Aurelia, la statale sull’acqua. Su Raiplay il documentario girato lungo la strada
Da giugno ad agosto l’autore ha percorso in bici, in auto, su camion, da solo o in compagnia, lunghi tratti della Statale numero Uno, perché più antica di tutte, con lo sguardo attento, rivolto anche ai margini dei territori attraversati
Il Campidoglio a Roma è lo zero chilometrico della statale Aurelia, come per tutte le altre vie consolari principali. Da qui inizia il viaggio di Guido Morandini nel documentario “Aurelia, la statale sull’acqua”, andato in onda in prima visione domenica 18 ottobre su Rai5 per la seconda stagione della serie “Di là dal fiume e tra gli alberi” e disponibile ora sulla piattaforma Raiplay all’indirizzo https://www.raiplay.it/video/2020/10/Di-la-dal-fiume-e-tra-gli-alberi-c48ba560-ba5c-4c21-aa37-f0a00208453a.html
Il disegno della pavimentazione della piazza realizzato da Michelangelo, fa pensare al reticolo dei meridiani e paralleli sulla superficie terrestre, metafora delle strade del mondo che qui rappresenta la mappa del nostro documentario. Così la SS1 – Aurelia non ha un’origine e una destinazione, ma è essa stessa un reticolo di relazioni. Non si parte per arrivare ma per incontrare e conoscere. Si viaggia per raccontare, sperando di aver fatto alla fine del percorso un’esperienza che ci avrà arricchito e, forse, un po’ cambiati.
Da giugno ad agosto l’autore ha percorso in bici, in auto, su camion, da solo o in compagnia, lunghi tratti della Statale numero Uno, perché più antica di tutte, con lo sguardo attento, rivolto anche ai margini dei territori attraversati.
Il nastro d’asfalto riesce ad elevare la vita quotidiana a racconto straordinario che interseca la storia, l’ambiente, la natura. Perché l’Aurelia è un film sempre diverso, come dice l’albergatore Giuseppe Simonelli che una sera del 2001 offrì una stanza a uno sconosciuto in difficoltà, scoprendo poi che si trattava di Alfredo Bini, il grande produttore cinematografico di Pasolini, che resterà ospite di quell’albergo per il resto della sua vita.
L’Aurelia è intersecata da chi fa altri viaggi come i lupi, che dall’interno raggiungono la Feniglia o i canoisti, che scendono l’Ombrone passandoci sotto. L’Aurelia cantata da Pietro Sabatini e Letizia Papi come mito e segno identitario della Maremma.
Una statale costruita sull’acqua, come afferma il professor Rossano Pazzagli, perché ha modificato il suo tracciato nei secoli evitando impaludamenti e seguendo le bonifiche.
Una strada inglobata nel tessuto urbano dei tanti paesi attraversati, in particolare nei territori della Provincia di Livorno, perchè, come dice Riccardo Ciabatti, geometra dell’Amministrazione Provinciale (al minuto -22,14) “Prima le strade erano fonte di vita”.
Negli anni ’90 l’Aurelia fu interessata da un progetto di valorizzazione “Il cui obiettivo – ricorda Ciabatti insieme a Livorio Ciciriello, ora in pensione, Fabrizio Pecciatini e Alessandro Guerrieri, operai cantonieri provinciali – era quello di ricreare l’ambientazione dei primi del ‘900. Furono piantumati centinaia di platani, da La California fino a San Vincenzo, e in alcune parti si nota ancora il suggestivo effetto di galleria naturale”.
Dopo la realizzazione della variante la gran parte del traffico automobilistico si spostò sulla nuova arteria a doppia corsia, trasformando l’Aurelia in una vera e propria strada panoramica, molto apprezzata oggi dai turisti che spesso si fermano ad ammirare e fotografare i filari di alberi ombrosi che, in alcuni tratti, fiancheggiano ancora la strada.
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