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Marco Grassi, geometra e fotografo di umanità

Domenica 23 Giugno 2019 — 00:01

La storia di Marco Grassi e della sua crescente passione per gli scatti fotografici legati a passanti o lavoratori con un'attenzione particolare ai meno fortunati come nella mostra "Consapevolezza"

Si scrive geometra, si legge fotografo. Marco Grassi, nato a Livorno il 21 ottobre 1967, vive da sempre una grandissima passione per la fotografia, arte nella quale ha trovato un punto di riferimento imprescindibile per la sua vita. Un fotografo di umanità, in quanto legato alle immagini di passanti o lavoratori presi in atteggiamenti quotidiani e spontanei con un’attenzione particolare ai meno fortunati, come ad esempio i soggetti della sua ultima mostra allestita in Fortezza Nuova dal titolo “Consapevolezza”, dedicata al difficile mondo delle cure palliative. Per Marco il comportamento delle persone, anche in momenti di solitudine, disagio e sofferenza, dimostra sempre e comunque l’attaccamento umano alla vita.

Un innamoramento quello per la fotografia nato… per aiutarne un altro: tutto partì infatti verso l’inizio degli anni ’80 quando Marco frequentava le medie ed era infatuato di una bionda compagna di classe. Quando la ragazza alzò la mano per partecipare ad un corso extra scolastico di fotografia, Marco la seguì a ruota, volenteroso di passare un po’ di tempo con la bella fanciulla. Ma se i sogni si spensero da un lato, si riaccesero da un altro: quando la bambina sentì per la prima volta gli odori acri degli acidi e dei reagenti in camera oscura sparì immediatamente dall’attività… mentre il giovanissimo Marco rimase. Chiusi gli studi scientifici con in mano un diploma da geometra, per Grassi iniziò l’avventura da fotografo che aveva sempre desiderato, senza mai però viverla come un reale lavoro: davanti ai suoi occhi non voleva vedere gli sfondi grigi di uno studio di fotografia ma i colori sgargianti della sua Livorno e delle città che, in oltre 30 anni di viaggi, ha visitato e ritratto col suo stile. Tra le mete preferite si annoverano l’Inghilterra, la Spagna e la Grecia, mentre in terra natia ha fotografato oltre 50 piccoli borghi medievali, di cui è particolarmente appassionato. Nella sua vita, oltre che miriadi di immagini, Marco vanta anche una serie di attività imprenditoriali che gli hanno permesso di praticare serenamente nel tempo libero la fotografia, come la direzione di sala di un ristorante a Londra o la partecipazione agli staff organizzativi di importanti discoteche in Toscana, come il celebre Tenax di Firenze. In 25 anni di attività nel settore della nightlife Grassi ha dato vita anche al progetto Circus, ossia un aggregato fra party ed esibizioni di qualsiasi genere, dal body painting alla giocoleria col fuoco, dai costumi di tradizione livornese alla musica live, grazie al quale riuscì ad alzare vertiginosamente i numeri dell’Alcatraz di Livorno. Dopo una stagione ai vertici del successo, Marco chiuse l’attività non lasciando “eredi” capaci di continuare questo sogno. Da qui in avanti solo fotografia e da buon “nemo profeta in patria” il nostro fotografo ha trovato soddisfazioni soltanto in tempi più recenti, come la selezione tra i migliori 3 per il concorso Cerchiamo la purezza promosso da Cesari Verona e nel 2018 la vittoria de Il Bianco e il Nero, con uno scatto apparso 2 anni prima sulla rivista specialistica Digital Camera.

Marco ci racconta la storia che circonda questa fotografia con il sorriso sulle labbra:  “Durante un viaggio in treno da Pisa a Livorno mi trovavo seduto vicino a due suore, una vestita di bianco e l’altra di nero. Desideroso di fotografarle senza essere visto attesi il momento propizio. Quando improvvisamente entrambe iniziarono quasi in sincrono a chattare sui propri cellulari, fu allora il segno del destino. Ma concentrato sullo scatto, non mi accorsi che il treno era ripartito e dovetti scendere a Rosignano! Ma ne era valsa la pena, avevo in mano un bell’oggetto che sicuramente mi avrebbe dato soddisfazione”.

Nella sua carriera Grassi può vantare di aver “prestato” la sua macchina fotografica alla realizzazione del libro celebrativo sull’alluvione di Livorno intitolato “Silenzio sommerso” e di aver ritratto la celebre cantante jazz Chiara Pellegrini in un’immagine, poi diventata icona del suo tour in Portogallo. Il suo “curriculum”  si arricchisce nel 2017 dell’allestimento della mostra fotografica “Storie di donne e di Mercato”, la prima della storia organizzata nei locali del Mercato Centrale, realizzata con Roberto Bartolini. Un’esposizione svolta nella Sala delle Gabbrigiane che descriveva la vita e le attività dell’universo femminile attorno a questo storico punto di ritrovo. Tra i suoi tanti estimatori non manca Giovanni Gastel, che ha definito la sua opera come “un pugno al ventre” per la crudezza realistica di molti soggetti ritratti dal livornese. La mostra fotografica andata in scena alla Sala degli Archi in Fortezza Nuova fino al 25 maggio 2019 sui pazienti palliativi ha evidenziato proprio questo aspetto della poetica di Marco: dare voce ai più deboli. Un’idea difficile quanto coraggiosa che parte da una promessa che l’autore fece a se stesso nel lontano 2006, a breve distanza dalla scomparsa del padre. Memore delle eccellenti assistenze rivolte al genitore nelle sue ultime settimane di vita, Marco ha iniziato da quell’anno a devolvere una parte degli introiti dei suoi eventi in beneficenza proprio allo stesso Centro cure palliative di Livorno. Oltre un decennio dopo Grassi ha deciso di dedicare un’intera mostra allo straordinario lavoro degli operatori di reparto con particolare attenzione ai loro ospiti: protagonisti di tante immagini sono infatti gli occhi dei pazienti, spesso vitrei e colmi di vuoto ma consapevoli di non essere soli nel momento del massimo bisogno grazie ai tanti angeli in camice bianco. I silenzi urlanti uditi in più di 2 mesi nell’hospice sono alcune delle cicatrici che Marco si porterà sempre dietro.

Per il prossimo futuro c’è un ambizioso progetto concordato con la Regione Toscana da svelare prossimamente. Un altro lavoro impegnativo che vedrà Marco girare tutto il nostro territorio alla ricerca di nuove storie da raccontare e immortalare con la sua macchina fotografica.

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