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Daniele, dal coma alla vita. L’ex comandante di yacht che ora allena i futuri campioni

Lunedì 14 Gennaio 2019 — 12:52

Furiani, preparatore atletico e titolare della palestra Jungle Gym, è stato protagonista di un incidente che lo ha ridotto a letto per oltre sette mesi attaccato ad un respiratore. La storia della sua rinascita: "Ho puntato tutto su me stesso"

di Giacomo Niccolini

Tre, due, uno, scattare! Mentre risuona il basso potente sparato come motivatore musicale dalle casse all’interno della sua Jungle Gym, Daniele Furiani, 40 anni compiuti a luglio scorso, sembra il Peppiniello Di Capua della sua personalissima barca fatta di sudore e passione dove i “fratelloni” Abbagnale sono i suoi ragazzi, una platea variegata come un gelato all’amarena dai 18 ai 60 anni. Daniele, cappello nero tesa baseball targato NY sulla testa, gilet nero “spillato” con il marchio della palestra sul cuore, maglia bianca e cronometro in mano è appollaiato su di un trespolo di acciaio e ferro mentre la sua “giungla” segue le sue direttive. Tre, due, uno, via! E si riparte. Come la sua vita. Dove un countdown lo ha azzerato fino a fargli sputare in faccia alla morte da tanto che lo ha guardato negli occhi. E lui non ha fatto altro che azzerare il cronometro e farlo ripartire. Tre, due, uno, let’s go!
“Era il 13 maggio del 2008 – racconta mentre i Blues Brothers in sottofondo con Evrybody needs somebody to love danno il ritmo al suo corso mattutino – Facevo due lavori. Quello in palestra come istruttore di sala pesi e quello di comandante di yacht. Ho ancora un brevetto per guidare barche di lusso fino a 24 metri. Quel giorno ero all’interno del cantiere navale di Marina di Pisa e stavo scaricando la spazzatura in un cassonetto. Me lo ricordo, il giorno prima era stato il compleanno di mio fratello Gabriele. Una macchina ha perso il controllo ad una velocità folle e ha preso in pieno me e il cassonetto. L’impatto è stato violentissimo. Sono stato ricoverato d’urgenza, ero un sacchetto di ossa dentro i miei vestiti. Concedetemi il termine, ero davvero tutto rotto. Mi hanno dato non so quanti mai punti, in testa, all’addome, ovunque. Sono stato anche in coma e per sette mesi attaccato ad un respiratore non potendo alzarmi dal letto”.
Pillola rossa o pillola blu, uscire dal Matrix oppure lasciarsi vivere. “E’ in quel momento – dice Furiani – che ho scelto di puntare tutto su di un allenatore personale… e ho scelto me stesso. Mi sono guardato allo specchio e ho detto che dovevo uscirci, in qualche maniera, piano piano, lentamente, ma dovevo farcela. Me lo dovevo”.
Sulla sua pelle una tela di tatuaggi lo avvolgono come una coperta calda. Dalle frasi di Mohamed Alì a un passo della bibbia del profeta Ezechiele, dal volto di Padre Pio (disegno fatto prima dell’incidente) fino alla data di nascita e al nome di sua figlia (Emma 4-10-11). Tre, due, uno… andiamo!
Così lentamente Daniele ci riprova. Si alza dal letto, cammina con le stampelle. Suo padre Stefano, che oggi lavora con lui insieme alla mamma Roberta all’interno della sua palestra, lo accompagna tutte le mattine in una sala allenamento in via Maggi. E’ passato circa un anno da quel dannato giorno. “E’ li che ho iniziato nuovamente a provarci. Con una stampella da un lato e con l’altro braccio libero ho iniziato a dare le prime botte al sacco. Poi i pesi da un solo chilo per rifare massa muscolare. Considera che al momento dell’incidente ero 94 kg e mi stavo allenando per le gare di strappo e slancio olimpico. Quando mi sono rialzato dal letto pesavo 62 kg e avevo più punti addosso di Frankenstein”.
E’ stata dura. Passo dopo passo. Chilo dopo chilo. Allenamento dopo allenamento. Daniele punta le sue fiches tutte sul suo numero. E la ruota gira, gira, gira… Tre, due, uno… ora!
Daniele c’è. Riacquista tono muscolare e si rimette in gioco. “Vedi – dice mentre ora le casse dello stereo passano Freedom di Aretha Franklin – Per me l’agonismo è una sorta di droga. Non ce la faccio a stare senza. Anche ora che ho 40 anni penso sempre a come mettermi in gioco e ho già visto il ring come prossima sfida. Voglio fare un incontro di boxe da agonista. E’ la mia prossima sfida. Mi sto allenando con il maestro Fabrizio Trinca e costi quel che costi ce la farò”.
Così Furiani torna in pista, e lo fa alla grande. Nel 2011 diventa padre di Emma, la sua compagna di una vita Elisa (“ormai stiamo insieme da 13 anni e a lei devo tantissimo, non mi ha mai abbandonato neanche nel momento più buio della mia vita”) dà alla luce la gioia più grande della sua esistenza. “Il tatuaggio a cui tengo di più? Quello che mi ricorda mia figlia, senza dubbio”.
Tre, due, uno… in piedi! 
Furiani torna a gareggiare e nel 2012 la gioia: diventa campione italiano di slancio con le ghirie (kettlebells), dei pesi di ferro con maniglie per intendersi, e  porta sul podio la piccola Emma. “Era così piccola che la tenevo su di un braccio. Per me è stata la vera rinascita”.
In quel periodo l’apertura della palestra che deve il suo nome, dato dall’amico e avvocato Matteo Vannucci, alla canzone dei Guns N’ Roses Welcome to the Jungle.
La vita di Daniele però è anche dedicata ad allenare campioni o futuri tali. “Ho allenato anche Giorgio Chiellini qui da noi – spiega Furiani – veniva d’estate, chiaramente, a bocce ferme, e per non perdere l’allenamento veniva qua da noi quando ancora la mia palestra era in via di Popogna prima di trasferirsi in via Micheli”.
Ma Daniele ha il merito anche di essere il preparatore atletico del gozzo del Venezia e del mini-palio della cantina rossobianca. “E’ un bellissimo stimolo preparare i vogatori se si considera che io ho vogato per 15 anni tra Ovosodo e Borgo Cappuccini. Mi avevano più volte corteggiato al Venezia come atleta ma ho sempre detto di no per non tradire le mie origini borghigiane. Ora da preparatore ho ceduto alle lusinghe, è diverso. Ed è bello poter allenare anche i giovanissimi insieme al tecnico Fabrizio Pedani istradandoli a questo magnifico sport che è sacrificio e dedizione. Tra i tanti atleti che mi passano sotto gli occhi ospito anche i campioni del braccio di ferro nostrano del Tyrsenoi di Daniele Sircana che si allenano all’interno della nostra palestra. Insomma, di sfide non ne posso fare mai a meno”.
Tre, due, uno… stop! La sessione di allenamento finisce. Daniele cambia musica. Tutti nelle docce. Nei suoi occhi il prossimo traguardo. Magari un nuovo tatuaggio per una nuova tappa, un nuovo limite da scardinare, un nuovo campione da allenare e quel ring di boxe su cui salire per la sua nuova avventura. Daniele ha scelto di rialzarsi con le sue gambe e puntare tutto su se stesso. La ruota ha girato e la pallina si è fermata sul suo numero. E adesso c’è solo da riscuotere il premio, con un’altra scommessa da spendere in tasca…

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