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Pavoletti: “Quando segno mi spolvero le spalle. Ecco perché”

Venerdì 17 Aprile 2020 — 18:39

Tra i tanti aneddoti che ha raccontato "Pavoloso" c'è quello legato al suo gesto di esultanza, quello sul suo maialino vietnamita Mou e le "gare" di cucina con gli amici

Quaranta minuti di chiacchierata a “cuore aperto”, con il sorriso e senza peli sulla lingua, con quella schiettezza salmastrata tipica di uno che le ha viste tante e si è sempre rialzato con una dignità da inchino, con un coraggio da standing ovation (clicca qui per rivedere l’intervista integrale).
Lui è un figlio del libeccio che lo stesso libeccio ha portato lontano da casa sui palcoscenici del grande calcio italiano. Si chiama Leonardo Pavoletti, ma per tutti è Pavoloso. Bomber di razza, bomber “operaio” come ama definirsi lui, lui che dal basso è venuto e lui che il basso non lo scorda. E’ stato proprio l’attaccante del Cagliari a collegarsi in diretta Facebook con la redazione di QuiLivorno.it per rispondere alle domande dei giornalisti, Filippo Ciapini e Giacomo Niccolini, collegati con lui dalle rispettive abitazioni in tempi di emergenza Covid-19.
Una lunga intervista dove la punta rossoblu si è raccontato a trecentosessanta gradi a partire da questa annata sfortunata che però ha fornito al “Pavo” l’assist per provare ad essere in corsa per gli Europei che si svolgeranno ormai nel 2021. “Alla fine qualcosa di buono in questo disastroso 2019/2020 l’ho trovato. Gli Europei – ha detto Pavoletti  – sono stati rinviati di un anno. Questo mi consente di prepararmi al meglio per poter sperare, sognare, di essere tra gli azzurri che proveranno a vincere il titolo nel 2021″.
Tra i tanti aneddoti che ha raccontato Pavoloso c’è poi quello legato al suo gesto di esultanza. “Quando segno mi spolvero le spalle. Si è vero. Il tutto nasce in seguito alla squalifica che ho ricevuto a causa di uno spray nasale usato e classificato come doping. Era un 26 dicembre, giocavo nel Sassuolo e fui squalificato per colpa di uno spray prescritto dal medico del club. Tutti mi diedero contro. Ricordo i titoloni dei giornali, i servizi di Sky… Pavoletti dopato! Così sono stato costretto a stare fermo per 40 giorni che era la pena minima per negligenza. Quando sono tornato in campo, al primo gol segnato mi tolsi dalle spalle tutte le cose brutte che mi erano state dette e tutte le persone che, anche in passato, non avevano creduto in me”.
Tra i tanti aneddoti anche il suo gol il giorno dopo la nascita di suo figlio Giorgio segnato a Firenze, il suo maialino vietnamita Mou e le “gare” di cucina con gli amici.
Ecco qua gli highlights dell’intervista con Leonardo Pavoletti.

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