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Leonardo, procuratore sportivo a 23 anni. “Così riconosco i talenti”

Domenica 24 Febbraio 2019 — 00:00

Oggi puntiamo i riflettori su Leonardo Sireno, classe 1996: "Il giocatore che emerge tra tutti gli altri lo vedi dallo sguardo, vuole mangiarsi il campo"

di Filippo Ciapini

Continua il nostro viaggio all’interno dello sport livornese alla ricerca dei giovani che hanno deciso di proseguire il loro percorso operando da dietro le quinte. Oggi puntiamo i riflettori su Leonardo Sireno, classe 1996 che, abbandonata l’idea del carrierone da difensore centrale, si è fiondato sulle tribune di tutti i campi giovanili di Livorno e provincia diventando, a dicembre 2015, procuratore sportivo riconosciuto dalla Fifa. “Passavo le notti a vedere il mercato su Sky e Sportitalia, mi incuriosiva il fatto di poter scoprire giovani talenti e farli emergere – ci ha raccontato al telefono – Ho cominciato andando a vedere gli juniores del Sorgenti, del Livorno 9 e delle altre squadre livornesi poi i tornei regionali, era un continuo girare per tutta la Toscana”. Da lì è partito tutto, il corso ed il successivo riconoscimento come agente Fifa più giovane d’Italia, ma Leonardo non si scompone perché “Questo titolo, se possiamo definirlo così, è stata una cosa carina, adesso però è già acqua passata, ora contano i fatti“. L’intervista.

Come è partita la tua avventura?
“Una volta diventato operativo ho iniziato a calcare i campi provinciali, partite di tutti i tipi, dagli juniores regionali ai professionisti under 15, avrò visto un centinaio di partite in tutta la Toscana, al pensiero rabbrividisco ancora”.

E poi?
“E poi sono entrato in contatto con i miei primi assistiti, ragazzi di Livorno, Pisa ed Empoli che da società dilettantistiche andavano nelle giovanili di squadre più blasonate, ricordo ancora uno dei miei primi atleti che dal Tuttocuoio passò al Livorno”.

Puoi spiegarci meglio il ruolo del procuratore?
“Certo. Personalmente, in questo momento, mi sto muovendo a livello giovanile facendo quindi un lavoro di scouting in modo tale da trovare un ragazzo che abbia una prospettiva da professionista. Una volta che il calciatore è diventato professionista, inizia l’altra parte del mio lavoro, ossia curare i suoi interessi e trarre il meglio per lui”.

Come si diventa procuratore?
“Al momento è obbligatorio sostenere tre esami, uno riconosciuto dal Coni e due dalla Figc, ma cambiano spesso. Io, per esempio, ho dovuto seguire dei corsi e fare un esame scritto e orale a Roma”.

Come ti rapporti ad un giovane?
“È brutto da dire ma devi avere un approccio di vendita, ti devi saper vendere ma allo stesso tempo devi instaurare un rapporto di fiducia, devi essere sincero. L’esempio peggiore è colui che fa le promesse pur non avendo la certezza di mantenerle. Un altro aspetto da sottolineare è anche il rapporto con il genitore. Fortunatamente nel mio caso ho sempre avuto a che fare con persone serie e disponibili, ma molte volte ci troviamo di fronte a quelli che si travestono da procuratori credendo di avere il fenomeno in casa e in realtà fanno solo peggio al giovane calciatore che potrebbe sentirsi carico di responsabilità inutili”.

Che qualità ricerchi in un giocatore? Da cosa riconosci che potrà sfondare?
“Sembra scontato da dire, ma il giocatore forte lo vedi subito non solo dalle caratteristiche tecniche, ma soprattutto per le decisioni prese in campo, per come si muove. Quello che emerge tra tutti gli altri lo vedi dallo sguardo, vuole mangiarsi il campo. Per come la vedo io poi, chi crede davvero di sfondare ed ha le capacità per farlo, deve essere consapevole di dover mettere il calcio al primo posto, arrivati a certi livelli, purtroppo, bisogna fare dei sacrifici”.

Come giudichi i settori giovani in Italia?
“Si sente dire da tutti che mancano i giovani nei centri sportivi, personalmente, però non la vedo così, i ragazzi bravi ci sono, sono le società che vorrebbero incentivare il loro sviluppo inserendoli in prima squadra e, perché no farli esordire. Dovremmo prendere esempio dal modello Atalanta che prende i giovani da piccoli e li fa esordire in prima squadra, un po’ come sta facendo il Milan e l’Entella”.

C’è qualche giovane amaranto che ti ha impressionato?
“Uno su tutti Gabriele Santini, difensore classe 2000, è molto bravo, forse anche più di qualcuno in prima squadra, il prestito in serie D gli farà bene. Anche Alessio Canessa ha qualità importanti, ma soprattutto ha fatto la scelta giusta, è rimasto ed ha esordito”.

La stagione calcistica è giunta al giro di boa, come giudichi il tuo campionato?
“È stato un anno molto positivo, ho avviato una collaborazione importante con Giocondo Martorelli, procuratore che ha avuto calciatori come Bergomi, Bonaventura, Passoni e che adesso ha il neo arrivato al Livorno, Gabriele Gori. Insieme, abbiamo creato una sinergia che, mescolando la sua esperienza alla mia giovane età ed intraprendenza, ci ha permesso di portare nella nostra scuderia alcuni giovani interessanti da far crescere nei prossimi anni”.

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