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Medì a Livorno: “Aiutamo una scuola a Tunisi, nella periferia di Oued Ellil”

Sabato 18 Marzo 2017 — 23:50

Uscire dall’irrilevanza anche con la memoria storica e con un omaggio a una sorella del Mediterraneo: Tunisi, attraverso un progetto di sostegno alla scuola media di Oued Ellil, alla periferia della città. La Comunità di Sant’Egidio promuove e coordina l’iniziativa, che è realizzata in collaborazione con l’associazione Tunisia Africa Forward e il contributo dei Comitati di Amicizia “Medì”, dal nome del meeting internazionale promosso da Sant’Egidio a Livorno.

Il meeting “Medì”, giunto alla quarta edizione, è stato realizzato in collaborazione con il Comune di Livorno, la Fondazione Livorno, la Fondazione Goldoni e il patrocinio della Regione Toscana.

Il progetto per la scuola della periferia di Tunisi è stato presentato festosamente sabato 18 marzo nel Teatro della Goldonetta: ha il valore di un omaggio alla città di Tunisi, alla sua lotta per una vita e per un mondo migliore, alla sua gente, al futuro dei suoi ragazzi.

E’ stato preceduto, alle 16.30, dalla tavola rotonda su ‘Partire dall’inizio: la città e la scuola’, con gli interventi di Angelo Romano (Pontificia Università Urbaniana), Gianna Valente (Dirigente scolastico Circo “Benci” – Livorno), Vasilos Koukousas (Università di Salonicco) e Radhia Abdelati (Tunisia Africa Forward).

Dalla Siria la voce di Alina, di origine armena: “Il nonno di mio marito ha perso la vita nel genocidio. Ora, come allora, abbiamo visto arrivare la guerra. I terroristi hanno occupato e distrutto case e chiese del nostro villaggio. Hanno detto di averci liberato, ma da cosa?”. Il Medio Oriente è soggetto e oggetto di tensioni a cento anni dagli accordi Sykes-Picot che ne definirono le coordinate con cui lo abbiamo cosciuto fino ad oggi.”Molti documenti vanno nella direzione di un post Sykes-Picot per il Medo Oriente – ha osservato Laura Feliu (Università Autonoma di Barcellona) – C’è lungo processo di subordinazione al sistema capitalistico. Si deve fondare l’analisi del Medio Oriente regitrando i cambiamenti sociali nel lungo termine. La prospettiva storica permette di verificare le relazioni di potere”.

Jean Pierre Cavalié, del Cimade (Comité intermouvement auprés des Evacués’, di Marsiglia), illustra lo scenario francese: “85000 richieste di asilo nella regione di Marsiglia, 22000 nella sola Marsiglia. Spesso non vengono garantiti i diritti minimi, anche dei minori. Le autorità non fanno rispettare pilastri della democrazia. A Marsiglia è nato il comitato delle Feste del convivere, perché vivere insieme ci dona felicità e gioia. Gli attentati di Parigi non hanno limitato questa volontà di accoglienza. Molte persone comuni hanno formato collettivi e si sono mossi per la solidarietà. L’ospitalità è il fondamento della società umana. I migranti economici e politici scappano da zone di violenza, hanno diritto all’accoglienza”.

Caterina di Bella, presidente del Comitato sardo di solidarietà, ha portato a Medì l’esperienza di Cagliari: “Qui spesso arrivano migranti algerini in barche da 10-12 persone delle quali spesso non si parla. Abbiamo 600 studenti profughi e facciamo un doposcuola per 35 bambini. Cagliari è crogiuolo di incontri. L’accoglienza funziona. Molti gli incontri dei ragazzi profughi nelle scuole per parlare con i loro coetanei. La Comunità islamica il venerdì prega in strada perché la moschea è diventata piccola. I tappeti conservati nella parrocchia di Santa Teulada”.

Carlo Parini, commissario della Procura di Siracusa, guida e coordina il Gruppo Interforze di contrasto all’immigrazione clandestina (Gicic), una task force di intelligence specializzata nella lotta al traffico di esseri umani. Parini guarda al Mediterraneo come luogo di umanità e di rinascita: “Siamo parte del Mediterraneo, abbiamo tutti dei tratti comuni in questo specchio di mare. I siriani, ad esempio, sono un grande popolo che abbiamo voluto accogliere con rispetto. La città di Augusta con grande umanità ha accolto 6000 minori. Vorrei dire che la tragedia del vicino può essere anche la nostra. Il popolo del Mediterraneo è un popolo unito. Quando parlo con i miei interpreti, mi rendo conto che spesso le nostre culture si abbracciano. Si può essere riferimento per gli altri, ciascuno può dare una parola per accogliere. Così ho visto occhi e volti tornare a brillare di speranza”.

Angelo Romano, docente della Pontificia Università Urbaniana presso la sede di Palermo, ha ricordato la figura di Don Puglisi, sacerdote palermitano ucciso dalla mafia nel 1993 ed il suo impegno per la promozione di una cultura di pace e di dialogo rivolto in particolare ai giovani del quartiere di Brancaccio a Palermo, territorio nelle mani di Cosa Nostra: “Padre Puglisi era un dialogante che non imponeva mai il suo pensiero; uomo di grande cultura ed intelletto al servizio dei giovani, in grado di cambiarne le sorti, insegnando che dal perdono nasce la riconciliazione”.

Gianna Valente, dirigente scolastico del circolo “A. Benci” di Livorno. “La nostra scuola ha accolto tutti, perchè la diversità è la nostra fonte di ricchezza; i semi piantati nei bambini in età elementare potranno rivelarsi importanti e decisivi per il futuro, il nostro futuro: un futuro di vicinanza, solidarietà ed accoglienza.”

L’incontro si è concluso con l’omaggio delle città del mediterraneo alla scuola di Tunisi di Oued Ellil per la sua ricostruzione.

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