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Matteo, un “figlio del mare” fra surf e ambiente

Domenica 5 Gennaio 2020 — 00:01

L'avventura di Matteo Nani parte da Livorno ma guarda lontano: la pulizia del mare il suo obiettivo, il surf il suo "strumento del mestiere"

di Tommaso Lucchesi

E’ nato a Livorno ma si sente un “figlio del mare”. E’ la storia di un surfista con il sogno di ripulire il bene più prezioso di madre natura chiamando a raccolta tutta la cittadinanza e fondando un gruppo di amici impegnato nella salvaguardia del blu con imprese di risonanza nazionale.
Matteo Nani nasce nel pieno dell’estate del 1980 e la cultura marittima di Livorno lo investe da subito grazie al nonno “barcaiolo” e al primo approccio con la tavola da surf (un bodyboard) a soli 9 anni. Un’infanzia tutta immersa nell’acqua dato che Matteo pratica nuoto agonistico fin da bambino e il legame con il mare diventa ben presto una componente imprescindibile in lui. Il surf, iniziato quasi per gioco con il cugino Giacomo Neri nelle estati ai Bagni Lido di Livorno, lo attrae immediatamente e, dopo anni di pratica e affinamento delle tecniche, lo porterà a girare il mondo alla ricerca delle onde più impegnative da solcare. Un animo viaggiatore che conduce Matteo a far tappa su tutte le realtà costiere più belle d’Europa senza disdegnare fermate in Africa del Nord e Asia, soprattutto in Indonesia dove contrae la Febbre Dengue, sventata grazie a un tempestivo ritorno in Italia. Una vita ricca di incontri con culture e popoli diversi e, a suo modo di vedere, più vicini alla natura rispetto a quanto non sia oggi la civiltà occidentale. Matteo cerca di colmare questa differenza tra civiltà vivendo in gioventù la mentalità surfista: chiunque abbia visto film come “Pointbreak” o “Un mercoledì da leoni” non può non associare il surf a una visione del mondo più libera dagli schemi sociali, più egualitaria e anarchica e meno condizionata dal grigiore delle città e della quotidianità. “Un po’ alla hippy” come tiene sorridendo a sottolineare il “Capo”. Ma il tempo arriva prepotente per tutti e anche i classici ardori giovanili lasciano spazio al duro confronto con la realtà: il lavoro, ma anche la famiglia. Insieme ad alcuni amici storici (Jorma Cosci, Gianluca Lombardo e il cugino Giacomo) durante una giornata in acqua nel gennaio 2018 gli viene in mente di creare un’associazione e una pagina ad hoc e battezzarsi “Sons of the Ocean” (Figli dell’Oceano) con grande approvazione di tutti (il nome probabilmente era entrato nella testa di Matteo anche per la nascita di suo figlio nello stesso periodo). L’obiettivo è quello di diffondere un messaggio di portata universale (anche se inizialmente indirizzato alla cittadinanza livornese) riguardo la salvaguardia delle coste e dei mari – “il parco giochi di noi surfisti”- incoraggiando soprattutto i più giovani a una nuova consapevolezza sull’importanza di tenere pulita la vetrina più prestigiosa della città. Iniziano per Nani & co. vari pellegrinaggi in Comune e in Regione per ottenere i permessi necessari a realizzare la prima grande impresa dei Sons: liberare dai rifiuti l’intera area del Romito. Ore di duro lavoro sotto il sole del 15 settembre 2018 per Matteo e compagni che, coadiuvati da un’altra bella realtà nostrana, gli Acchiapparifiuti e oltre 50 volontari, riescono a recuperare oltre una tonnellata di plastica e a ridare un po’ di colore a un gioiello naturale dello scrigno labronico. La raccolta ottiene risonanza cittadina tanto da farvi interessare e partecipare anche l’allora assessorato all’ambiente. Una seconda tornata dalle parti di Calafuria viene eseguita nel gennaio 2019 e partecipano sempre più associazioni (come Reset Livorno) e sempre più ragazzi che, armati di guanti, sacchi e bastone si arrampicano sulla scogliera alla ricerca di copertoni, cassonetti, bottiglie e materiali vari (fra i quali spicca una lattina di alluminio risalente al 1984). Ma il lavoro di “Capo” e amici non si ferma qui. Per l’estate 2019 i Sons of the Ocean, in collaborazione con i Pirati della Plastica e non solo, firmano un progetto sociale dal titolo “Barattiamo” che vede protagoniste le baracchine del lungomare livornese: una ricompensa (bibita, gelato, birra, etc.) offerta dal locale a chi riporta un bicchiere pieno di mozziconi di sigaretta raccolti nei paraggi o nella più vicina spiaggetta. L’iniziativa, promossa con lo scopo di sensibilizzare la popolazione per evitare la dispersione in mare dei rifiuti, ottiene un grandissimo successo sia da parte degli esercenti sia per i giovani partecipanti, tanto che l’eco del progetto arriva fino al Ministero dell’ambiente a Roma che si dimostra interessato a estendere l’esperimento a tutte le coste della Toscana e anche oltre. Sempre nel mese di agosto i Sons sono protagonisti delle due giornate di pulizia del Molo Novo dalle plastiche insieme a un numero sempre crescente di volontari e associazioni; la raccolta rifiuti dell’8 agosto è rimbalzata alle cronache per il rinvenimento di una mandibola umana. Oltre ai numerosi impegni civici e al lavoro di curatore della pagina dei Sons of the Ocean, Matteo Nani non manca di tenersi continuamente aggiornato sulla sostenibilità ambientale, sulla biologia marina e sulla climatologia, di cui è diventato un esperto autodidatta tanto da essere invitato come relatore all’Ocean Race Summit di Genova del 20 settembre 2019 per discutere delle possibili soluzioni contro l’inquinamento oceanico. Da annoverare anche la partecipazione dei Sons come promotori e “consulenti ambientali” per lo spettacolo teatrale “I figli del mare” andato in scena al Goldoni sabato 7 dicembre e dedicato proprio al rapporto tra Livorno e il blu.

I progetti futuri di Matteo e del suo team prevedono di impegnarsi per diventare una Onlus a tutti gli effetti, esportare i progetti fuori dal bacino locale e iniziare così un ciclo di incontri di educazione ambientale nelle scuole italiane. Ma oltre tutto questo il “Capo” rimane un surfista, seguace dello spumeggiare delle onde e allievo della sua corrente. Insomma… un puro e semplice figlio del mare.

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