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Stasera al Goldoni lo show di Mario Cardinali

Giovedì 26 Gennaio 2017 — 11:37

Satira, umorismo e… mancanza di rispetto, tutto in rigoroso vernacolo livornese: sono questi gli ingredienti di base che hanno reso famoso fino oltre i confini nazionali il mensile “Il Vernacoliere” e con lui il suo “Babbo”, ideatore, autore ed editore Mario Cardinali, atteso sabato 28 gennaio, alle ore 21 al Teatro Goldoni di Livorno in un originale one man show per la sezione “Eventi fuori abbonamento” della stagione. La serata, dal titolo emblematico “Noi livornesi una razzaccia a modo nostro”, darà modo allo storico direttore di parlare dei livornesi a 360 gradi: “Racconterò chi siamo, come siamo, perché siamo così – afferma subito Cardinali – ed anche tutto quello che avreste voluto sapere sui livornesi ed i pisani non ve l’hanno mai detto”. Uno spettacolo fatto di storia, storielle, satira, umorismo, letteratura, poesia, proverbi feroci e tante risate: “Nel mio annoso girare per l’Italia a parlare del Vernacoliere – dice ancora Cardinali –  ho sempre e dovunque incontrato tanta curiosità sui livornesi, tanta voglia di sapere qualcosa della loro storia, qualche spiegazione della loro caratteristica diversità dagli altri toscani, da tutti ben avvertita ma ignorata nelle sue motivazioni. Tutte cose che d’altronde neppure tanti livornesi conoscono, che nessuno ha mai veramente spiegato loro”.

E’ partendo da questa preliminare constatazione – con un tragicomico prologo sui pisani («”mpensabile parlare di Livorno – precisa Cardinali – senza la nostra cartina di tornasole, i pisani appunto, del resto tanto presenti nella nostra storia, oltre che nel nostro campanilismo”), si proseguirà con l’autoironia sul modo in cui i livornesi si sentono al centro del mondo, e poi sul loro essere anche un popolo di poeti (e ci sono stornelli ottocenteschi e versi di Caproni), in una comunità di donne matriarche e di ragazze speciali, dalle filandrine “scandalose” della prima industrializzazione e dalle sartine fino alle ragazze e ragazzine d’oggi col loro linguaggio senza pudori, “in un mix di sacro e di profano com’è nella composita realtà labronica, di mente e di pancia, di spirito e di materia, di carezze e di picchi nel muso”.
E si parlerà pure – sempre fra la realtà e la commedia – dei livornesi come popolo di pittori e di musicisti, come popolo di ribelli e di resistenti. E ci sarà poi il mare con i suoi traffici e con i suoi pirati, con i livornesi «popolo di marinai anzi di marittimi anzi di bagnanti», ci saranno le storie di risiatori ed infine “i figli di puttana, come tanti fra gli altri toscani definiscono i labronici… “.
E qui Cardinali comincerà un singolare viaggio a ritroso nel tempo, per ritrovare la vera storia di Livorno – dei livornesi come sono oggi – con il crogiolo di etnie che ha generato una “livornesità” tanto diversa dalla toscanità altrui, in una scorribanda storico-satirico-umoristica, “Fino a chiudere – conclude Cardinali – con un fuoco d’artificio dei famigerati proverbi gastro-ano-genitali della “civiltà” livornese, vera e propria filosofia parlata, una terminologia dissacrante che riassume i valori dell’essenzialità popolare, una ferocia espressiva che è realismo di sesso e di cibo, di materia fecale e di spiriti d’amore. Che è livornesità, senza se e senza ma”.

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