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Simona, arbitro mondiale tra spade e fioretti

Martedì 20 Marzo 2018 — 12:40

Pierucci: "Ho iniziato ad arbitrare a 15 anni, nel 1987, dopo un brutto infortunio, grazie al maestro Mario Curletto che mi venne a trovare in ospedale e mi portò un libro del regolamento come regalo. Dedico questo risultato a lui e a mia sorella Silvia"

di Giacomo Niccolini

Dove c’è Pierucci… c’è scherma. E’ solo parafrasando lo slogan di un noto marchio italiano che riusciamo a far capire quanto questo sport scorra nelle vene di Simona (nella foto in pagina di Augusto Bizzi/Trifiletti). Nata e cresciuta sulle pedane con suo fratello Giuseppe e sua sorella Silvia, figlia e nipote d’arte, le sue colazioni sono sempre state a base di pane e fioretto e le sue cene condite da medaglie e podi.
All’età di 45 anni, dopo oltre 30 anni di carriera arbitrale arriva forse una delle più grandi soddisfazioni che sportivamente potesse ricevere: sarà arbitro ai mondiali giovani e cadetti a Verona dal 1° al 9 aprile, un maxi evento sponsorizzato dal patron del Chievo, Campedelli che coinvolgerà tante personalità del mondo dello sport e non solo per oltre una settimana. “Una gioia immensa – commenta al telefono con Quilivorno.it Simona Pierucci – che ripaga di tanti sacrifici e tante rinunce effettuate in tutti questi anni”.

SIMONA PIERUCCI CON LA MAGLIA DELL’ASSOCIAZIONE DEDICATA ALLA SORELLA “I CUORI DI SILVIA”, FOTO BIZZI/TRIFILETTI

Una competizione che rientra tra le tre più importanti nel mondo della scherma internazionale dopo le Olimpiadi e i mondiali assoluti, infatti, vengono proprio i campionati iridati per giovani dai 15 ai 21 anni che Simona Pierucci avrà l’onore di arbitrare come rappresentante italiana donna insieme a Martina Pascucci, nipote di Valentina Vezzali.
Come nasce l’idea di diventare arbitro di scherma?
“Era il 1987 e un brutto infortunio mi costrinse a smettere di tirare. Mi ricordo che ero in ospedale e mi venne a trovare il mio maestro Mario Curletto che cerò di rincuorarmi in tutte le maniere. Mi portò un libro con il regolamento della scherma e mi disse riprenditi presto e studia questo libro che per te ho un progetto. Il progetto era quello di farmi diventare un arbitro donna. Un’impresa non facile in un mondo, fino a quel momento poi, molto maschilista”.
E così hai iniziato…
“Si così iniziai ma inizialmente, forse per la mia giovane età e forse perché una ragazzina con gli occhioni azzurri e i capelli biondi e l’aria da bambolina, non fui presa troppo sul serio. Ma non mi feci mai abbattere dal pregiudizio e andai avanti”.

SIMONA E GIUSEPPE PIERUCCI, FOTO AUGUSTO BIZZI

Cosa ti ha motivato più di tutto?
“Forse il fatto che tra i fratelli Pierucci io fossi la meno forte in pedana e che un infortunio avesse dato lo stop definitivo alla mia carriera agonistica. Volevo dimostrare qualcosa a me stessa prima di tutti e a chi non credeva in me. E’ per questo che ho sempre messo le unghie e i denti in quello che facevo”.
Cosa significa per te essere arbitro di scherma?
“Non avere mai un weekend libero da settembre a giugno, rischiare il divorzio (ride ndr) per non essere praticamente mai a casa. Il mio vero lavoro è all’interno dell’agenzia marittima di mio padre ma spesso questo si trasforma nel primo lavoro per impegno e passione. Non facile coniugare sempre tutto alla perfezione ma le soddisfazioni che arrivano sono immense”.

SIMONA PIERUCCI INSIEME ALLE SUE GIOVANI ALLIEVI “ARBITRE” , QUELLE CHE DEFINISCE “IL FRUTTO DEL MIO LAVORO”

I traguardi più importanti nella tua carriera di arbitro?
“Dal 2000 sono diventato arbitro internazionale e dal 2012 sono designatore e formatore per la regione Toscana. Quindi ho assunto anche un ruolo di formazione per i giovanissimi e le giovanissime che si affacciano a questa realtà”.
Il tuo sogno più grande?
“Partecipare un giorno alle Olimpiadi ma… credo che rimarrà un sogno…”.
E perché mai?
“Chiaro che ci spero sempre ma credo che la tendenza sia quella di assegnare questo ruolo a qualche collega più giovane di me e che arbitra le tre armi: fioretto, sciabola e spada. Io non arbitro la sciabola ad esempio e questo potrebbe essere penalizzante. Ma… mai dire mai… Alle Olimpiadi di Rio c’era una sola donna arbitro. Chissà che nel 2020…”
Ok, allora noi ci proviamo e lanciamo un hashtag #pieruccialleolimpiadi e vediamo che succede…
“No dai, non scherzate (ride ndr) …”
Torniamo seri per un attimo. A chi dedichi questo importante risultato?
“Senza dubbio a Mario Curletto che mi ha fatto intraprendere questo percorso ormai quasi 31 anni fa e a mia sorella Silvia che porto sempre con me anche grazie all’associazione I cuori di Silvia con la quale facciamo tanta beneficenza. So che loro da lassù adesso staranno sorridendo. Li porto sempre con me”.

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