Droga, trovata raffineria. Nove arresti: nomi
Operazione anti droga da parte della polizia, dopo quella dei carabinieri: sgominato un clan con a capo due fratelli. La banda raffinava la droga a Livorno e, come spiega la polizia, non esitava all’occorrenza a tagliarla male
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Dopo l’operazione anti droga dei carabinieri che ha portato all’arresto di 10 persone è la polizia, stavolta, a comunicare di aver sgominato, in un’operazione coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Firenze, una rete dedita allo spaccio (clicca sul link in fondo all’articolo per guardare il VIDEO del blitz della polizia messo in atto in città). Un’organizzazione criminale, un vero e proprio clan di stampo familiare e che aveva nei due fratelli Kasa, Skhelzen e Kastriot, i capi indiscussi.
Avevano inondato di droga, eroina e cocaina, la Toscana (come si legge in un comunicato inviato dalla polizia il 22 marzo) – da Livorno a Pisa, da Massa a Prato fino a Firenze – e l’Emilia, ove avevano base operativa a Parma. Per conquistare il mercato in Toscana, territorio dove avevano deciso di espandere i propri affari illeciti, i due fratelli avevano creato una base operativa per i loro traffici a Livorno. Al termine dell’operazione condotta dai poliziotti, nove persone sono state arrestate e condotte in carcere.
In un garage nel quartiere Sorgenti era stata impiantata una vera a propria raffineria per il confezionamento dello stupefacente: all’interno del box lontano da occhi indiscreti gli uomini dell’organizzazione, armati di frullatore (per polverizzare la sostanza grezza), pressa (per creare i panetti) e sostanza da taglio, confezionavano lo stupefacente diretto alle piazze di spaccio di tutta la Toscana. Al mattino i pusher dell’organizzazione criminale si rifornivano e partivano per le consegne agli spacciatori, nordafricani per lo più, in tutta la Toscana. E così la droga confezionata a Livorno, finiva in piazza della Stazione a Pisa, dove poi veniva spacciata in dosi; oppure finiva a Prato o ancora alimentava il mercato dello spaccio a Carrara.
La raffineria consentiva di contenere i costi per la preparazione: la sostanza, infatti, veniva “tagliata” più volte, spesso anche con medicinali di largo consumo o con sostanze anabolizzanti, fino a creare dosi in cui il mix di sostanze psicotrope e sostanze da taglio poteva creare gravi danni ai consumatori. Una volta raffinata la droga veniva spostata in depositi di stoccaggio che il gruppo criminale aveva nella propria disponibilità: in uno di questi, una cantina di via Nazario Sauro, nella primavera scorsa dopo un’irruzione, vennero rinvenuti 80 kg. di sostanza stupefacente.
Lo stampo dell’organizzazione era di tipo imprenditoriale: i pusher fatti arrivare appositamente dall’Albania venivano stipendiati circa 1.500 euro al mese. Ai pusher, inoltre, veniva fornito anche un alloggio e i mezzi, auto e/o moto su cui spostarsi per il proprio lavoro, quasi fossero veri e propri agenti di commercio L’organizzazione disponeva di case a Livorno (in una villa in via Calzabigi in cui fu arrestato Hakballa Klodian) e a Pisa (in un appartamento di Porta a Mare fu arrestato nel novembre dello scorso anno Matraku Enkel con oltre due chilogrammi di droga) che prendeva in affitto per farvi alloggiare i “propri dipendenti”. Gli appartamenti monitorati nel corso dell’indagine sono circa una decina e quasi trenta i mezzi a motore che componevano il parco auto del gruppo criminale. Mezzi, appartamenti e pusher venivano cambiati alla prima avvisaglia di un’attenzione delle Forze dell’Ordine.
Il fatturato del clan si avvicinava molto al fatturato di un clan camorristico: lo dimostrano i sequestri di denaro contante effettuati nel corso dell’indagine e il tenore di vita dei due fratelli Kasa, proprietari in Italia e in Albania di immobili ed esercizi commerciali.
L’organizzazione nella sola “piazza” di Livorno fatturava circa 50 mila a settimana. Kasa Skhelzen ha acquistato due appartamenti a Parma e un bar nella zona di S. Agostino a Pisa riciclando così i proventi del traffico illecito in attività legali. L’uomo inoltra pagava l’affitto di almeno altri due appartamenti a Livorno per una cifra che si aggira intorno ai 2000 euro e mantiene nel lusso tutta la famiglia, moglie e tre figli, nonché la sorella della moglie. Kasa Kastriot è proprietario di una villa da sogno in Albania e di attività commerciali nel suo paese.
Ecco nel dettaglio tutta l’organizzazione del clan (come riportato nel comunicato della polizia).
I vertici (promotori e gli ideatori del traffico che si occupavano di importare la sostanza in Italia): Kasa Shkelzen, classe 1984, nato a Peqin (Albania) e Kasa Kastriot, classe 1975 nato a Peqin (Albania).
I luogotenenti (ossia coloro che si occupavano di organizzare l’attività di spaccio dei singoli corrieri): Luku Ilirjan, classe 1984, nato a Durazzo (Albania), Hakballa Klodian, classe 1991, nato in Albania e Sula Rezart, classe 1989, nato ad Elbasan (Albania).
I favoreggiatori (ossia coloro che si occupavano del controllo dell’attività dei pusher): Sgura Ervin, classe 1996, nato in Albania e Keci Ervin, classe 1978, nato in Albania.
I corrieri (ossia coloro che si occupavano di trasportare la sostanza per la consegna): Piku Erist, classe 1990, nato in Albania, Karina Radebor classe 1973, nato in Albania e Matraku Enkel, classe 1997, nato Albania.
L’indagine ha consentito di risalire anche il flusso di denaro illecito creato dal traffico di droga: i proventi dell’illecita attività venivano spediti in buste chiuse in Albania tramite ignari autisti degli autobus di linea che effettuano il servizio trasporto viaggiatori tra Italia e Albania.
I Kasa chiedevano il favore agli autisti di consegnare una busta chiusa ad un loro parente una volta giunti a destinazione: ma la busta non conteneva una lettera o un documento ma denaro contante che in parte serviva ai genitori e ai parenti dei due fratelli per mantenersi. Nel corso dell’operazione sono stati sottoposto a sequestro due conti correnti bancari (un terzo era stato già chiuso dal direttore della banca per sospetto riciclaggio di denaro) e un conto corrente postale. Gli accertamenti patrimoniali sui beni posseduti dall’organizzazione anche per il tramite di prestanome sono ancora in corso e potrebbero portare ad altri sequestri. Il denaro sequestrato nel corso dell’operazione ammonta a oltre 50 mila euro. La droga sequestrata, invece, è pari a 80 kg. Il giro d’affari dell’organizzazione è stimato in circa mezzo milione di euro all’anno.
A dimostrazione della fervente attività criminale dell’organizzazione nel corso dell’operazione, a Parma sono stati arrestati tre pusher in flagranza di detenzione di stupefacente a fini di spaccio. Si tratta di: Tabaku Klajdi, classe 1+77, nato in Albania, Serani Hetem, classe 1995, nato in Albania,
Bajrami Flamur, classe 1996, nato in Albania. Sono stati sopresi con 54 gr di cocaina suddivisa in 32 dosi e 152 gr di marjuana.
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