Alessandro, studente e “storico”… nel pallone
Autore su Minuto Settantotto e di un libro sulla storia del calcio irlandese, Alessandro Colombini racconta la sua passione nel raccontare il calcio con un "filtro" storico
Nato a Pisa ma livornese d’adozione e con un cuore “amaranto”, Alessandro Colombini (24 anni, foto), studente di Storia, è autore sul noto blog calcistico da oltre 25.000 like “Minuto Settantotto” e di un libro dedicato alla sua più grande passione: il calcio raccontato con un “filtro” dello storico tra battaglie sociali e rivoluzioni politiche sempre con il pallone come filo conduttore. Un viaggio in Irlanda del Nord nell’estate 2015 gli apre le porte dell’editoria a soli 19 anni e nel giro di pochi mesi esce nelle librerie “Strikers. Storie di calcio e di guerra nell’Irlanda del Nord di George Best e Bobby Sands”. Ecco l’intervista ad Alessandro per una nuova Storia QL.
Come ti avvicini alle “storie di calcio” e qual è il tuo modo di raccontarle? Tutto parte dalla mia grande passione per la materia, sia sul fronte sportivo che su quello socio-politico. L’idea di base delle mie ricerche ammette che nel calcio esistano due attori: i proprietari delle squadre dediti al business e i giovani calciatori con tanti sogni e speranze, con un rapporto di forza evidente che tende ai primi. La decisione che ha accompagnato la creazione del blog “Minuto Settantotto” nel 2015 e successivamente la stesura del libro è stata quella di vedere il calcio come un mercato miliardario, ossia quello che realmente è, ma analizzato con le lenti critiche e gli strumenti con cui solitamente si parla di “cose serie” come crisi economiche, guerre o disegni di legge. Una visione che si rifà a filosofi come Marx, Engels e Foucault e che ha permesso a me e al collettivo che negli anni si è creato intorno al sito di affrontare il mondo del calcio sempre dalla parte delle minoranze e delle “resistenze” presenti anche in un sistema di potere così ben collaudato. Inoltre grazie al blog è stato possibile dare voce anche a un terzo protagonista del pallone, il tifoso con tutta la sua meravigliosa cultura underground. Sulla narrazione mi rivedo molto in ciò che scrive Luca Pisapia nel libro “Uccidi Paul Breitner” quando identifica due strade per descrivere il calcio di oggi: quella nostalgica e idealizzante che ritengo sterile e quella che permette “l’esplosione delle contraddizioni”, ossia lavorare dall’interno del mondo calcio e fare emergere tutte le incoerenze e gli errori presenti nella sua stessa natura.
Un modo diverso per parlare e raccontare il pallone quindi…
Esatto, un’avventura partita in solitaria cinque anni fa con qualche articolo sul web ma che nel tempo ha visto allargare la gestione di “Minuto Settantotto” a un gruppo composto da ragazzi di tutta Italia, da Milano a Foggia, da Roma a Lecce passando naturalmente per Livorno. Scrivere sul web è il modo più facile per comunicare ai più giovani ma il nostro obiettivo da sempre è quello di andare a parlare davanti ad un pubblico organizzando convegni e incontri di discussione in cui confrontarsi, dialogare e magari dibattere su qualche argomento con la platea. D’altro canto portiamo nelle città la nostra personale visione del calcio già a partire dal nome del sito: il minuto settantotto è infatti quello della partita del 1974 tra Germania Est e Germania Ovest in cui il giocatore Sparwasser portò in vantaggio i primi battendo con quello storico gol i fratelli occidentali. L’esperienza del blog, prima, e del libro, dopo, mi ha permesso di viaggiare molto, di vedere posti meravigliosi anche fuori Italia e di venire a contatto con un capitale umano straordinario.
Come ti parte l’idea di raccogliere le tue esperienze in un libro?
Nell’estate 2015 feci il viaggio di maturità in Irlanda del Nord per conoscere da vicino la storia del calciatore James McLean di cui già avevo trattato in un articolo. Una volta tornato venni contattato dalla casa editrice Urbone per scrivere una sorta di “diario di viaggio” in cui raccontare la mia esperienza irlandese con l’obiettivo di pubblicarlo. Fu una chiamata totalmente inaspettata e per uno che aveva appena finito la scuola non poteva che essere qualcosa di incredibile. Alla fine scrissi un centinaio di pagine che però non volevano essere pretenziose o enciclopediche ma solo raccontare un lato dei conflitti interni all’Irlanda da un punto di vista diverso.
Dopo la pubblicazione, hai iniziato una girandola di viaggi di presentazione in tutta Italia. Come è stato vivere quel periodo così giovane?
Praticamente sono cresciuto girovagando in lungo e largo con la casa editrice per presentare il libro e qualche volta pensavo che sarebbe stato più bello stare a casa con gli amici e la famiglia. Era molto impegnativo sostenere certi ritmi ma devo ammettere di aver vissuto un grande percorso di maturazione e crescita personale. Devo dire che tra le presentazioni del libro e le conferenze con “Minuto Settantotto” ho conosciuto realtà culturali e sociali interessanti come il Centro Sociale Scuria di Foggia, il Nuovo Cinema Palazzo di Roma e il Magazzino 47 di Brescia e ho capito il valore della divulgazione e della cultura popolare.
Come ha reagito la critica?
In maniera molto positiva. Non potevo credere ai miei occhi quando apparse una recensione entusiasta sul “Guerin Sportivo” e nell’elenco di Eurosport come uno dei 15 libri sul calcio da regalare consigliati per il Natale 2016. Vista la richiesta, lo scorso anno è uscita la seconda edizione e i dati di vendita sono stati incoraggianti, però quello che più mi fa piacere è aver contribuito a diffondere un’idea di raccontare il calcio nella quale credo. In futuro spero di replicare quest’esperienza, meglio se con i miei colleghi del blog, anche se per il momento punto a un dottorato in Storia e una serie di ricerche sulla Resistenza.
Ultimamente voi di Minuto Settantotto siete apparsi anche sulle pagine digitali del Fatto Quotidiano…
Vero, quando venimmo contattati dalla redazione eravamo contenti di poter diffondere la nostra informazione su un quotidiano online così importante e accettammo tutti di buon grado. Scrivere su una testata nazionale ci permette di esplorare anche una terza piattaforma oltre al blog e alla pagina Facebook cercando di realizzare articoli più indicati a un giornale ma coerenti col nostro stile. E’ una grande soddisfazione!
Cos’è per te il calcio?
La più completa celebrazione della comunità e la bellezza dello stare insieme nel senso più alto. Il calcio è sport, competizione, soldi, risultati, sponsor ma anche quella solidale umanità che solo uno stadio pieno riesce a trasmettere.
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