“La lingua era un mio cruccio, invece con i bambini non c’è stato alcun problema. Abbiamo fatto un sacco di laboratori costruendo strumenti musicali o disegnando, anche grazie ai 400 chili di materiali che ci eravamo portati dietro, e ci siamo sempre capiti. Dai cambogiani ho imparato la gentilezza, non si arrabbiano mai e ringraziano sempre, e il fatto che noi occidentali ci facciamo troppi problemi che non esistono”.
E per il futuro, la decisione è già presa. “Ripeterò questa esperienza, non so se di nuovo in Cambogia, ma sicuramente da qualche parte. Abbiamo persino comprato degli indumenti cambogiani da rivendere in Italia per raccogliere fondi per la prossima missione. Sono sicuro che, esattamente come questa, sarà bellissima”.

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