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Pisa chiude l’inceneritore. E Livorno?

Mercoledì 17 Ottobre 2018 — 09:00

Mentre a Livorno non sappiamo neanche quali obiettivi il Comune abbia assegnato ai nuovi vertici Aamps, la vicina Pisa ha chiuso in 5 mesi il proprio inceneritore, non appena è stato diffuso lo studio del CNR sui danni alla salute provocati da questi impianti.

Nel documento si legge tra l’altro che “tra le tre fonti di emissione considerate (inceneritore, insieme delle industrie, traffico veicolare), i segnali più numerosi sono emersi a carico dell’inceneritore” e che “dall’analisi della mortalità per esposizione ad inceneritore si osservano, tra gli uomini della classe a più alta esposizione, un eccesso del 9% della mortalità generale, in particolare per le cause naturali +10%, un eccesso di mortalità del 79% per tumore del sistema linfoemopoietico ed un eccesso del 21% della mortalità per le malattie del sistema circolatorio. Tra le donne si osserva un aumento del 152% della mortalità per le malattie respiratorie acute”.

Citando questi dati allarmanti, il Consiglio comunale di Pisa ha approvato nel gennaio scorso una mozione per chiudere l’inceneritore e dopo pochi mesi l’azienda dei rifiuti aveva già eseguito gli ordini, considerando anche che l’impianto aveva causato nell’ultimo triennio una perdita di quasi 9 milioni di euro per manutenzioni e spese di funzionamento.

A Livorno nessuno ha mai fatto il conto delle spese sostenute per l’inceneritore, impianto risalente agli anni ’70 come quello di Pisa e sottoposto frequentemente a costosissime manutenzioni, finanziate anche tramite indebitamento.

Le associazioni di oncologi italiani che si sono interessati alla problematica, al fine di ridurre gli effetti nefasti sulla salute (aumento mortalità, ospedalizzazione, esiti avversi alla nascita e malformazioni, problemi cardiovascolari e respiratori e sul lungo termine tumori), consigliano sempre di avere i centri abitati ad una distanza dagli impianti almeno superiore ai 7 km e di valutare le caratteristiche dei venti in zona che spostano i fumi.

L’impianto di Livorno si trova a poche centinaia di metri dai quartieri abitati e, secondo Arpat, i venti dominanti soffiano da nord-est, spingendo i fumi direttamente verso l’intera città.

Non è giusto che i cittadini livornesi si impegnino nella raccolta differenziata se poi viene aumentata, come sta succedendo, l’importazione di rifiuti da incenerire dalle città come Pisa, che spengono i loro impianti per risparmiare denaro e tutelare la salute dei loro abitanti.

Livorno non ha bisogno di un inceneritore per pagare i debiti Aamps, causati proprio dall’inceneritore, e non ha bisogno di accantonare soldi per una bonifica totalmente inutile in caso di riconversione dell’impianto in un centro di riciclo, ha solo bisogno che l’azienda segua le indicazioni del Comune, come è successo a Pisa.

Rifiuti Zero Livorno

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