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Vincenzo, tra tele e pastelli per raccontare la pandemia

Lunedì 5 Aprile 2021 — 08:21

Quindici opere che raccontano l'epoca Covid. È questa l'idea di Vincenzo Greco, architetto e artista livornese. Il racconto

di Giulia Bellaveglia

Colori intensi e tratti decisi raccontano l’evoluzione della pandemia, dal lockdown all’arrivo dei vaccini.
È il caso delle opere di Vincenzo Greco, architetto e artista livornese, che propone una serie di realizzazioni incentrate sulla tematica del Coronavirus.
“Questa particolare situazione sanitaria ha colpito profondamente tutti noi, ma è innegabile che ci abbia lasciato anche molto tempo libero – spiega – Come pittore non potevo certo esimermi dal raccontare e ho deciso di farlo a modo mio. Il periodo mi è sembrato una circostanza surreale, che nessuno si sarebbe immaginato, totalmente ignoto. Per descriverlo mi sono ispirato ai pittori surrealisti, in particolare a Magritte, il quale diceva amo le immagini il cui significato è sconosciuto poiché il significato della mente stessa è sconosciuto, concezione che mi è servita come ispirazione per poter esprimere questa realtà drammatica”.
Quindici idee che attraverso acrilico, pastelli, tela e cartone tracciano una storia pittorica riproponendo le emozioni legate alle varie fasi dell’emergenza sanitaria. “I primi lavori descrivono i momenti iniziali, quelli peggiori, in cui avevamo paura e la realtà circostante era un’incognita – prosegue entrando nel dettaglio – I dipinti successivi contengono invece speranza per il futuro, per la salvezza dell’umanità. Infine, le ultimissime sono rappresentazioni di gioia, dovute alla scoperta che il vaccino esiste e potrà essere distribuito a ciascuno di noi”.
La storia dell’artista labronico arriva da lontano, da un premio ottenuto quando era solo un bambino. “A dieci anni ho partecipato ad un concorso di pittura aperto a tutti e l’ho vinto – racconta – Questo mi ha spinto a continuare a dipingere e durante gli anni del liceo ho frequentato anche una scuola d’arte. All’università mi sono iscritto ad architettura, ma vicino alla facoltà c’era l’Accademia di belle arti così, ho scelto di seguire anche quei corsi. Da professionista ho poi avuto l’onore di dirigere due importanti lavori per i monumenti della città: il restauro della Chiesa di Santa Lucia in occasione del giubileo e il piano attuativo per il recupero degli spazi delle Terme del Corallo”.
Il futuro è speranzoso. “Non dipingo per vendere, ma per passione – conclude – La mia soddisfazione più grande sarebbe realizzare una mostra attraverso cui poter condividere con gli altri gli stati d’animo che le mie opere comunicano”.

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