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Dal Goldoni, a cento anni di distanza, “Gramsci Antonio detto Nino”

Lunedì 18 Gennaio 2021 — 16:43

Lo spettacolo viene portato in scena a cento anni esatti di distanza, dallo stesso storico Teatro Goldoni di Livorno che il 21 gennaio 1921 fu testimone della scissione del Partito Socialista Italiano durante il suo XVII Congresso e da cui nacque lo stesso giorno (al Teatro San Marco) il Partito Comunista Italiano

L’attore Fabrizio Saccomanno interpreta “Gramsci Antonio detto Nino” di Francesco Niccolini e Fabrizio Saccomanno. L’appuntamento on demand in streaming gratuito è per giovedì 21 gennaio alle 21

A cento anni esatti di distanza, dallo stesso storico Teatro Goldoni di Livorno che il 21 gennaio 1921 fu testimone della scissione del Partito Socialista Italiano durante il suo XVII Congresso e da cui nacque lo stesso giorno (al Teatro San Marco) il Partito Comunista Italiano, l’attore Fabrizio Saccomanno interpreta “Gramsci Antonio detto Nino” di Francesco Niccolini e Fabrizio Saccomanno. L’appuntamento on demand in streaming gratuito è per giovedì 21 gennaio, alle 21.

“Un’occasione – spiegano da UraTeatro che producono lo spettacolo –  per raccontare frammenti della vita di uno degli uomini più preziosi del Novecento. Vita assolutamente privata: sullo sfondo, e solo sullo sfondo, il tormentoso rapporto con il PCI e l’internazionale socialista, le incomprensioni con Togliatti e Stalin. E l’ombra di Benito Mussolini”. Premio della critica – Palio Ermo Colle 2017, realizzato con la collaborazione artistica di Fabrizio Pugliese, la consulenza scientifica di Maria Luisa Righi, Fondazione Gramsci, “Gramsci Antonio detto Nino”  mette in primo piano la feroce sofferenza di un uomo che il fascismo vuole spezzare scientificamente, che vive una disperata solitudine, e in dieci anni di prigionia, giorno dopo giorno, si spegne nel dolore e nell’assenza delle persone che ama: la moglie Julka, i figli Delio e Giuliano. Il primo lo ha visto piccolissimo, il secondo non lo ha nemmeno mai conosciuto. “Proprio le bellissime lettere ai suoi figli sono state il punto di partenza – spiegano gli autori – tenerissime epistole a Delio e Giuliano, ai quali Gramsci scrive senza mai nominare il carcere e la sua condizioni fisica e psichica, dando il meglio di sé come uomo genitore e pedagogo. Ma accanto a queste, le lettere di un figlio devoto a una madre anziana che lo aspetta in Sardegna e non capisce. Le lettere di un fratello. Di un marito. Il corpus delle lettere di Antonio Gramsci ai familiari è un capolavoro di umanità, etica, onestà spirituale e sofferenza, un romanzo nel romanzo, che apre a pensieri, dubbi, misteri che raccontare in teatro è avventura sorprendente”. “L’occasione della pandemia e della conseguente cancellazione di molti rituali vitali della nostra esistenza – afferma il direttore artistico del Goldoni Emanuele Gamba – colloca questo straordinario monologo all’interno di un teatro spettralmente vuoto; come accade raramente, lo spazio teatrale si trova così a dialogare con la grandezza delle parole di un piccolo gigante che oggi ancor di più merita la nostra attenzione e la nostra cura. Qui, al Teatro Goldoni, accade con Gramsci Antonio detto Nino

Lo spettacolo è in collaborazione con Carcere di Turi (Bari) Festival Collinarea (Lari) L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino I cantieri dell’Immaginario – L’Aquila Thalassia – Residenza Memoria migrante di Mesagne.

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