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Storie da “Chi l’ha visto?” raccontate con la poesia

Sabato 6 Agosto 2016 — 13:39

“La scrittura di ognuno credo attinga alla vita, ma soltanto per essere vera: come da un magazzino, per fare di se un archivio disponibile di esperienza viva al servizio delle vite di altri e, meglio ancora, della interpretazione della storia e del mondo. Si usa la propria esperienza per comprendere. Non per questo un poeta e obbligato ad avere una vita avventurosa, l’esperienza si assume anche nel silenzio e nella solitudine. Ma un poeta e obbligato a osservare, a non lasciarsi sfuggire nulla. Perche la scrittura abbia minimamente senso credo che l’io dell’autore debba essere reso al suo stato zero, ovvero al suo stato di comunione umana e minerale.”

Così aveva dichiarato in un’intervista alcuni anni fa la poetessa romana Maria Grazia Calandrone e leggendo questa sua recente importante raccolta di poesia; – Gli Scomparsi – storie da Chi l’ha visto? (LietoColle, 2016 – Collana Gialla Oro) – non  possiamo che riconoscere l’immutata fedeltà a questo suo pensiero.

Non una parola di introduzione o postfazione per questo volume di poesie di circa cento pagine inserito nell’importante progetto editoriale di  LietoColle e pordenonelegge che è, appunto la Collana Gialla. Soltanto una nota finale dell’autrice dove tra l’altro scrive:

“Questo libro   è dedicato ad alcune vite incontrate grazie al museo dinamico dello schermo televisivo. Televisione, internet, realtà virtuale: mezzi nei confronti dei quali la scimmia nuda che siamo nutre sentimenti ancora sperimentali.

Ma Chi l’ha visto? ha raggiunto la parte di me più profonda e più viva, ovvero la rabdomante della poesia nella faccia più cruda della realtà.”

Sono queste vite a rivivere sulla pagina la loro storia attraverso il linguaggio sicuramente “diverso” della poesia:

Invece quella notte sembra che abbia dormito/ su un carrello della stazione posteggiato a pettine. Ma io sento/ ancora nelle orecchie la sua solita voce/ di panno blu pastello, così/ rannicchiata e dolce, che mi diceva: aspettami/ per cena – in quel tragico/ lunedì – in un colpo/ di vento, il suo amore (ogni altro inaudito/ silenzio) dove si colloca in quella/ ipotetica lontananza/ di campo d’orzo /oltrebinario, con un raschio di tralci sui fianchi del treno tra le vigne/ vangate dal vento/ del suo transito – la sua corporatura (che già il tempo/ debolmente cambiava – e io come potevo/ seguire con la punta delle dita/ ogni nuovo contrasto/ del suo impianto di carne e destino) – fino allo zero: un centesimo/ caduto nel sonno/ da una piccola tasca/ dalla mano/ che dunque si apre. A metà canale/ sul suo corpo i pennacchi delle canne, le tre porte di acqua salmastra.” (Antonio)

LietoColle

http://www.lietocolle.com/shop/collana-gialla/calandrone-maria-grazia-gli-scomparsi/

 

 

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